Un litro di idrocarburi finito in mare inquina un milione di litri d’acqua. Ecco perché non si possono sottovalutare nemmeno i minimi sversamenti, come quello per esempio delle pulizie delle acque di sentina delle barche, da pesca o da diporto. Parte da questo dato il nuovo progetto (è il sesto) con cui Rio Mare, uno dei marchi di punta della Bolton, multinazionale italiana da 3,2 miliardi di euro di fatturato 2022 (1,3 miliardi la divisione food), festeggia il decennale dalla sua collaborazione con l’Area Marina Protetta Isole Egadi, che con i suoi 53.992 ettari e 74 km di costa tutelati è la più grande del Mediterraneo.
Una collaborazione che cuba circa 100 mila euro l’anno, dicono i portavoce di Bolton, che abbiamo incontrato nella spettacolare tonnara Florio di Favignana, in gran parte restaurata e trasformata in museo (la cui visita è imprescindibile per che si trovasse a passare dalle Egadi), e che ospita anche il Centro di Recupero per Tartarughe Marine Caretta Caretta, altro progetto dall’Amp sponsorizzato dall’azienda del tonno in scatola (ma che ormai si occupa di tutta la filiera, avendo anche acquisito alcuni pescherecci) attraverso l’acquisto delle attrezzature necessarie a garantire una tempestività di intervento e soccorso agli animali feriti, che ha reso possibile il passaggio da Centro di primo soccorso a Centro di recupero, dove cioè è garantita la degenza ai rettili dopo che sono stati operati (la causa più comune è purtroppo l’ingestione di plastica, che le tartarughe scambiano per meduse di cui si cibano).
E proprio la plastica, forse IL problema dei nostri mari, è al centro di un altro (piccolo) progetto, che con il supporto di LifeGate ha visto il posizionamento di un “Seabin” nel porto di Favignana. Si tratta di un cestino galleggiante a pelo d’acqua che, collocato nei punti strategici in cui le correnti radunano i rifiuti, raccoglie la plastica (e non solo) che galleggia in mare. Per ora ne sono stati recuperati 500 kg (pari al peso di circa 33.000 bottigliette di plastica).
Il tutto, spiega Luciano Pirovano, Chief Sustainability Officer Bolton Food & Tri Marine, sulla base dell’approccio olistico, che guida la strategia di sostenibilità di Bolton. “Per questo non ci occupiamo solo di ambiente, ma anche si diritti umani (uno dei partner internazionali è Oxfam ndr). Una strategia e un approccio trasformativo nei confronti dell’ambiente e della salvaguardia degli oceani si possano perseguire solo unendo le forze e ponendosi come esempio di un cambiamento positivo nel rispetto degli ecosistemi naturali, con il fondamentale contributo della tecnologia”.
L’AMP Isole Egadi ospita nelle sue acque 12.500 ettari di praterie di posidonia oceanica, le più estese del Mediterraneo: una pianta (non un’alga) fondamentale per l’ecosistema marino e per la salute del pianeta, in particolare per tre funzioni base, spiegate da Salvatore Livreri Console, Direttore dell’AMP: “Da un punto di vista ecologico, è una nursery di centinaia di specie marine, che trovano qui l’ambiente ideale per riprodursi nidificare e cibarsi: la posidonia determina quindi con la sua presenza anche la presenza di tutte le altre specie vegetali e animali. Da un punto di vista fisico, è una potente barriera all’erosione costiera: la struttura fatta di fronde ha un importante compito di mitigazione del moto ondoso aiutando a ridurre la pressione dell’acqua sulla costa, sia da sott’acqua che dalla spiaggia e dagli scogli con le foglie che in autunno cadono e creano delle barriere. Per questo motivo è importante non togliere senza criterio la posidonia che arriva sulle spiagge. Infine da un punto di vista chimico, produce 20 litri di ossigeno per m² al giorno. In generale, l’80% dell’ossigeno che respiriamo sulla Terra in realtà viene dal mare: dalle alghe fotosintetiche dal fitoplancton ma anche dalle piante”.
Il pericolo maggiore per queste piante è la pesca a strascico, che ara i fondali. Da qui è nato il Progetto MASTER (Misure Anti Strascico per la tutela e il ripopolamento) a tutela della Posidonia Oceanica, con la posa di 40 dissuasori (cubi di cemento muniti di uncini) contro la pesca a strascico illegale sotto costa. Risultato? “Abbattimento del 99% della pesca illegale nelle zone A (le più protette) e del 94% nelle zone B. In pratica è stata debellata” afferma Console.
La campagna
Una stuoia verde per salvare la posidonia, oro blu del Mediterraneo
dal nostro inviato Vittorio Emanuele Orlando
Detto degli altri due progetti che definiscono la pratnership tra AMP Egati e Rio Mare, cioè il supporto all’Osservatorio Foca Monaca del Castello monumentale di Punta Troia a Marettimo attraverso l’installazione di foto-trappole per le attività di monitoraggio della specie nelle acque dell’arcipelago (che ha consentito di documentare il ritorno di questo elusivo mammifero che non si vedeva più dagli anni ’70 del secolo scorso) e del supporto alla Summer School, il programma rivolto ai giovani che prevede lezioni, incontri formativi ed esperienze pratiche per approfondire e sensibilizzare sui temi rilevanti per la tutela dell’ambiente marino, ripartiamo dall’inizio per raccontare la novità di quest’anno.
Da Giugno 2024, Rio Mare, come membro della Water Defenders Alliance di Lifegate, ha dotato il porto e pescatori di Favignana e Marettimo di un nuovo kit per la cattura degli idrocarburi generati dalle imbarcazioni: si tratta di spugne riutilizzabili fino a 200 volte, idrofobe al 95% e oleofile al +99%, che consentono di recuperare fino al 100% degli idrocarburi che finiscono in acqua. Ogni kg di queste “panne” (il nome usato dai pescatori), nel suo ciclo di vita, è capace di assorbire fino a 6.000 litri di idrocarburi.
Posizionate sulle imbarcazioni per pulire le acque di sentina e per le attività di manutenzione del motore, le spugne sono completate da un kit al porto che “strizza” le panne e raccoglie ogni singola goccia che finisce in mare, spesso durante il rifornimento delle barche stesse. Il nuovo kit idrocarburi è stato brevettato da una startup italiana T1 Solutions col nome di FoamFlex.
Al porto di Favignana, oltre alle panne e al sistema per raccogliere e stoccare gli idrocarburi catturati dalle spugne da conferire nella raccolta degli oli esausti, è stato consegnato un kit costituito da barriere contenitive da usare tempestivamente in caso di incidenti ambientali: la tempestività in questi casi è cruciale dato che gli idrocarburi tendono ad affondare o a evaporare velocemente.
Conclude Lajal Andreoletti, Social & Environmental Manager di Lifegate, “Il vantaggio più grande è che è possibile separare la spugna e idrocarburi, smaltendoli quindi nella differenziata, invece che nell’indifferenziata, con i relativi costi per il pescatore, che era quindi scarsamente incentivato”.