Per dormire sonni tranquilli c’è bisogno, proverbialmente, di materassi comodi. Per salvare il pianeta, occorre però che siano (anche) ecosostenibili. E se oggi in Europa il 90% di quelli commercializzati è totalmente sintetico, creato a partire dall’inquinante poliuretano, materiale inquinante che finisce in discarica, c’è chi prova a invertire la tendenza. Come? Attingendo alla natura e in particolare a una pianta, l’Hevea Brasiliensis, l’albero della gomma, da cui si ricava un lattice completamente biodegradabile, senza per questo rinunciare a comfort e traspirabilità.
L’intuizione è di un ingegnere brianzolo di trentacinque anni: si chiama Davide Ballotta e insieme ad Antoine Loredo, che di anni ne ha trentadue, ha creato nel 2018 una startup, Kipli, nata con l’obiettivo – spiegano – “di rivoluzionare il modo di abitare delle persone aprendo il mercato della casa naturale in Europa”. Cominciando, per l’appunto, dal letto. Così, tra i prodotti di arredo per la casa al 100% naturali, sani e sostenibili, soluzioni alternative in un mercato ancora popolato da produttori di materiali chimici e sintetici, spunta un materasso la cui “anima” – si chiama così, in gergo tecnico, la parte interna all’interno della fodera – consiste in una sostanza totalmente vegetale, senza alcun componente chimico o tossico e con un impatto positivo sull’ambiente. “Già – annuisce Ballotta – perché alla fine della sua vita il materasso Kipli è completamente biodegradabile”.
E prende dunque forma una storia decisamente glocal in una fabbrica del piccolo paese di Caronno Pertusella, nel Varesotto. Qui Davide ha preso le redini di un’azienda di famiglia, avviata dallo zio Mario, lunghi trascorsi in Pirelli prima di uno slancio creativo tradotto nell’idea di aprire una fabbrica di materassi elastici, durevoli, ma soprattutto a impatto zero. Allora – era il 2012 – Davide studiava ingegneria. “Ho seguito un percorso di studi in statistica e ingegneria energetica, fino a quando ho trovato lavoro in uno studio nelle Marche per poi trasferirmi a Parigi e continuare la mia carriera presso Pertimm, la società che ha fondato il motore di ricerca Qwant. Quando mio zio è venuto a mancare ho deciso di rimettermi in gioco proseguendo la tradizione di famiglia”. Oggi Kipli è tra le poche aziende in Europa che realizzano materassi interamente in lattice, in un mercato popolato quasi esclusivamente da materassi sintetici. E nei suoi primi quattro anni di vita la start-up ha già raggiunto 10 milioni di euro di fatturato.
Perché dormire bene dipende da una moltitudine di fattori – in primis stress, stile di vita e l’alimentazione – ma anche dalla qualità del materasso. “Temperatura, umidità e luce incidono sul nostro riposo, ma anche il sistema-letto, ossia l’insieme di cuscini, materasso e doghe” continua Davide. “Un buon materasso deve avere la capacità di respirare per mantenere costante la nostra temperatura corporea. Molti credono di avere problemi di insonnia e si alzano stanchi anche dopo ore e ore passate nel letto, ma in pochi valutano il cambio del materasso, una cosa che viene spesso data per scontata. Il punto è che non tutti i consumatori sanno che il 90% dei materassi commercializzati in Europa oggi sono totalmente sintetici e fatti in poliestere”, spiega. Questo derivato della plastica può prendere diversi nomi accattivanti, come “memory foam”, schiuma tecnica e altri appellativi che portano ad acquistare prodotti apparentemente sostenibili, ma che in realtà nascondono materiali altamente nocivi per la salute e l’ambiente. A confermarlo è anche lo studio israeliano “Volatile Organic Compound Emissions from Polyurethane Mattresses under Variable Environmental Condition”, un’indagine che Kipli ripropone in Italia per la prima volta con il supporto dell’Università di Bari, guidata da Gianluigi de Gennaro, Docente di Chimica dell’Ambiente, insieme al Corso di Laurea in Scienze Ambientali di Taranto e del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
Lo studio, appunto, conclude che i materassi in poliuretano, se testati in condizioni reali, sono un’importante fonte di emissioni di VOC (Volatile Organic Compound), causate dalla diffusione delle sostanze volatili dall’interno alla superficie dei materiali e quindi dall’evaporazione delle stesse nell’aria. Infatti, se il poliuretano conviene a chi lo produce (costa quattro volte in meno del lattice naturale, pesa circa la metà delle materie naturali e può essere tagliato e sagomato per prendere qualsiasi forma), non sembra altrettanto in linea con un approccio rispettoso verso il Pianeta. Tutta colpa di due elementi chimici, il diisocianato di toluene (TDI) – riconosciuto come cancerogeno dall’U.S. Centers for Disease Control – e il diisocianato di metilene difenile che – mescolati con acqua, polioli e catalizzatori – generano la reazione chimica che dà vita alla schiuma di poliuretano. “In più – denuncia Davide – per la produzione di poliuretano viene utilizzata una quantità elevata di energia, si decompone in 500 anni e la sua cosiddetta resilienza è inferiore a quella di alcune materie naturali.”
Al contrario il lattice naturale, “oltre a essere biodegradabile e tra i materiali più confortevoli e tra i più rinnovabili – di fatto la sua produzione comporta in media il 22% di emissioni in meno – ha alte caratteristiche di traspirabilità, è privo di elementi tossici e trattamenti chimici e una durabilità superiore a qualunque materiale sintetico”. Dalla piccola Brianza i materassi sostenibili hanno già raggiunto i mercati di sei paesi europei (Italia, Francia, Germania, Belgio, Spagna, Svizzera), puntando con forza sull’e-commerce, con qualche selezionato punti vendita di cui uno a Parigi e uno a Lione. E non finisce qui: “Kipli nasce per educare i consumatori e combattere l’inquinamento, a partire dal modo in cui abitiamo la casa. Per questo puntiamo alla rigenerazione e all’utilizzo di materiali per creare arredi dai più alti standard qualitativi in termini di comfort, durabilità e, soprattutto, ecocompatibili”.