Simulare l’esondazione del fiume Adige in prossimità della città di Trento, predisponendo un rapporto dettagliato di tutte le operazioni necessarie a fronteggiare il disastro. Non solo per proteggere la popolazione, ma soprattutto i beni culturali della zona. In un Paese dotato di un inestimabile patrimonio come l’Italia, anche le opere d’arte e di cultura rischiano di rientrare tra le vittime degli estremi climatici che flagellano sempre più spesso la Penisola. I pericoli naturali correlati al cambiamento climatico come alluvioni, allagamenti urbani, dissesti idrogeologici, valanghe o incendi boschivi minacciano infatti i beni culturali tanto quanto l’ambiente naturale e un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica, coordinato da Stefano Oliveri, con Stefano Pareglio, Marco Pregnolato e Barbara Caranza, nell’ambito del programma europeo Alpine Space, ha elaborato un piano dettagliato per prevenire e per gestire questo tipo di emergenze.

Il lavoro dell’équipe di ricerca è consistito innanzitutto nell’individuare i siti più esposti al rischio di esondazione del fiume: nella sola città di Trento sono stati conteggiati 507 beni culturali soggetti a vincolo, 19 archivi e biblioteche che effettuano attività di conservazione e 11 musei. Conclusa questa fase, l’obiettivo è stato di costruire un metodo di valutazione delle priorità di intervento, di definire le azioni di mitigazione degli effetti di danno, di quantificare tempi e risorse necessari. Il rapporto dettagliato mette a disposizione di decisori e portatori di interesse un modello di analisi e pianificazione che possa essere utilmente sviluppato in futuro, in Trentino e non solo.

Finanziato dal programma europeo Alpine Space, il progetto ha lavorato “sul tema della tutela e messa in sicurezza dei beni culturali esposti a hazard naturali ed è stato prevalentemente orientato alle attività di pianificazione e prevenzione, elemento che lo ha fortemente distinto rispetto ad altre iniziative simili” spiega Stefano Oliveri, coordinatore del gruppo di lavoro di Università Cattolica ed Ecometrics srl. “Favorendo una stretta collaborazione fra Protezione civile e gestori di beni e siti culturali, Cheers ha lavorato per creare le condizioni utili a garantire una maggiore capacità di risposta per la salvaguardia del patrimonio culturale in eventuali stati di allerta o emergenza”. In particolare si è lavorato sul caso di studio dell’esondazione del fiume Adige a Trento), ma  il modello è esportabile nelle molte aree a rischio ricche di beni culturali in Italia”.