Wimbledon quest’anno è più verde del solito. Non solo per i suoi celebri campi, ma anche per un approccio alla sostenibilità che guarda lontano. Lo spiega Hattie Park, responsabile della sostenibilità dell’All England club che organizza il torneo: “Wimbledon è essenzialmente un giardino inglese. Se vogliamo continuare a giocare e seguire il tennis all’aperto, dobbiamo garantire un ambiente resiliente”. Cambiamento climatico e inquinamento mettono a rischio il fragile equilibrio dell’erba; e decine di migliaia di tifosi impattano direttamente sulle emissioni, la produzione di rifituti e i consumi energetici.
Wimbledon, torneo seguito in tutto il mondo, è il palcoscenico perfetto per creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile per i grandi eventi sportivi. La transizione sta accelerando, e quest’anno lo si nota subito appena ci si avvicina ai campi: sulle strade solo veicoli elettrici, attenzione spasmodica ai rifiuti e al riciclo, fontanelle per ricaricare d’acqua le bottigliette. E poi molti dettagli nascosti da scoprire. Il lavoro però è ancora tanto, a Wimbledon così come in tutto il settore degli eventi sportivi: uno studio del 2017 dell’Università di Cardiff ha rivelato che la partecipazione a eventi sportivi aumenta in media di sette volte l’impronta ecologica delle persone, principalmente a causa dei viaggi e del consumo di cibo e bevande.
Obiettivo net zero ed elettrificazione
Wimbledon si è impegnato a raggiungere zero emissioni nette entro il 2030. Già oggi i campi sfruttano solo energia rinnovabile, e su tetti e coperture sono usati pannelli fotovoltaici che alimentano gli edifici. La decarbonizzazione ha coinvolto tutto il parco auto, bus e tosaerba, elettrici al 100%. Entro il 2027 verranno eliminati gli ultimi fornelli a gas dalle cucine.
Cibo a bassa impronta di carbonio
Alcuni cambiamenti richiedono tempo, spiega Hattie Park, altri una rivoluzione nelle abitudini, a partire da ospiti e spettatori: “Le persone possono essere incredibilmente resistenti ai cambiamenti, forse la sfida più grande è proprio questa. Durante il torneo possiamo fare piccole modifiche per persuaderli e così raggiungere i nostri obiettivi”. Gli esempi di queste ‘spinte gentili’ partono dal cibo. “L’anno scorso abbiamo introdotto nel menù delle segnalazioni per mostrare i piatti con impronta di carbonio molto bassa, segnate con una A; e quelle a impronta bassa, segnate con la B”. Un modo per affrontare la sostenibilità a tavola uscendo dalle sole categorie vegetariano o vegano.
No alla plastica monouso e riciclo dei rifiuti
La plastica monouso è praticamente scomparsa e ogni bicchiere è riutilizzabile, anche nelle fontanelle d’acqua: viene pagata una cauzione di una sterlina, ma chi vuole può gettare il bicchiere in un contenitore, così donando la sua sterlina alla fondazione del torneo, che la userà per iniziative di beneficenza. “L’anno scorso abbiamo raccolto 139.102 sterline”, spiega Park. “È necessario un approccio olistico, capace di unire diversi settori e creare nuove pratiche che facciano capire i benefici della sostenibilità a tutto tondo”. Tutti i rifiuti sono differenziati e nessuno finisce in discarica.
Un evento a “biodiversità positiva”
Wimbledon è celebre anche per i suoi fiori, che ogni anno conquistano sempre più spazio. Sulla facciata del campo campo numero 1 è stato creato un Living Wall, ricco di piante e fiori che attirano diverse specie di insetti impollinatori. Nel ‘Central court’ invece è stato installato un bug hotel, una struttura che può ospitare api e altri insetti. Per il 2030 Wimbledon vuole raggiungere un ‘net gain’ sulla biodiversità, ovvero creare un’area capace durante l’anno di ospitare e far prosperare sempre più specie vegetali e animali. Una missione che Martyn Falconer, capo giardiniere, ha preso a cuore: “Certo, ci sono specie invasive che dobbiamo eliminare per garantire la sicurezza degli ospiti, ma a Wimbledon c’è spazio per tutti”.
Per fertilizzare le piante vengono usati i fondi dei caffé dei bar e delle lounge degli sponsor e l’uso di torba è ridotto di anno in anno e nel 2027 dovrebbe terminare. Persino le ghiande che cadono dagli alberi non vanno sprecate: se ne raccolgono 100.000 all’anno che vengono consegnate ai vivai della città di Londra. L’obiettivo di quest’anno è creare la prima analisi ecologica della biodiversità della struttura, così da avere indicatori più accurati a disposizione. I pilastri della sostenibilità di Wimbledon si basano sulle buone pratiche, la scienza e la capacità di influenzare spettatori e sportivi. Basta passeggiare tra un campo e l’altro per capire che la partita verde di Wimbledon si sta vincendo: chiunque trovi un rifiuto per terra, magari caduto per sbaglio da uno spettatore sbadato, lo raccoglie e lo butta nel cestino giusto, a costo di prendere un po’ di pioggia in più. “La nostra influenza ha un potere enorme qui a Wimbledon, possiamo raggiungere così tante persone”, conclude Park.