È passata in silenzio e senza alcuna reazione da parte di chi governa le politiche ambientali e dei trasporti nel nostro paese l’ennesima sentenza della Corte di Giustizia della Ue che il 12 maggio scorso ha condannato l’Italia per violazione dei limiti sulla qualità dell’aria nelle nostre città. L’Italia era stata già condannata per violazione del limiti dei valori delle Pm10, le polveri killer, da ieri lo è anche per il biossido di azoto. Questa sentenza comporterà all’Italia il pagamento di una multa che, sommata alle precedenti condanne per violazione delle direttive sulla qualità dell’aria, supererà i 2 miliardi di euro.
Nonostante i vari governi che si sono succeduti alla guida del paese dal 2010 fossero informati della grave situazione d’inquinamento, nulla è stato fatto per fermare la strage di vite umane provocate dallo smog.
Secondo l’ultimo report, novembre 2021, dell’agenzia europea per l’ambiente ogni anno in Italia, a causa dell’inquinamento dell’aria nelle grandi città italiane, muoiono 56.000 persone. Ci troviamo di fronte ad un’emergenza sanitaria nascosta e non affrontata dal governo, che genera anche pesanti costi economici e sociali che secondo numerosi studi dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) fino alla stessa Agenzia europea per l’ambiente si stimano intorno ai 47 miliardi di euro anno.
L’Italia dispone di soli 5,3 km per milione di abitanti di rete tramviaria a fronte degli 11,7 Km della Francia e i 23,3 km della Germania. Nel nostro Paese abbiamo 234 km di linee metropolitane quando la sola città di Madrid ne ha 290 e la Germania 630 km. Il ritardo infrastrutturale dell’Italia nel trasporto pubblico rispetto all’Europa è pesante e questo incide sulla vivibilità delle nostre città, sull’economia e sulla salute ovvero sulla vita della popolazione e sull’efficienza del sistema economico delle città che ruota intorno alle grandi aree urbane.
Di fronte a questi gravi ritardi il Pnrr con i suoi 191 miliardi di euro prevede investimenti per l’acquisto di soli 53 nuovi treni regionali pari all’11,6% della flotta circolante. Allo stato attuale in circolazione abbiamo 456 treni regionali di cui 256 treni diesel ancora circolanti. Su una flotta di 42.800 autobus circolanti in Italia il Pnrr prevede la sostituzione di 5.500 autobus pari al 12,8% del totale: la flotta italiana di autobus per il trasporto pubblico presenta un’età media notevolmente superiore alle omologhe dell’Ue ed è caratterizzata da un elevato consumo di carburante e da elevati costi operativi e di manutenzione. Avremmo bisogno di investimenti per 50 miliardi di euro nel trasporto pubblico, la Germania anche se più organizzata ed efficiente di noi sull’infrastrutturazione della mobilità ha investito 100 miliardi di euro e prevede nel suo piano energetico di soddisfare il 100% del fabbisogno energetico entro il 2035 dalla produzione di rinnovabili.
Il governo italiano pensa al ponte sullo stretto di Messina, opera che come dice il ministro Giovannini dovrà essere interamente a finanziamento pubblico, costo 8-10 miliardi di euro, mentre per raggiungere in treno Trapani da Messina ci vogliono mediamente 9 ore per coprire una distanza di 330 Km alla velocità media di 36 km/h. La guerra nel nostro Paese sta allontanando la transizione ecologica e in materia energetica con le scelte di questi giorni ci stiamo allontanando dagli obiettivi climatici rendendoci dipendenti dalle fonti fossili per i prossimi 20-30 anni. Una sola domanda ai ministri Cingolani, Giovannini e Speranza: “56 mila morti all’anno perché non provocano una reazione forte da parte del governo come, giustamente, si è avuta per contrastare l’epidemia da Covid-19?”
(*Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale Europa Verde-Verdi)