Tanti i turisti che visitando il Salento, anche fuori stagione, rimangono affascinati dal Barocco leccese, reso celebre e conosciuto in tutto il mondo per monumenti come la basilica di Santa Croce e il Duomo a Lecce. Pochi invece sanno che gran parte della pietra leccese, materiale duttile e plasmabile nei secoli scelto da architetti e scultori per la costruzione di chiese e palazzi, proviene dalle numerose cave di Cursi, paese nel cuore del Salento, a circa 25 km dal capoluogo. Per questo motivo Cursi è chiamata “città della pietra”. Per tutelare e fare conoscere il patrimonio delle cave è recentemente nato l’Ecomuseo delle cave e della pietra leccese che si propone di valorizzare questo insolito ambiente modellato dall’uomo e in continuo mutamento, tra cave attive e cave dismesse in cui la natura si riappropria dei propri spazi. Luoghi in cui si può vedere l’evoluzione delle tecniche di estrazione e di lavorazione dall’inizio, quando gli uomini scavavano a mano “cu lu zoccu” ( con il piccone), fino a oggi con le moderne tecniche di taglio che permettono di scendere più in profondità in meno tempo e con minor fatica per i lavoratori.
La sede dell’ecomuseo, dove iniziare la visita, si trova in Piazza Pio XII a Cursi, all’interno dell’affascinante frantoio ipogeo dell’ottocentesco Palazzo De Donno, anticamente utilizzato per la produzione dell’olio di oliva. Qui si può ammirare la mostra permanente “ Stone Stories. Le pietre di Puglia nell’architettura, nel design, nel paesaggio” che, attraverso un percorso suggestivo e inusuale, illustra l’utilizzo della pietra leccese nell’architettura ma anche nella produzione di oggetti di design. Il frantoio ospita anche una galleria di oggetti in pietra progettati da architetti di fama e aziende locali, curata dall’architetto Ugo La Pietra che da tempo lavora al rapporto individuo-ambiente.
La visita all’ecomuseo prosegue nel Parco delle Cave dove si incontrano i “giardini di pietra” ovvero quelle cave dismesse oggi contaminate dalle opere di land art nate dal lavoro creativo di residenze artistiche ospitate a Cursi. Il parco si può visitare nelle diverse stagioni (scoprendo una natura in continuo mutamento) in bicicletta o a piedi a ritmo lento, attraversando le cave giardino e vedendo da vicino le profonde pareti caratterizzate dai tagli, dove è anche possibile anche ammirare diversi fossili e scoprire un luogo in cui nel Pleistocene era tutto mare. Qui sta nascendo anche Petra Sonante, il primo parco della musica e delle arti del sud Italia, concepito all’interno di una cava di estrazione. Il progetto ruota attorno alla costruzione del primo organo in pietra leccese, uno strumento e un monumento unico nel suo genere per caratteristiche e dimensioni. Una passeggiata nel centro di Cursi permette di ammirare anche il prospetto di gusto neoclassico della chiesa matrice dedicata al patrono San Nicola e il quattrocentesco Palazzo Maramonte, oggi sede del Comune. Nella parte più antica del paese si trova la cripta scoperta nel 1995 e conosciuta come di Santo Stefano, dove sono conservati affreschi risalenti al XII secolo. Fuori dall’abitato si incontrano due menhir: Croce delle Tagliate e Croce di Bagnolo.
Su quest’ultimo aleggia anche una leggenda che narra di un tesoro sepolto di cui ci si può impadronire solo facendo per sette volte la barba al diavolo. Poco lontano si può visitare anche il borgo di Cannole, con l’antico castello, poi trasformato in palazzo nobiliare, nella piazza centrale; la splendida masseria Torcito, di origine cinquecentesca, recuperata pochi anni fa e poi purtroppo nuovamente abbandonata; il menhir detto colonna di Santu Lasi, dal nome della località in cui giace in attesa di restauro, e il Museo dell’arte olearia ospitato in un frantoio ottocentesco. Una manciata di chilometri separano Cursi da La Cutura, un curioso giardino botanico, con sede un’antica tenuta di campagna costruita nel classico stile rurale di fine ottocento, che conserva una delle più ricche raccolte di piante rare, grasse e tropicali. Un piccolo e inaspettato gioiello salentino.