I suoi parenti più stretti sono un cavolfiore del Canada e la classica varietà romanesca con i coni a rosetta e geometrie frattali. Da questo matrimonio combinato oltre dieci anni fa dagli scienziati è nato Amoresco, il primo cavolfiore romanesco di colore arancione. Un tocco pop per il bancone del supermercato dove questi ortaggi sono stati introdotti di recente. Non è una cultivar in provetta ma un ibrido del celebre cavolfiore verde smeraldo ottenuto con la tradizionale selezione manuale degli esemplari.
A partire dai primi due antenati, se così si può dire, i ricercatori del Crea nella sede di Monsampolo del Tronto nelle Marche, hanno sviluppato questo prodotto unico nel suo genere nel panorama agroalimentare italiano. Le caratteristiche del cavolfiore romanesco, il sapore dolce e la consistenza croccante, rimangono intatte. Quello che cambia è la colorazione arancione che deriva da una notevole concentrazione di beta-carotene, una fonte di vitamine che di norma non è presente in grandi quantità nei cavolfiori.
La gamma Amoresco, ibridata in collaborazione con la multinazionale francese sementiera HM Clause, è oggi l’unico candidato italiano al Fruit Logistica Innovation Award 2022, uno dei concorsi internazionali più competitivi del settore ortofrutticolo che si svolge in questi giorni nell’omonima fiera a Berlino. In gara ci sono dai pomodori dolci dell’Andalusia alla lattuga rossa brevettata in Francia.
“Il colore arancione è stato acquisito da una varietà precoce di cavolfiore che era comparsa improvvisamente come una mutazione naturale in un campo in Canada e i cui semi erano venduti in bustina come materiale per l’orto domestico. – spiega Nazareno Acciarri, già ricercatore del Crea che ha seguito il progetto dalle origini – Con l’incrocio è stato possibile trasferire questa caratteristica al cavolfiore romanesco senza pregiudicarne la qualità. Al contrario questa variabilità genetica contribuisce a rinvigorire la pianta “.
Rispetto a molti ortaggi di questa famiglia Amoresco rimane arancione anche dopo la cottura e può contare su un periodo di produzione più lungo, che inizia a novembre e termina solo a febbraio.
Dall’Asia in Italia
Il cavolfiore è una pianta allogama, ovvero che può autoimpollinarsi perché è ermafrodita, ma che trae un estremo beneficio da incontri occasionali con altri esemplari della sua specie. Tanto che dall’Asia minore, dove si ritiene sia stata selezionata per la prima volta, ha trovato in Italia un ambiente adatto per diversificarsi in varietà che superano, in qualità, anche i prodotti dei luoghi di origine.
L’ibridazione e i cicli produttivi più lunghi
Per ibridare questa varietà si è ricorsi a un metodo di miglioramento genetico tradizionale che richiede anni prima di dare qualche risultato concreto. “La sperimentazione è stata condotta in campo con la selezione manuale degli esemplari che crescevano progressivamente. – aggiunge Alessandro Natalini, ricercatore del Crea che oggi coordina le attività di collaborazione con la HM Clause – Con lo stesso metodo amplieremo questa gamma di prodotti con varietà complementari di cavolfiore con cicli produttivi ancora più lunghi”.