Anche il settore aereo sta facendo i conti con la sostenibilità, ma deve affrontare difficoltà tecniche enormi. Velivoli alimentati con batterie o ad idrogeno sono allo studio, ma la loro messa in produzione non è dietro l’angolo. Le batterie hanno un peso nettamente superiore ai tradizionali propulsori, oltre a non essere in grado di garantire la necessaria autonomia. Molte speranze sono riposte nel Saf, acronimo di Sustainable aviation fuel (carburante per l’aviazione sostenibile), che dovrebbe fungere da ponte tra i “vecchi” motori a cherosene e le nuove soluzioni a batterie e ad idrogeno, ma le cose procedono però più lentamente del previsto a causa di numerosi ostacoli, fra cui i costi di produzione e delle materie prime e le approvazioni normative.
I nodi da sciogliere
Le materie prime utili alla produzione di Saf possono essere materiali di scarto di varia provenienza, come oli da cucina usati, grassi animali, oli da colture in terreni marginali, rifiuti urbani e residui agroalimentari o agroforestali. I Saf sono una soluzione drop-in, ovvero sono carburanti utilizzabili in miscela per il rifornimento degli aerei in quanto presentano caratteristiche chimiche e fisiche pressoché identiche a quelle dei tradizionali carburanti per l’aviazione. Questo permette loro di poter essere impiegati utilizzando le stesse infrastrutture di rifornimento e senza la necessità di adeguare gli aerei o i loro motori. Gli standard internazionali di produzione prevedono che i Saf siano miscelati ai carburanti tradizionali fino al 50% senza sostanziali modifiche alle turbine degli aerei.
I progressi della tecnologia
Nonostante le difficoltà di approvvigionamento, le compagnie aeree sembrano comunque aver adottato un atteggiamento proattivo. Collaborando con varie raffinerie, produttori di carburante e start-up, i vettori stanno espandendo la capacità produttiva. United Airlines, ad esempio, ha recentemente lanciato un fondo speciale per investire in Saf, chiamato “United airlines ventures sustainable flight fund”. Il fondo, sostenuto anche da Air Canada, Boeing, J.P. Morgan, Chase, Honeywell e General Electric Aerospace, ha già investito “nella produzione futura di oltre 3 miliardi di galloni di Saf”, una quantità pari a 11,3 miliardi di litri.
Le cose non si muovono però solo negli Stati Uniti. In Europa Ryanair ha avviato una collaborazione con la business unit dell’aviazione rinnovabile della finlandese Neste per “alimentare circa un terzo dei suoi voli basati all’aeroporto di Amsterdam con una miscela Saf del 40%”. In Medio Oriente invece Emirates ha recentemente effettuato un volo di prova alimentato al 100% con Saf su uno dei suoi Boeing 777-300ER, mentre nel luglio 2022 Singapore Airlines ha iniziato a operare i primi voli con Saf.
Questi investimenti sono però solo una frazione di quelli che attendono il settore aereo per arrivare alla sostenibilità. “L’acquisto di aeromobili con nuove tecnologie dovrebbe comportare costi aggiuntivi (rispetto agli aeromobili con tecnologia attuale) pari 378 miliardi di euro tra il 2020 e il 2050”, si legge nello studio intitolato “Scenario di investimento e tabella di marcia per raggiungere gli obiettivi del Green Deal nel settore dell’aviazione entro il 2050”, richiesto dalla commissione per i trasporti e il turismo (Tran) del Parlamento europeo.