Con un volume di 3.2 milioni di tonnellate/anno (2021) l’Italia è il terzo paese europeo per produzione annuale di fanghi. Oggi circa la metà viene smaltita in discarica o all’incenerimento senza alcuna attività di recupero. La quasi totalità della parte restante ha come destino prevalente lo spandimento in agricoltura senza alcuna attività di decontaminazione da materiali pericolosi e potenzialmente inquinanti (quali, ad esempio, i metalli pesanti), né di recupero di materie prime come il fosforo e il magnesio. Una situazione a cui si aggiungono gli effetti del trasporto dei fanghi. Secondo uno studio presentato da Utilitalia, il Centro e il Sud hanno esportato circa 480.000 tonnellate di fanghi verso altre regioni, soprattutto del Nord.
Per le inadempienze nel trattamento dei fanghi di depurazione l’Ue ha aperto una serie di procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, l’ultima delle quali (la quarta) costa alla collettività almeno 60 milioni di euro all’anno. In questo contesto si colloca la tecnologia HBI che consente di superare questa situazione e, adottata su scala nazionale, di generare un risparmio per le imprese e per la collettività stimato tra i 120 e i 150 milioni di euro annui. Nel dettaglio, la tecnologia messa a punto dalla startup consente di chiudere il ciclo idrico integrato, recuperando l’acqua contenuta nei fanghi ed estraendo materie critiche e strategiche quali il fosforo e il magnesio, utilizzabili come basi rinnovabili per la produzione di fertilizzanti agricoli sostenibili, prodotti per i quali oggi l’Europa dipende da forniture extra Ue. Quella di HBI è inoltre una tecnologia autonoma dal punto di vista energetico, perché reimpiega l’energia contenuta nei fanghi stessi, ed è un sistema perfettamente integrabile agli impianti di digestione anaerobica esistenti.
La storia, una chiara visione di economia circolare
Diventare leader nelle tecnologie innovative per preservare i sistemi naturali, migliorare il benessere umano e l’equità sociale. Promuovere un cambiamento nella vita e nel benessere comune, è questa la missione principale di HBI, fondata a Bolzano nel 2016 come startup innovativa nell’ambito di un Phd in Ingegneria Ambientale dell’Università di Bolzano. Unendo la competenza scientifica di Daniele Basso e l’esperienza imprenditoriale di Renato Pavanetto, HBI nasce con una chiara visione di economia circolare e con una solida base industriale per implementarla secondo i principi della sostenibilità. Il progetto vince una serie di premi nazionali ed internazionali e lo sviluppo della tecnologia, grazie anche all’intensa attività di Ricerca e Sviluppo che porta alla registrazione dei primi brevetti industriali e all’ingresso nel capitale di investitori qualificati, consente la realizzazione del primo impianto nel 2020.
Nel 2021, HBI ottiene le certificazioni ISO 9001 e ISO 14001 per le attivita? di ricerca e sviluppo, gestione della produzione, assistenza all’avviamento e conduzione di impianti poligenerativi. A fine 2021, altri investitori istituzionali (NovaCapital) entrano nel capitale di HBI e all’inizio del 2023 la maturità tecnologica degli impianti viene certificata al livello TRL9. La tecnologia di HBI, interamente sviluppata in Italia, consente di trasformare i comuni depuratori delle acque in bioraffinerie poligenerative, in grado di recuperare acqua e materiali strategici critici come ammoniaca, fosforo e nutrienti per l’agricoltura oltre a recuperare energia rinnovabile pulita. In questo modo si riesce a recuperare e riciclare oltre il 90% della materia contenuta nei fanghi di depurazione ed a ridurre in modo consistente i costi di gestione e trattamento.
Il trattamento circolare e sostenibile dei fanghi di depurazione
Attraverso un processo specifico di separazione molecolare, il sistema HBI è in grado di estrarre dai fanghi materiali sostenibili ad alto valore aggiunto come ammoniaca, idrogeno e nutrienti per l’agricoltura. Allo stesso tempo, viene prodotta energia pulita e rinnovabile, rendendo l’impianto completamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Il sistema HBI è modulare e scalabile, per garantire applicazioni di piccola e grande scala. Il processo è un esempio concreto di un sistema circolare e di riciclo sostenibile delle risorse che, purtroppo, sono ancora in larga parte destinate alla discarica o all’incenerimento.
L’applicazione della tecnologia HBI, che non emette odori o gas, consente di ridurre i costi operativi di gestione dei fanghi di depurazione di almeno il 15% grazie a: una riduzione dei rifiuti fino al 90%; il recupero di materiali ad alto valore aggiunto (come ammoniaca e nutrienti per l’agricoltura); l’autosufficienza dal punto di vista dell’energia termica dell’impianto; il recupero dell’acqua contenuta nei fanghi fino all’85%. Non solo, se applicata al trattamento dei fanghi digestati, la tecnologia può contribuire ad aumentare la produzione di biogas fino al +40%.
Vantaggi economici e riduzione costi
Questa innovativa tecnologia è stata installata presso il depuratore di Bolzano e successivamente presso il sito GP Lab a Fusina (VE), con un modulo industriale capace di trattare fino a 1’000 ton/anno di fango. Nel novembre 2022 le performance della tecnologia HBI sono state verificate da Rina con il certificato riconosciuto a livello europeo ETV (Environmental Technology Verification), a testimonianza del fatto che viene riconosciuta come la migliore ad oggi disponibile sul mercato e capace di recuperare più del 90% della materia e dell’energia contenute nei fanghi.
I fanghi da depurazione sono ancora oggi gestiti come rifiuti. La tecnologia poligenerativa della startup trevigiana consente invece di recuperarne oltre il 90% dei materiali ricavandone acqua, energia rinnovabile e materie prime seconde. Ciò permette di abbattere drasticamente la destinazione dei fanghi in discarica o il loro incenerimento, così come l’importazione di fertilizzanti dall’estero. L’azienda stima che il mercato delle soluzioni innovative, circolari e sostenibili per il trattamento dei fanghi di depurazione possa generare, solo in Italia, un valore economico superiore ai 500 milioni di euro all’anno, mentre la commercializzazione di CRM recuperate dai fanghi potrebbe produrre un ulteriore valore aggiunto per circa 200-300 milioni di euro all’anno.
“Dopo aver dimostrato dal punto di vista tecnologico e da quelli normativo e autorizzativo le potenzialità e la scalabilità della nostra tecnologia, abbiamo sviluppato un piano industriale che ci porterà nel 2030 a posizionarci a livello europeo come leader nel trattamento circolare e sostenibile dei fanghi di depurazione” ha precisato Daniele Basso, Founder e CEO di HBI. L’azienda ha da poco ottenuto un aumento di capitale da 15 milioni di euro riservato a un pool di nuovi investitori. Il round di investimento di Serie A vede CDP Venture Capital partecipare come lead investor, con il Green Transition Fund, che utilizza risorse stanziate dall’UE tramite l’iniziativa NextGeneration EU, e con il Fondo Evoluzione. L’operazione si colloca in una fase in cui il settore idrico sta assistendo a crescenti manifestazioni di interesse da parte di investitori istituzionali e private equity. Con le nuove risorse che vanno a rafforzarne la capacità finanziaria, HBI si appresta ora a crescere sotto i profili industriale e commerciale nelle attività di recupero circolare e sostenibile dei fanghi di depurazione, in Italia e all’estero.