In quanti edifici abbandonati è stato, Roman Robroek non lo ricorda. “Centinaia”, risponde. “Solo per l’ultimo progetto ho fotografato 130 chiese”. Nato nei Paesi Bassi 35 anni fa, ha cominciato a scattare fotografie quasi per gioco, unendo le altre sue più grandi passioni: l’interesse per l’architettura e l’amore per la storia.

Avrebbe potuto lasciarsi ispirare dai campi di tulipani o dai mulini a vento, invece Roman ha preferito andare alla ricerca di luoghi abbandonati da fotografare. Per anni è stato un solo un hobby, immortalando edifici dismessi trovati vicino casa. Oggi è il suo lavoro. “L’anno di svolta – ricorda – è stato il 2017, quando sono andato in Romania per fotografare un casinò abbandonato. Ho scritto un articolo che è stato pubblicato sulla stampa internazionale, ripreso dal Guardian e dalla Bbc“. Attualmente collabora con alcune agenzie di stampa e alcuni dei suoi viaggi li racconta sul suo blog.

Serra abbandonata cc Roman Robroek
Serra abbandonata cc Roman Robroek 

La selezione dei luoghi è accurata. Posti in cui l’uomo ha vissuto, ha pregato, è stato curato o ha imparato a scrivere. E poi, per i motivi più diversi, ha abbandonato. Quello sulle chiese è soltanto l’ultimo dei suoi progetti. Nel corso degli anni Roman è stato a Chernobyl, ha documentato i lasciti dell’esplosione al porto di Beirut, ha raccontato per immagini diverse località dilaniate dalla guerra. Ospedali, scuole, castelli, abitazioni private, fabbriche… laddove gli esseri umani sono andati via è arrivato Roman, a documentare che gli edifici riescono a mostrare la propria maestosità e bellezza anche dopo anni di abbandono.

In alcuni dei luoghi che Roman ha visitato il tempo sembra essersi fermato: banchi di scuola ancora al proprio posto, di fronte alla lavagna; libri perfettamente allineati sulla libreria di un appartamento; piatti sporchi su un tavolo di una cucina, resti di un pasto improvvisamente interrotto senza avere il tempo di sparecchiare. In altri, invece, la natura si è riappropriata dei propri spazi. “Ho avuto la fortuna di tornare più volte a distanza di anni in luoghi che avevo già visitato: ho visto alberi crescere tra i tetti, piante arrampicarsi tra le pareti, radici farsi strada tra i pavimenti. La forza della natura è incredibile, riesce sempre a essere più forte dell’uomo”.

Simca abbandonata cc Roman Robroek
Simca abbandonata cc Roman Robroek 

Ma l’essere umano a volte ritorna, e riesce a inquinare persino posti in cui non vive più. “La metà dei posti che ho visitato erano pieni di spazzatura. Alcuni delle vere e proprie discariche. Ho visto di tutto, dalle automobili ai frigoriferi”. Caratteristiche che però non compaiono nelle foto di Roman, che cerca sempre di cogliere il bello di ogni luogo. Il segreto è lasciar parlare gli elementi in cui si imbatte: “la polvere, le ragnatele, persino gli insetti, hanno tutti qualcosa da raccontare”, spiega. “In un edificio abbandonato non vado soltanto alla ricerca di quattro mura, ma di elementi che mi dicano qualcosa”.

Con sé, in ogni viaggio, il suo fedele bagaglio costituito da una fotocamera professionale e diversi obiettivi. Per i suoi scatti utilizza soltanto luce naturale. “Ma spesso gli interni sono molto bui e ci vuole tempo per trovare la luce migliore”, spiega. “Ci sono luoghi in cui mi trattengo soltanto 10 minuti, faccio una sola foto e vado via. In altri, invece, ci sto ore, cercando di catturare i dettagli”.

Piante in una stanza buia cc Roman Robroek
Piante in una stanza buia cc Roman Robroek 

Finora una ventina gli Stati che ha visitato e in cui ha scovato edifici abbandonati, ma Roman non ha intenzione di fermarsi. “Viaggiare, scoprire e fotografare sono tre cose che, insieme, mi divertono molto”, ammette. Solo quest’anno ha già trascorso due mesi nel Sud Italia, tra Puglia e Basilicata, e alcune settimane in Messico. Dopo una breve sosta a casa, nei Paesi Bassi, è già ritornato in Italia, Paese dove sogna di trasferirsi un giorno. “Il tempo di fare un corso di lingua e organizzare il trasloco”, dice scherzando.