Per gli scienziati francesi si tratta di una corsa contro il tempo. L’innalzamento del livello delle acque dovuto al riscaldamento globale, unito all’inquinamento marino, sta minando anno dopo anno i capolavori dell’arte rupestre, quelli custoditi nella grotta di Cosquer nelle acque davanti a Marsiglia. Decorata con disegni unici al mondo, ora che corre il rischio di scomparire.

Per tenere traccia di questo patrimonio unico, i sommozzatori archeologici stanno intensificando le esplorazioni per portare a termine una rappresentazione virtuale della grotta, mentre a pochi chilometri di distanza, nel cuore di Marsiglia, tecnici e artisti stanno completando la costruzione di una replica per il grande pubblico, per una mostra che sarà inaugurata il 4 giugno. “Il nostro obiettivo fantastico sarebbe quello di portare la grotta in superficie”, sorride uno dei sommozzatori, Bertrand Chazaly, responsabile delle operazioni di digitalizzazione. “Una volta completata, la nostra grotta di Cosquer virtuale, con precisione millimetrica, sarà uno strumento di ricerca indispensabile per curatori e archeologi che non possono accedere fisicamente al sito”.

Una delle insenature davanti la città di Marsiglia
Una delle insenature davanti la città di Marsiglia 

Un improvviso innalzamento dell’acqua

L’accesso a questa grotta, risalente a 30.000 anni fa, avviene attraverso l’ingresso originale nel fondale marino, quindi seguendo un passaggio allagato di oltre 100 metri che conduce a una caverna, la maggior parte della quale è sommersa. All’interno, i muri ancora asciutti mostrano incisioni e disegni risalenti Paleolitico superiore, in particolare di animali marini, foche e pinguini. Uno “shock estetico” confida l’archeologo Luc Vanrell, 62 anni, di cui 30 passati a studiare questo sito. Ma oggi questa grotta è minacciata di estinzione. Dopo un improvviso innalzamento del livello del mare di 12 centimetri nel 2011, i livelli dell’acqua stanno aumentando di pochi millimetri ogni anno.

Le pareti decorate

Le pareti decorate della grotta testimoniano la varietà di animali presenti nel sito: cavalli, stambecchi, bovini, cervi, bisonti e antilopi, ma anche foche, pinguini, pesci, nonché un felino e un orso: in totale sono rappresentate 229 figure di 13 specie. Sono stati registrati anche sessantanove stencil di mani rosse o nere e tre impronte di mani involontarie, comprese quelle di bambini, oltre a diverse centinaia di segni geometrici e otto rappresentazioni sessuali maschili e femminili. Questa ricchezza grafica è dovuta all’eccezionale durata dell’utilizzo della grotta da parte di uomini e donne preistorici “tra 33.000 e 18.500 anni fa”, secondo le ultime datazioni, spiega Vanrell.

“All’epoca eravamo in piena era glaciale, il livello del mare era più basso di 135 metri e la costa era più lontana di 10 chilometri, spiega l’archeologo Michel Olive, responsabile dello studio della grotta presso il Dipartimento regionale di archeologia (DRAC) “L’ingresso della grotta, leggermente rialzato e rivolto a sud, si affacciava su una vasta pianura coperta di erba e protetta da scogliere, un luogo estremamente favorevole per l’uomo preistorico”. 

Scoperta per caso

Nel 1985 Henri Cosquer, subacqueo professionista e istruttore di scuola di immersione, ha raccontato di aver scoperto per caso l’ingresso sottomarino della grotta, a 15 metri dalla riva. A tappe, ha poi osato avventurarsi nel lungo tunnel che sale per 137 metri prima di finire in una cavità scavata dall’acqua e dal tempo nel massiccio calcareo.

Danno irreversibile

Per i successivi trent’anni sono state effettuate decine di missioni archeologiche per studiare e preservare il sito e per inventariare i suoi tesori grafici. Le risorse stanziate hanno subito la concorrenza della grotta Chauvet, scoperta più tardi, nel 1994, ma di più facile accesso. L’allarme viene lanciato nell’estate del 2011, quando Michel Olive e Luc Vanrell notano l’improvviso innalzamento del livello dell’acqua e il danneggiamento irreversibile di alcuni pannelli. “Tutti i dati raccolti mostrano che l’acqua sale sempre più velocemente”, conferma la geologa Stéphanie Touron, specialista di grotte decorate presso il Laboratoire de recherche des monuments historiques in Francia. “Il mare, che si alza e si abbassa nella grotta in base alle variazioni climatiche, lava le pareti e mina il terreno ricco di informazioni”, spiega. Non solo.

Anche la grotta di Cosquer sta subendo le conseguenze dell’inquinamento da microplastiche, che accelera il degrado delle pitture. Di fronte a queste minacce, lo Stato francese, proprietario del sito che è stato classificato come monumento storico nel 1992, ha avviato uno studio nazionale per registrare questo patrimonio il prima possibile. Una nuova missione guidata dall’archeologo Cyril Montoya, con l’obiettivo di comprendere meglio l’attività degli uomini preistorici nella grotta, dovrebbe iniziare quest’estate. 

La sfida della replica

Non appena la grotta è stata scoperta, è nata l’idea di realizzarne una replica per un vasto pubblico. Ma solo nel 2016 la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra ha deciso di allestirla nella Villa Méditerranée, un edificio moderno e inutilizzato situato nel cuore storico della seconda città francese, accanto al Mucem, il Museo delle Civiltà Europee e Mediterranee. Per la società Klébert Rossillon, incaricata di progettare, costruire e gestire la ricostruzione – un progetto da 23 milioni di euro, di cui 10 finanziati dalla regione – la sfida era grande: inserire la replica della grotta in uno spazio più piccolo rimanendo il più possibile fedele all’originale.

L'arte rupestre nella Gritta Cosquer (Marsiglia), in Francia (foto: Luc Vanrell/ Bradshaw Foundation)
L’arte rupestre nella Gritta Cosquer (Marsiglia), in Francia (foto: Luc Vanrell/ Bradshaw Foundation

Alla fine, dopo una leggera riduzione della scala, “saranno mostrati 1.750 mqdi grotta, il 100% delle pareti dipinte e il 90% delle pareti incise”, assicura Laurent Delbos, responsabile del progetto. Per attenersi all’originale, l’azienda ha usufruito dei dati di modellazione 3D della grotta raccolti dagli archeologi. E si è affidata a un team di specialisti in repliche di grotte decorate con cui aveva già costruito un duplicato della grotta Chauvet nell’Ardèche nel 2015.