Per vincere la partita della sostenibilità è necessario segnare almeno 11 goal. È una sfida complessa ma necessaria per il futuro, quella a cui sta lavorando l’Uefa. Anche il mondo del pallone deve infatti fare i conti con le emergenze di oggi, da quelle dei diritti fino alla crisi climatica. Ecco perché, a fine anno, l’Uefa ha lanciato la sua “Strength through Unity”, strategia con cui intende accelerare la sostenibilità nel mondo del calcio, unendo le forze di vari attori allo scopo di implementare il “rispetto dei diritti umani e dell’ambiente” in ambito europeo. Il fischio finale (anche se la partita continuerà anche dopo) è fissato al 2030: entro questa data 11 dei gol che l’Uefa si è prefissata dovranno essere segnati.
Esattamente quante i calciatori in campo, le politiche in gioco sono quelle dell’antirazzismo, della protezione dei minori, l’inclusione sociale, disabilità, salute e benessere, supporto ai rifugiati, solidarietà e diritti, economia circolare, lotta alla crisi climatica e infine eventi e infrastrutture più sostenibili. Undici obiettivi della “Strategia di Sostenibilità del Calcio 2030” che l’Uefa intende raggiungere, anche grazie a diversi indicatori chiave di prestazione (KPI) che permetteranno di “investire nella prosperità futura del pallone”.
I primi campi di prova della strategia, per esempio in termini di economia circolare, saranno “la finale di Champions League e l’Europeo femminile” racconta a Green&Blue Michele Uva, direttore del Football & Social Responsability della Uefa.
“Ci siamo chiesti, come mondo del calcio, come guidare il cambiamento, un cambiamento in termini di sostenibilità che riguarda dai milioni di bambini che praticano il football fino agli adulti e ai tifosi. Il calcio è una piattaforma importante di voce, ma anche di azione e buon esempio: partendo da questo contesto abbiamo provato a realizzare una strategia concreta per migliorarci che possa essere applicata alle 55 federazioni che compongono la Uefa ma anche alle leghe e ai club che rappresentano la base del calcio europeo” spiega Uva.
Per ogni obiettivo, azioni cocrete da sviluppare: per esempio nel 2030 non dovranno più verificarsi episodi legati al razzismo durante gli eventi calcistici, così come ci dovranno essere zero episodi di discriminazione, oppure di abusi nel mondo del calcio giovanile, ma sarà anche necessario triplicare il numero di calciatori con disabilità e raddoppiare il numero di persone con disabilità che lavorano all’interno dell’Uefa. E ancora: arrivare, fra otto anni, a partite ed eventi con zero plastica e spreco di cibo, così come tagliare le emissioni climalteranti nel mondo del pallone europeo di almeno il 50%, in vista di un net zero carbon nel 2040.
“Per riuscirci – continua Uva – serve l’unione, da quella delle varie federazioni all’impegno di tutti coloro che gravitano nel mondo del calcio, dai club ai giocatori, dagli arbitri sino agli appassionati. Nel documento che abbiamo promosso (qui il .pdf) ci ispiriamo a diversi standard, dall’ambiente sino ai diritti, basati su indicazioni della Ue”.
In questi primi sei mesi del 2022 l’Uefa sta perfezionando il piano d’azione e in diversi settori molto passerà dalla guida degli allenatori: “Oggi – ricorda Uva – gli allenatori per allenare prendono licenze Uefa. Nei loro piani di formazione dovranno esserci sempre più competenze, anche le basi del nostro percorso antirazzismo, per esempio. Oppure quelle legate ai diritti o alle diversità”.
Se invece parliamo di sostegno all’ambiente, “possiamo pensare a insegnamenti, validi per tutto il mondo del calcio, che riguardano questioni come il riciclo, l’evitare sprechi di cibo durante gli eventi e le partite, aumentare il sistema di nuove fonti di energie rinnovabili per gli stadi, implementare l’uso di trasporti pubblici per raggiungere le gare. Lo scopo è arrivare ad eventi a emissioni zero, ma dobbiamo ancora lavorare molto per riuscirci”.
Primi esempi di come migliorare l’economia circolare durante una partita verranno applicati a San Pietroburgo per la finale di Champions League e a Siviglia per quella di Europa League.
“Stiamo studiando tutte quelle azioni che servono per creare economia circolare negli eventi, dall’evitare sprechi di cibo sino a come fare riciclaggio e compostaggio direttamente all’interno di uno stadio. Lo scopo è avere un nostro sistema Uefa replicabile in tutti gli eventi e sarà pronto per Germania 2024, ma sarà testato prima agli Europei femminili in Inghilterra. Grazie a 18 parametri, che vanno dall’accessibilità dei disabili sino al consumo di energia, all’abbassare le emissioni di CO2 o alle compensazioni, otterremo dei punteggi per comprendere quanto un evento è sostenibile e come è migliorabile”.
Sulle emissioni Uva spiega che “non possiamo imporre a un club di raggiungere una sede di gioco non in aereo, ma possiamo fare molto in termini di compensazione”. Già oggi, ricorda il direttore, “molti club in Italia si muovono in treno. Adesso per praticità, in futuro speriamo per scelta e sostenibilità”.
Una delle chiavi per centrare tutti questi obiettivi sarà l’obbligo per ogni federazione europea dal 1 luglio 2022 di avere un “manager della sostenibilità, che garantirà una strategia in tal senso”. Infine, sempre più decisivo, sarà il sostegno di allenatori e calciatori nel promuovere le azioni necessarie.
“I club – conclude Uva – a mio parere sono sempre più sensibili su queste tematiche. A breve sono convinto che, guidati dall’Uefa nel dare l’esempio – più calciatori scenderanno in campo non soltanto per inseguire il pallone ma anche per mandare messaggi, in termini di protezione dell’ambiente e di diritti – alle nuove generazioni. È quello di cui abbiamo bisogno”.