NEW YORK – In South Dakota ci sono più vacche che persone. Ma c’è chi spera di poter dire un giorno lo stesso dei bisonti. Negli ultimi due anni i nativi della tribù Sioux hanno cominciato a radunare quasi ottocento bisonti in un’area di tredicimila ettari nel sud di uno degli Stati più rurali d’America. L’obiettivo è arrivare a 1200 esemplari già entro la fine dell’anno, e poi 1500 per moltiplicarsi negli anni. “Pensavo che fosse un obiettivo troppo impegnativo – commenta al Guardian Clay Colombe, direttore del dipartimento Economia della tribù – ma abbiamo ricevuto un grande sostegno. È qualcosa che può crescere molto nei prossimi anni”.

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Mentre le aree metropolitane del Paese corrono verso l’automazione e la sostituzione degli uomini con i robot, in queso angolo d’America grande quasi dieci volte il Piemonte e con gli abitanti di Torino, stanno facendo il percorso inverso. I nativi della comunità Rosebud Sioux cercano animali per nutrire le famiglie, riportando a casa uno dei simboli delle praterie americane: il bisonte, riconosciuto dal Congresso nel 2016 come il mammifero nazionale, icona al pari dell’aquila calva che appare nei timbri federali.

La prima ondata di bisonti a Wolakota ha permesso di dare da mangiare a numerose famiglie povere della riserva Sioux. “Questo fatto – ha commentato Troy Heinert, direttore esecutivo del consiglio intertribale – ha evidenziato come in molte aree ci sia una forte incertezza nell’alimentarsi: spesso molti non hanno mezzi per andare a fare la spesa”. Così restano isolati, senza cibo, senza scorte, senza possibilità di essere aiutati.

Bufalo e bisonte, le differenze

Nonostante i termini ‘bufalo’ e ‘bisonte’ vengano spesso usati in modo indistinto, c’è una differenza. I bisonti sono stati trovati in Nord America e in Europa, i bufali sono nati in Asia e Africa. I primi sono, generalmente, più mansueti dei bufali e hanno corna più piccole. In queste terre fino a due secoli fa c’erano milioni di bisonti ma con il tempo si sono quasi estinti, in parte prede di caccia e in parte per togliere ai nativi americani una delle loro fonti primarie. In molte aree sono stati rimpiazzati dalle vacche e dalle mucche, che si sono sorappopolate finendo per distruggere distese di bluegrass, la pianta erbacea principale nutrimento dei bovidi.

Adesso i Sioux vogliono invertire l’orologio della storia, e tornare a ospitare quelli che erano considerati animali sacri e vitali. I leader delle riserve sperano che il Congresso possa dare loro una mano a far tornare i bisonti. Lo strumento sarebbe una legge sul modello di quella, approvata alla Camera a dicembre, che prevede aiuti federali per rilanciare la pesca delle tribù. Altri Stati sono più avanti. Nell’isola di Kodiak, Alaska, la tribù Alutiiq è tornata ad allevare bisonti dal 2017 per contrastare la crisi alimentare. La riserva ha adesso quasi novanta animali, tra cui tre tori arrivati dal parco nazionale di Yellowstone attraverso un cargo aereo. Entro la fine dell’anno i bisonti saranno circa centocinquanta.

 

“La gente qui è felice – commenta Melissa Berns – la sola idea che uno possa avere cibo dietro casa piace molto. E parliamo di alimenti sani di cui conosciamo esattamente la provenienza”. I bisonti, che possono arrivare a pesare una tonnellata, forniscono cibo, strumenti e anche riparo a centinaia di persone, al punto da essere considerati membri della famiglia. “Riportarli a casa è una sensazione unica – ammette TJ Heinert, il figlio del dirigente Sioux – se i nostri bufali stanno bene, noi stiamo bene”.

Biodiversità

Il ritorno del bisonte americano, dopo cento anni

di Daniele Mastrogiacomo

Sono stati rimessi a posto i sentieri, create fonti d’acqua per permettere ai bisonti di essere continuamente idratati. Almeno una volta l’anno gli animali devono essere vaccinati, e gli esemplari femmina seguiti nelle gravidanze. Il tutto cercando di far convivere le esigenze delle comunità indigene con lo spirito libero di questi animali, spesso imprevedibili, ma il progetto sembra funzionare. Sono arrivati milioni di dollari in donazione da tutto il Paese, a conferma di come il ripopolamento dei bisonti d’America venga vista da molte persone, non solo native, come un passaggio necessario, quasi catartico di un Paese che corre verso un’altra direzione.