L’estate è finita, al Polo Nord, bentornato inverno. Da qualche giorno il ghiaccio marino che copre l’Oceano Polare sta riprendendo la sua crescita stagionale. Secondo gli scienziati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) dell’Università del Colorado, però, l’11 settembre la banchisa ha probabilmente raggiunto la sua estensione minima dell’anno, pari a 4,28 milioni di chilometri quadrati. L’estensione di quest’anno è al settimo posto tra le minime registrate dai satelliti in 46 anni.
La regione artica si è riscaldata da tre a quattro volte più velocemente della media globale. A causa dell’aumento delle temperature dell’aria e del mare, nell’Artico negli ultimi quarant’anni in media l’estensione del ghiaccio marino artico estivo si riduce di circa il 10% per decennio, seppure con un rallentamento negli ultimi anni. Anche se ogni anno forma e dimensione della banchisa cambiano, con questo ritmo si prevede che in estate il ghiaccio marino scomparirà quasi del tutto entro la metà di questo secolo.
Ciò che accade al Polo Nord, ha però ripercussioni globali. Secondo Philipp Assmy, ecologo marino affiliato al centro di studi polari iC3 della Università di Tromso (Norvegia): “Il ghiaccio marino è come un gigantesco specchio che riflette la radiazione solare verso lo spazio. Poiché stiamo perdendo questa superficie riflettente durante l’estate, quando al Polo ci sono 24 ore di luce, l’energia solare assorbita dall’Oceano scuro sottostante non può che aumentare, contribuendo a riscaldare gli oceani”. Il ritmo più rapido del riscaldamento nell’Artico rispetto alla media globale è noto come amplificazione artica e, conclude l’esperto: “ha un impatto sul clima ben oltre l’Artico”.
“In inverno, nella lunga notte artica, il mare continuerà però a congelarsi”, spiega ancora Assmy. “Ma l’Oceano Artico sta passando da un oceano perennemente coperto di ghiaccio a uno coperto solo per parte dell’anno”, dice. E su una superficie sempre minore.
Tra gli aspetti più critici della trasformazione dell’ambiente polare è la drastica perdita del ghiaccio pluriennale e spesso che dominava l’Oceano Artico. Il ghiaccio pluriennale è spesso 3-4 metri, ha una capacità di riflettere la luce solare più elevata rispetto al ghiaccio nuovo più sottile, ed è meno vulnerabile allo scioglimento. Dal 1980 ad oggi questo si è ridotto almeno del 90%. Gli organismi adattati al ghiaccio marino più stabile soffriranno del passaggio a una copertura di ghiaccio più sottile e stagionale. Alcuni di questi sono dunque a rischio di estinzione, spiega Assmy.
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Comunque vada, ci saranno vincitori e vinti dalla riduzione dell’estensione del ghiaccio marino artico. “La diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino è già un problema per molte specie adattate al ghiaccio marino, come gli orsi polari e le foche”, dice Assmy. “D’altro canto, la riduzione dello spessore e dell’estensione del ghiaccio marino consente una maggiore penetrazione di luce nell’Oceano Artico, a cui si deve già un aumento della produzione di fitoplancton con conseguenze potenzialmente positive per gli ecosistemi pelagici, tra cui molte specie di pesci”.
Se e quando l’Oceano Polare sarà navigabile come un qualunque mare terrestre, se non altro in estate, è un tema complesso. “La regione artica rimarrà sempre ostile e le condizioni non saranno sicuramente le più favorevoli per una gita in barca. Tuttavia, con l’avanzamento della tecnologia, dei sistemi di navigazione e la continua riduzione della copertura di ghiaccio marino le rotte commerciali in queste aree diventernno progressivamente più praticabili ”, dice Andrea Spaleor, dell’Istituto di Scienze Polari del CNR. “È comunque importante considerare la geopolitica della regione e i vantaggi economici derivanti dall’uso di queste rotte, che magari possono dipendere dalla situazione mondiale”.
Se il futuro degli ecosistemi marini artici sono ancora poco definiti, una è certa invece la crescente attenzione verso le regioni polari con Russia, Stati Uniti, Cina, Unione Europea e perfino India sempre più preoccupate del futuro dell’Oceano Artico. Secondo alcune analisi è una regione del Pianeta a rischio di crescente ostilità, per la definizione di rotte e di confini politici, da cui dipende l’accesso a risorse pronte per essere sfruttate.