Non soltanto specie generaliste come colombi, gabbiani, storni, cornacchie, merli, pettirossi, tortore gazze e nuovi arrivati come i parrocchetti. Anche i pennuti tipici degli ambienti di campagna cercano ormai rifugio in città, sfuggendo ai pesticidi. Si va dai verzellini ai codibugnoli, dalle cince ai picchi. E non sono rare le cronache di germani che nidificano al quindicesimo piano. Ma spetta proprio a noi far trovare ai volatili un ambiente accogliente e aiutarli a superare l’inverno. L’autunno è il momento migliore per iniziare a praticare il “birdgardening”, un giardinaggio attento alla natura, con buone pratiche per l’avifauna. Ecco come.
Piante nostrane e zero pesticidi.
Ciò che piace di più ai pennuti è il verde. Uno studio condotto nelle città sudafricane dalle Università di Torino e di Cape Town ha rilevato che gli uccelli preferivano i quartieri ricchi rispetto a quelli poveri, e questo luxury effect era dovuto alla maggior presenza di giardini. Attenzione però. “Dobbiamo avere piante sane senza l’uso di pesticidi, con un aspetto naturale e con poche richieste di manutenzione. Ciò significa puntare su molte specie autoctone che – anche in balcone – si ammalano poco perché sono adatte al territorio e resistono bene al riscaldamento globale”, spiega Angela Zaffignani, autrice del volume Birdgarden. Il Giardino naturale e i suoi ospiti (con disegni di Gabriele Pozzi, Mattioli 1885, 2022).
Gli “ingredienti” vegetali
“I tre elementi che non devono mancare sono alberi, cespugli e piante da fiore che attirino gli insetti, come le aromatiche o un prato naturale”, continua Zaffignani, naturalista che dal 1992 ha introdotto in Italia il birdgardening, progettando molti giardini per gli uccelli. “In balcone, l’albero può essere un acero su cui gli uccelli possono posarsi per guardarsi intorno. In vasi profondi 45 cm, puntiamo su una siepe mista che si fa notare dagli uccelli già a gennaio con la fioritura del nocciolo, e poi in febbraio col corniolo, cui segue il prugnolo in marzo, poi Viburnum opulus e Viburnum lantana in aprile, quindi il biancospino in maggio: tutti arbusti che in autunno danno frutti e bacche. Inoltre, usiamo i rampicanti: caprifoglio e vite americana sono amati come rifugio e per la nidificazione”.
Ecologico uguale economico
Ogni uccellino ha i suoi gusti in tema di bacche. “I merli adorano il sambuco e la piracanta. Il pettirosso la berretta del prete. Le capinere il ligustro, che ha le bacche fino a febbraio ed è perfetto per il giardino condominiale, così come il corbezzolo che a Natale attira le cince, o l’acero campestre, preferito per i nidi. Sono piante che da adulte se la cavano da sole”, garantisce Zaffignani. Questo si traduce in un risparmio d’acqua, ma non solo. “Le specie autoctone vengono proposte dai Vivai Forestali Regionali a prezzi irrisori oppure gratuitamente e non ci fanno spendere soldi in trattamenti”. L’elenco può continuare con more, rosa canina, fico, cotoneaster, pero corvino, tasso, sanguinello, viburno tino e meli da bacca.
Un abbeveratoio è fondamentale
“L’acqua serve per bere, ma anche per il bagno. Basta mettere in balcone un sottovaso con dentro qualche pietra per tenerlo stabile e riempirlo regolarmente, sia in estate, sia in inverno, quando ghiaccia”. Teniamolo sempre nello stesso punto, in un luogo aperto dove gli uccelli possano controllare facilmente l’ambiente, in vista dalle nostre finestre (a tal proposito, deliziatevi con questa webcam @pension.kazenoki. I mini-laghetti ornamentali vanno dotati di una rampa in legno che permette agli uccelli di non cadervi dentro tentando di bere.
Il cibo: tutti matti per il panettone
“Fornire cibo aiuta gli uccelli a superare i mesi freddi”, afferma Zaffignani. Quando i volatili scopriranno la mangiatoia inizieranno a frequentarla quotidianamente: riforniamola in modo costante per non lasciarli a digiuno. “La maggior parte dei passeriformi sono granivori, per cui possiamo somministrare un mix di semi per uccelli selvatici. Cince, cinciallegre, cinciarelle, pettirossi e merli si nutrono normalmente di insetti, ma non disdegnano semi grassi come girasole, noci e frutta secca – che accontentano tutti – ma anche arachidi e palle di grasso per insettivori (si trovano anche online, ndr). Tutti vanno matti per le briciole di panettone“, garantisce l’esperta. Le mangiatoie – a dispenser o a casetta – vanno collocate ben in vista, ma al riparo dalla pioggia. Se le appendiamo al soffitto con una corda, eviteremo di nutrire i voracissimi piccioni e le cornacchie (ma anche ai topolini del pianterreno). I modelli con il tetto basso servono altresì per impedire ai colombi di cibarsi.
A ciascuno la sua casetta
Cardellini, verdoni, fringuelli e altri passeriformi amano intrecciarsi un nido “usa e getta” nei cespugli (non lo usano due volte, per evitare i parassiti), perciò non servono i cestini artificiali in vimini. Le specie che nidificano nelle cavità di alberi e muri, invece, frequenteranno volentieri le cassette nido. Appendiamole già dall’autunno perché i pennuti ne visitano diverse per tempo prima di prendere casa. In commercio se ne trovano molti modelli, spesso decorativi: le migliori riportano in etichetta il nome della specie per la quale sono state concepite (chi ha una buona manualità può anche costruirne una seguendo le indicazioni della Lipu. Scegliamo casette in legno così non si scaldano al sole e posizioniamole tra 2,5 e 3 m di altezza su una parete a est. Le più fantasiose le propone l’artigiano naturalista Maurizio Betti.
Riduciamo i pericoli
Gli amati gatti, per esempio, fanno bene il loro mestiere di predatori, tanto che secondo uno studio pubblicato su Nature Communications possono eliminare fino a 4 miliardi di uccelli ogni anno. Per ovviare, mettiamo al gatto un collare con campanellino che avvisi della sua presenza. Un altro grande rischio sono i vetri delle finestre o dei moderni parapetti, perché i volatili non li vedono, oppure ci intravedono il riflesso di una pianta o del cielo e ci vanno a sbattere. Solo negli USA fino a un miliardo di uccelli migratori perdono la vita ogni anno schiantandosi contro le vetrate degli edifici
Scegliamo dunque vetri smerigliati o antiriflesso oppure applichiamo alle vetrate delle strisce adesive verticali (le sagome di predatori funzionano poco) e usiamo tende chiare o zanzariere esterne. Evitiamo, inoltre, di usare le sementi confettate per il prato (i semi ricoperti da un “guscio” protettivo fatto di pesticidi), responsabili secondo molti del declino di granivori come i passeri. Infine, mascheriamo i tiranti delle vigne e altri fili metallici con rampicanti come il convolvolo perché sono frequente causa di fratture per molti rapaci, e firmiamo le petizioni contro la caccia sportiva.
Lasciamo un po’ di frutta sull’albero
Non pensiamo che fare birdgardening sia uno spreco perché gli uccelli ci rendono grandi servizi. Basta ricordare che alla campagna di sterminio dei passeri avviata dal presidente cinese Mao Zedong nel 1958 seguì la Grande carestia per cui morirono quasi 40 milioni di persone; oltre alle granaglie, infatti, i passeri mangiavano anche le larve di insetti, così la Cina dovette reimportare questi uccelletti dall’Urss. Per fare un paragone, pensiamo che lo sporco che si trova sotto i dormitori degli storni che cerchiamo di allontanare dalle città (e che sterminiamo con i botti di Capodanno) corrisponde all’incredibile lavoro di pulizia che questi uccelli effettuano in un sol giorno setacciando i campi. Ospitare un nido di cince in balcone significa eliminare diverse centinaia di bruchi al giorno. E dare il benvenuto al picchio vuol dire assicurarsi il miglior “dentista” dei tronchi, perché li ripulisce dai tarli. La regola di Lauro Marchetti, direttore del giardino di Ninfa è di lasciare agli uccelli il 20% del raccolto sull’albero – si legge in Birdgarden – per ricambiare il servizio reso e incoraggiarli a rimanere… per la loro e la nostra gioia. Uno studio tedesco pubblicato su Science Daily ha dimostrato che il canto degli uccelli migliora il nostro umore quanto un aumento di stipendio.