La crescita delle temperature medie estive nell’Europa Meridionale potrebbe cambiare le abitudini dei turisti, inclusi gli stessi residenti nell’area, inducendo a preferire destinazioni più fresche o magari a spostare le vacanze in primavera e autunno, in modo da evitare di fare vacanza durante le sempre più frequenti e intense ondate di calore,
Lo sostengono esperti di clima e organizzazioni turistiche internazionali. I dati in possesso dell’European Travel Commission, associazione di 32 organizzazioni turistiche nazionali, anche non Ue, con sede a Bruxelles indicano che il numero delle persone che sperano di viaggiare verso le mete dell’Europa Mediterranea tra giugno e novembre sia già calato del 10 per cento rispetto allo scorso anno. Conseguenza del continuo scorrere di notizie che parlano di caldo, di incendi e/o di siccità. Destinazioni come la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Irlanda o la Bulgaria (peraltro tra le prime vittime di ondate da temperature “over 40” di stagione) hanno invece registrato picchi positivi di curiostià e interesse.
“Possiamo anticipare che l’imprevedibilità di clima e meteo avrà crescente impatto sulle scelte dei viaggiatori in Europa”, assicura all’agenzia di stampa Reuters Miguel Sanz, il presidente del turismo spagnolo, da poco votato al vertice di Etc per 3 anni.
Uno altro studio dimostra che il 7,6 per cento dei viaggiatori vedono gli eventi meteo estremi come una delle grandi preoccupazioni per chi programma viaggi tra giugno e novembre.
Tra questi una coppia di norvegesi, tornati a casa con una settimana di anticipo rispetto al previsto dalla loro vacanza nella Tuscia viterbese, viste le temperature massime mai inferiori a quota 35°. “Avevo forti mal di testa, gambe e dita dei piedi si erano gonfiate, mi sentivo sempre più spossata e debole –racconta Anita Elshoy, che con il coniuge avrebbe dovuto rimanere in Italia due settimane.
Complice ancora il desiderio di porre fine alle restrizioni da pandemia, la richiesta di turismo per il Sud Europa ha continuato a crescere, come nelle ultime due stagioni, anche in questo 2023. I dati di luglio, secondo l’ultima rilevazione Cna Turismo e Commercio indicano 19 milioni di arrivi (+9% circa rispetto al 2019 dei record) e 81 milioni di pernottamenti. Eccettuati sporadici abbandoni dell’ultima ora, gli operatori turistici non segnalano – ancora – defezioni di massa. I britannici, in particolare, hanno prenotato meno periodi di vacanza in patria, e più nel Mediterraneo, in molti casi con grande anticipo, e sembrano bramare ancora la classica “fuga” nelle spiagge del Mediterraneo, spiega Sean Tipton del gruppo di agenti di viaggio ABTA. Punto di vista che potrebbe ancora cambiare, con l’aggravarsi della crisi cilmatica che, senza drastici cambiamenti dello stile di vita e di consumo globale, sembra tutt’altro che destinata a risolversi.
In questa settimana le temperature, in Italia, in particolare nelle isole maggiori, potrebbero raggiungere o superare il record europeo – oltretutto fresco di solo due anni – i 48,8 gradi registrati a Floridia, in Sicilia, nell’agosto 2021, accrescendo i timori di possibili effetti nefasti, sulla salute in primis, eguagliando o emulando le morti per caldo dell’estate scorsa, o del 2003. Da giorni, si leggono e si ascoltano notizie di turisti trasportati in ospedale con l’elicottero dai lidi italiani o intubati in ambulanza ai piedi dell’Acropoli di Atene.
“Le nostre ricerche più recenti indicano un declino nel numero di persone interressate a viaggiare in agosto, il mese di picco – dice ancora Sanz -, mentre un numero crescente di europei prende in considerazione la vacanza autunnale”.
A Roma molti tra i turisti stranieri interpellati da Reuters hanno ammesso che in futuro ci penseranno due volte prima di prenotare un viaggio per la Città Eterna a luglio, costretti come sono tra ricerca di acqua, di riposo e di possibile refrigerio in luoghi chiusi, purché condizionati.
“Tornerò quando fa più fresco. Giugno, forse aprile”, racconta Dalphna Niebuhr, una turista americana che definisce la sua vacanza con il marito “miserevole”, per colpa del clima.
Non è una bella notizia per il turismo nostrano. Un recente rapporto del ministero dell’Ambiente ha concluso che in futuro i turisti stranieri arriveranno più frequentemente in primavera e autunno. “Il bilancio però sarà negativo – si legge nel report -, anche perché saranno gli stessi italiani a contribuire, almeno in parte, alla migrazione verso nord del flusso globale”.
C’è però chi spera che alla fine, il bilancio, sarà in pareggio. In Grecia, dove l’Acropoli è rimasta chiusa per 2 giorni nelle ore calde la scorsa settimana, gli arrivi aerei internazionali tra gennaio e marzo 2023 sono aumentati dell’87,5 per cento rispetto all’anno prima: merito di alcune campagne di promozione e marketing che hanno svelato luoghi, periodi ed eventi ignoti o quasi oltreconfine. Con il sovraffollamento da overtourism assurto a vera e propria piaga in località come Mykonos, una progressiva compensazione tra gli eccessi dell’estate e il vuoto pressoché totale della bassa stagione potrebbe essere l’uovo di Colombo, secondo il ministero dell’ambiente locale.
In Spagna, già quest’anno, la domanda di vacanza è particolarmente elevata nella costa settentrionale, quella atlantica, oltre alle “solite” isole, dove però la temperatura tende ad essee più mite risppetto al litorale costiero mediterraneo che hanno di fronte. Ma anche così, c’è chi, come i due turisti “interni” Daniel Otero e Rebeca Vazquez, in vacanza a Bilbao, assicura che l’anno prossimo si ripresenterà nell’Euskadi all’estremo nord-est della Penisola Iberica a giugno, per beneficiare di un clima più fresco.
Elshoy, la turista norvegese in fuga dalla Tuscia, dice che per lei le estati nel sud dell’Europa appartengono al passato. E che considererà di rimanere in patria. “Non voglio più venire in vacanza per sentirmi male”.