Sono quasi un miliardo, in tutto il mondo. E in Italia, secondo i dati diffusi dall’Anagrafe Animali d’Affezione, sono 13.863.734 quelli regolarmente dotati di microchip: in media, uno ogni quattro persone. Ora, però, un nuovo studio fa luce sui danni potenziali dei cani domestici all’ambiente. Sottolineando come il loro impatto sia “vasto e multiforme”, traducendosi “nell’uccisione diretta e nel disturbo di numerose specie, in particolare uccelli costieri” e nel disturbo generale ad altre specie, sia in modo diretto che indiretto, attraverso le tracce di odore, urina e feci, non di rado responsabili della trasmissione di malattie ad altri animali o di effetti negativi sulla crescita delle piante.
Un conto, insomma, potenzialmente “salato” quello che il miglior amico dell’uomo presenta all’ambiente, come rimarcano gli autori di un nuovo articolo appena pubblicato sulla rivista Pacific Conservation Biology. “L’impatto ambientale dei cani di proprietà è molto maggiore, insidioso e preoccupante di quanto generalmente riconosciuto”, sentenzia lo studio, che si concentra in particolare sui disturbi alla fauna selvatica, uccelli costieri in primis. Citando, per esempio, gli attacchi dei cani senza guinzaglio ai pinguini minori, in Tasmania: una casistica importante, che potrebbe portare a un collasso demografico delle colonie.
Ancora: secondo i dati dell’Australia Zoo Wildlife Hospital, tra i ricoveri per animali selvatici più grandi al mondo, gli attacchi dei cani costituiscono, dopo gli incidenti automobilistici, la principale causa di decessi di fauna selvatica.Lo studio evidenzia, ancora, come negli Stati Uniti cervi, volpi e linci tendano a girare alla larga dalle aree selvatiche in cui i cani sono ammessi o in cui la loro presenza è più o meno costante. Non marginali, infine, le conseguenze sugli ecosistemi dei corsi d’acqua del rilascio delle sostanze contenute nei farmaci usati per combattere pulci e zecche e l’impronta, in termini di emissioni, dell’industria del food per animali domestici.
“La nostra – chiarisce Bill Bateman, docente della Curtin University, che ha sede a Perth, in Australia, tra gli autori dello studi – non è una ricerca volta a condannare i cani, ma mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul suo impatto ambientale. Un impatto che si accompagna – precisa – agli enormi benefici che i cani hanno sulla salute mentale e fisica dei loro proprietari”.
Di qui, piuttosto, l’esigenza di mitigarne l’impatto con un comportamento più informato e meno negligente, da parte dei proprietari, che può tradursi – spiegano i ricercatori – anche in azioni semplici, come tenerli al guinzaglio a una distanza di sicurezza dagli uccelli limicoli. “E forse – aggiunge Bateman – in alcune aree del mondo è il caso di prendere in considerazione norme leggermente più severe, con qualche restrizione in più”.
Tra i meriti dello studio, quello di accendere i riflettori su un tema sin qui poco indagato. “Certamente meno rispetto all’effetto sull’ambiente dei gatti, che è scientificamente più noto e studiato. – annuisce il biologo Emiliano Mori, che lavora per l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (IRET) del Cnr – Sono molte, anche in Italia, le specie sensibili alla presenza dei cani, con esemplari direttamente o indirettamente danneggiati dalla loro presenza. Ma per numero di specie e fenomeni rilevati, le predazioni da cani sono circa metà di quelle dei gatti e, almeno in Italia, la legge prevede un maggiore controllo per i primi, che restano tendenzialmente meno liberi di muoversi e mostrano, in generale, un’efficienza predatoria minore”.
Ma al problema della potenziale invadenza di Fido, benché meno sentito che in Australia, l’Italia non sembra impermeabile. “Tra le criticità che riscontriamo, soprattutto d’estate – conferma Raffaella Miravalle, guardiaparco del Parco Nazionale Gran Paradiso – c’è senz’altro l’introduzione dei cani domestici, che per definizione non sono educati all’incontro con la fauna selvatica, marmotte in primis, e il cui impatto costituisce un potenziale danno per l’equilibrio degli ecosistemi”.