Ridurre il fabbisogno d’acqua, usare solventi alternativi e macchinari più efficienti o sofisticati processi di filtraggio, sono queste alcune linee guida per le aziende del settore tessile impegnate sul fronte della sostenibilità ambientale. “Altrettanto importante però è il contributo attivo dei consumatori: per ridurre in modo significativo i consumi infatti è indispensabile consolidare una maggiore consapevolezza a tutti i livelli, dimostrandosi responsabili anche nei piccoli gesti della vita quotidiana” spiega Francesca Rulli, Ceo di Process Factory, ideatrice di 4sustainability, il sistema e marchio che misura l’impatto ambientale e sociale delle filiere del fashion e autrice del libro Fashionisti consapevoli. Vademecum della moda sostenibile (Flaccovio editore).
“In questi mesi in cui l’Italia è stata flagellata dalla siccità, da più fronti i cittadini sono stati invitati a limitare gli sprechi in diversi modi, per esempio installando un riduttore di flusso nei rubinetti di casa, controllandoli periodicamente per porre rimedio a eventuali perdite, o riutilizzando l’acqua ove possibile (quella in cui si lessano le verdure per esempio è ricca di sostanze nutritive e quindi ottima per innaffiare le piante). Esistono inoltre diversi stratagemmi per ridurre l’impronta idrica legata agli abiti che si indossano”.
Il decalogo
- Quando si fa il bucato a mano, raccogliere l’acqua nella bacinella lasciando aperto il rubinetto il minimo indispensabile.
- Quando si acquista una nuova lavatrice, controllare anche il consumo idrico annuo stimato: è indicato nell’etichetta energetica.
- Lavare il bucato a basse temperature: i detersivi e i macchinari più moderni garantiscono ottimi risultati anche a 30 o 40 gradi.
- Usare il tappo del detersivo come dosatore, limitandosi alla quantità consigliata nella confezione: il detersivo in aggiunta non serve per pulire meglio, perché viene letteralmente sprecato.
- Avviare la lavatrice soltanto a pieno carico; oppure, se i panni sono pochi, optare per il programma “mezzo carico”.
- Prendere in considerazione il lavaggio a secco per alcune tipologie di capi, come cravatte, completi maschili e cappotti.
- Mettere in lavatrice i capi solo quando sono effettivamente sporchi: secondo uno dei maggiori brand globali di denim, un paio di jeans può essere indossato almeno dieci volte prima di essere lavato.
- Tra le fibre sintetiche, prediligere la viscosa al poliestere: stando al Water Footprint Institute, infatti, la sua impronta idrica è inferiore.
- Quando si compra un capo di cotone, verificare che sia biologico (cercando l’etichetta GOTS o OCS) o riciclato (etichette GRS o RCS). Le coltivazioni convenzionali infatti vengono irrigate in modo massiccio per mantenere la produttività, oltre a fare uso notevole di pesticidi.
- Tenersi alla larga dall’usa e getta e allungare il più possibile la vita utile dei vestiti, riparandoli se si rovinano oppure rivendendoli quando sono abbandonati nell’armadio da troppo tempo.