CHIENES – Forse perché ci siamo trovati costretti nelle nostre case per settimane, senza la possibilità di uscire, abbiamo iniziato a pensare seriamente alla qualità del nostro vivere domestico. Non solo la dimensione degli spazi a nostra disposizione o la presenza o meno di un fazzoletto di verde o di un terrazzo su cui affacciarsi, ma anche la salubrità delle nostre abitazioni, il loro impatto sull’ambiente e come ridurre di conseguenza i nostri consumi.
È questo forse uno dei pochi lati positivi della pandemia: l’attenzione verso la qualità della vita è in forte crescita e questo si riflette anche sul fronte dell’edilizia. Oggi costruire o ristrutturare in chiave green è il vero trend. Lo rileva una recente indagine americana di Research&Markets pubblicata sulla testata Environmental Leader: a livello globale la cosiddetta edilizia green raggiungerà un valore complessivo di 187,4 miliardi di dollari entro il 2027 con un tasso di aumento annuale dell’8,6%. Secondo il World Green Building Council, le infrastrutture e gli edifici punteranno a dimezzare del 40% le emissioni di carbonio entro il 2030, e del 100% entro il 2050.
La strada è ancora lunga e complessa ma i presupposti ci sono e gli incentivi messi a disposizione dai governi centrali spingono in questa direzione: un edificio sostenibile porta alla riduzione del consumo energetico e delle emissioni di CO2, e fa bene alla salute. Davvero: una ricerca resa nota dal National Center for Biotechnology Information evidenzierebbe come gli edifici sostenibili contribuiscano alla diminuzione dei livelli di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress.
Proprio per questo, il legno diventa il nuovo mattone: questo tipo di edilizia, così diffusa nei Paesi nordici (in Baviera, ad esempio, il 30% delle case è realizzato in legno), sta pian piano attecchendo anche da noi. Oggi in Europa quasi il 10% delle case è realizzato in legno, e si tratta di abitazioni non più solo funzionali, ma sempre più raffinate dal design ricercato, attentamente progettate da architetti sulla base delle specifiche esigenze del cliente.
“Per realizzare una casa in legno, ci vuole molto meno tempo – non più di due mesi, due mesi e mezzo – e l’impiego di energia è nettamente inferiore rispetto ad un’abitazione in muratura, in termini di emissioni: dove l’edilizia tradizionale utilizza dieci camion per il trasporto di componenti e materiali ad esempio, per l’edilizia in legno ne bastano tre”. A parlare Deborah Zani, primo amministratore donna di Rubner Haus, una delle principali realtà europee nel settore delle costruzioni in legno, più di 25 mila edifici realizzati in 57 anni di attività.
“Le case Rubner Haus utilizzano le varie componenti dell’albero: il legno, il sughero e la fibra di legno. Il sughero è un ottimo isolante naturale e, allo stesso tempo, è impermeabile all’acqua, resistente a fuoco, insetti nocivi e calore, traspirante e antimuffa. La fibra di legno è priva di additivi chimici, è fonoassorbente, mantiene a lungo il calore e ha una durata straordinaria. Le pareti in legno non emettono nell’ambiente domestico composti chimici dannosi per la salute ed essendo traspiranti, garantiscono la naturale regolazione dell’umidità e un elevato livello di comfort bioclimatico all’interno dell’edificio”.
Con gran beneficio in ambito energetico: queste case consumano il 20% di energia in meno rispetto a una casa di nuova costruzione in materiale tradizionale, il che comporta non solo un minor esborso di spese di riscaldamento e condizionamento, ma anche una riduzione significativa delle emissioni di CO2 annuali.
“In questi ultimi anni la richiesta è aumentata nell’ordine del 15% proprio perché il tema della salute e della salubrità, che sappiamo essere nato ed essere all’avanguardia nel settore alimentare, ha ampliato l’interesse all’abitare”. Aumenta la richiesta e anche la spesa: la casa in legno non si sceglie più dal catalogo, la si personalizza avvalendosi di design e architetti.
“La spesa è aumentata in media del 28% e i grandi brand del design e dell’arredamento, si stanno accorgendo di questo nuovo trend. Lato nostro abbiamo siglato collaborazioni con aziende del calibro di Artemide, Boffi, Bulthaup e Mutina per citarne alcuni”.
La sostenibilità non solo fa bene al nostro ecosistema ma genera profitto, come Deborah sostiene nelle pagine del suo ultimo libro edito da Mondadori Electa Sostenibilità e profitto. Il binomio del successo nel prossimo futuro, scritto a quattro mani con la giornalista Maria Chiara Voci e le illustrazioni di Nicolò Canova. Un viaggio di ricerche, domande, confronti con 21 professionisti e imprenditori provenienti da settori ed esperienze molto diverse sul tema della sostenibilità.
“È possibile creare un mondo migliore – conclude Deborah – nonostante tutte le difficoltà e tutti gli interessi opposti. È una responsabilità di cui devono farsi carico da una parte le associazioni di categoria e dall’altra i first mover. È il tessuto imprenditoriale, infatti, sostenuto dalla volontà politica, che deve farsi fautore di un cambio di paradigma che porterà all’accettazione di comportamenti consapevoli da parte dei consumatori in un’ottica top down. Sono le aziende leader di mercato che devono portare avanti politiche di sviluppo sociale e ambientale poiché sono le uniche che hanno persone e risorse monetarie a disposizione. Solo l’esempio e la condivisione di modelli possono dare origine a un vero pensiero sostenibile.”
La filiera green
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