“In Ecuador anche la più piccola pianta è una responsabilità collettiva“, spiega Patricio Almeida, agricoltore ecuadoriano, a capo di PROAmazonía, la rete di piccoli produttori che coltivano caffé 100% senza deforestazione. “Le nostre piante non sono solo una fonte di sostentamento, ma anche la chiave per garantire prodotti sostenibili e di qualità per tutti. L‘Ecuador si trova nel cuore del mondo ed esporta frutta, verdura e chicchi di caffé ovunque”. Il progetto è nato nel 2019 e coinvolge oggi centinaia di piccoli produttori, che hanno visto i loro guadagni aumentare senza che il loro lavoro abbia intaccato le risorse naturali. In una parola: sostenibilità. Su tutti i fronti: ambientale, economico e sociale, raggiunta grazie a una una collaborazione tra agricoltori locali, governi e organizzazioni internazionali. Almeida dà i numeri dell’iniziativa: “Il 34% delle coltivazioni sono fianco a fianco con la foresta, il 90% delle aziende è a conduzione familiare, il 26% dei lavoratori è donna”. Lanciato cinque anni fa, il programma è frutto di una partnership tra il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il governo ecuadoriano e la Fondazione Lavazza, con l’obiettivo di proteggere la foresta amazzonica e garantire prosperità alle comunità locali. Sono già stati salvati dalla deforestazione 16 mila ettari. Proprio nella sede di Lavazza, a Torino, in occasione dell’evento per i 20 anni della Fondazione, si sono ritrovati i principali attori coinvolti nel progetto.

Il paese con la Natura nella Costituzione

“L’Ecuador, piccolo ma importante Paese dell’America Latina, ospita una delle aree di foresta amazzonica più vulnerabili”, spiega il ministro dell’Ambiente Danilo Palacios. “Ogni anno grandi aree vengono sacrificate a favore di coltivazioni intensive, spesso per produrre beni destinati ai mercati internazionali”. La pressione agricola e la deforestazione costituiscono una minaccia non solo per la biodiversità, ma anche per la capacità di queste comunità di prosperare e proprio le piccole comunità indigene sono maggiormente a rischio. “L‘Ecuador è stato il primo Paese al mondo a riconoscere i diritti della Natura nella sua Costituzione, nel 2008”. Questo cambiamento legislativo ha rivoluzionato la visione del paese riguardo alla protezione dell‘ambiente, riconoscendo che la Natura ha diritti propri e inalienabili. “Le politiche pubbliche ecuadoriane, infatti, mirano a bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione dell‘ambiente, puntando sulla resilienza delle comunità che dipendono dalle risorse naturali”. Il ministro spiega che il rispetto per la natura non è calato dall’alto al basso, ma che la riforma della Costituzione è nata per la spinta dei cittadini. “La foresta però è ancora minacciata”, spiega, citando i casi delle miniere illegali, della criminalità e dello sfruttamento delle risorse senza autorizzazione.

Il caffè “deforestation free”

Dal 2019, la Fondazione Lavazza ha collaborato con oltre 50 produttori di caffè in Ecuador per garantire che il loro caffè sia prodotto senza abbattere alberi e distruggere habitat preziosi. Attraverso programmi di formazione e supporto tecnico, gli agricoltori hanno imparato tecniche di coltivazione sostenibile e hanno ottenuto certificazioni che attestano la loro produzione come “deforestation-free”. Per garantire l’efficacia e la trasparenza del progetto, l’Undp ha sviluppato un protocollo rigoroso. La certificazione si basa su un attento monitoraggio delle piantagioni, con verifiche periodiche condotte da enti indipendenti per assicurare che non venga praticata alcuna forma di disboscamento. I produttori devono rispettare linee guida precise che includono l’uso di tecniche agroforestali, che favoriscono la biodiversità e proteggono il suolo dall’erosione. Questo approccio non solo preserva le foreste, ma migliora anche la qualità dei raccolti e la resilienza delle colture. Questo protocollo, che ha anticipato le normative europee in materia di deforestazione, è oggi considerato un modello a livello globale. “Grazie a queste collaborazioni pubblico-private, siamo riusciti ad aumentare i nostri guadagni del 60% e a ridurre la deforestazione del 95%“, ha spiegato Cristina Recalde, vice ministra della Transizione Energetica dell‘Ecuador. “È fondamentale avere sempre politiche pubbliche chiare che supportino i piccoli e medi produttori, così che possano competere sul mercato globale”.

Il costo del cambiamento climatico

Nonostante questi progressi, il cambiamento climatico resta una sfida cruciale per l‘Ecuador e per i suoi agricoltori. Gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e sempre più imprevedibili. Il ciclo delle piogge è mutato, con periodi di siccità alternati a piogge più intense della media storica. Negli ultimi due anni il riscaldamento globale si è sommato al fenomeno ciclico de El Niño, che ha provocato inondazioni sulla costa e siccità nelle regioni orientali e settentrionali.

Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha avuto un impatto devastante sulle risorse naturali dell‘Ecuador. “Le temperature sono state le più basse degli ultimi 61 anni e le risorse idriche per le centrali idroelettriche sono state colpite duramente”, ha affermato Danilo Palacios, sottolineando la necessità di una gestione più resiliente delle risorse naturali. Eventi come le tempeste tropicali Ota e Iota del 2020 hanno devastato vaste aree di coltivazioni di caffé, riducendo drasticamente la produzione. La coltivazione del caffè dipende da un equilibrio climatico preciso e fragile. Secondo le proiezioni dell’Onu, entro il 2025, l’Ecuador potrebbe perdere fino a 5,6 miliardi di dollari a causa di eventi meteorologici estremi. Per questo motivo, è fondamentale rafforzare la resilienza delle comunità locali: nei programmi di formazione offerti dalle istituzioni ci sono anche specifici corsi su come reagire alle variazioni del clima.

La collaborazione tra pubblico, privato e Onu

Uno dei principali ostacoli affrontati dai produttori è l’investimento iniziale richiesto per adattarsi alle pratiche sostenibili. Tuttavia, attraverso il supporto tecnico e i finanziamenti offerti dal progetto, molti agricoltori sono riusciti a superare queste difficoltà. La formazione ricevuta ha permesso loro di applicare tecniche come l’uso di fertilizzanti organici e l‘agroforestazione, una tecnica che prevede la convivenza tra diverse piante, fondamentale per il caffè che necessita di alberi che ne garantiscano l‘ombra. L’iniziativa del caffè libero da deforestazione ha prodotto un risultato significativo anche per noi che stiamo dall’altra parte del mondo. In commercio troviamo un’edizione speciale della linea ¡TIERRA! di Lavazza con chicchi di arabica certificata “deforestation-free“. Come spiega Michelle Muschett, direttrice dell’area latino-americana dell’UNDP: “Quando vediamo i risultati concreti, sappiamo che stiamo andando nella giusta direzione“. La collaborazione tra pubblico e privato ha infatti permesso di coniugare la qualità di un prodotto pensato per il mercato internazionale e un impegno concreto verso la salvaguardia delle foreste.

Un modello esportabile

L‘impatto positivo del programma in Ecuador ha suscitato l‘interesse di altri Paesi produttori di caffè. Attualmente, sono in corso discussioni per esportare questo modello di produzione sostenibile in paesi come Colombia e Honduras, dove il caffè rappresenta una risorsa economica fondamentale. Ma l‘iniziativa non si limita all‘America Latina. “Pensiamo di replicare questo modello anche in Africa, dove diversi Paesi sono grandi produttore di caffé”, ha aggiunto Muschett. Questa visione globale dell’iniziativa riflette la consapevolezza crescente dell‘importanza di proteggere non solo le foreste amazzoniche, ma anche altri ecosistemi sensibili nel mondo. “Le lezioni apprese in Ecuador possono essere utilizzate come punto di partenza per promuovere un modello di sviluppo che ponga la natura e le persone al centro”, spiega Muschett. Il progetto del caffè a deforestazione zero è solo un primo passo. “La chiave, alla fine, è semplicissima: se mettiamo lo sviluppo umano sostenibile al centro delle nostre priorità, possiamo davvero fare la differenza“. Il passo più importante per ripensare il nostro futuro.