Una serie di buchi perfetti scoperti a 2,7 chilometri di profondità nell’oceano Atlantico. Fori dalla strana forma, uno in fila all’altro, ripetuti a distanza regolare. Le fotografie del ritrovamento sono state pubblicate sui profili social del progetto Ocean Exploration della National Oceanic and Atmospheric Administration, l’ente pubblico americano che si occupa della ricerca oceanografica.
Uno dei luoghi più misteriosi del pianeta
Avvistati a Nord delle Azzorre, quei buchi misteriosi corrono lungo una cresta vulcanica sul fondo dell’oceano la Mid-Atlantic Range, una catena montuosa sottomarina, lunga decine di migliaia di chilometri. Uno dei luoghi più misteriosi del pianeta. Qui un mezzo telecomandato dai ricercatori ha scandagliato il fondale – in parte ancora inesplorato – trovando questi buchi allineati a distanza regolare nella sabbia. Per la verità, non è la prima volta che gli scienziati li avvistano. É già accaduto nel luglio 2004, “a circa 27 miglia di distanza dal luogo dell’avvistamento attuale, sempre lungo la dorsale media-atlantica settentrionale”, ha raccontato Emily Crum, portavoce della NOAA.
I post degli scienziati
Gli scienziati però non sono riusciti a dare una risposta e le foto rimbalzate sui social hanno scatenato la curiosità di migliaia di persone in tutto il mondo. Sono stati gli stessi ricercatori a rilanciare le immagini con post pubblicati sia su Twitter che Facebook.
“L’origine dei buchi ha sconcertato gli scienziati”, hanno scritto sui profili dell’Ocean Exploration della National Oceanic and Atmospheric Administration. “Sembrano fatti dall’uomo, ma i piccoli mucchi di sedimenti intorno a loro suggeriscono che siano stati scavati da…qualcosa. Qual è la tua ipotesi?” Hanno chiesto coinvolgendo il pubblico.
Decine le risposte arrivate e condivise sui social. C’è chi è convinto che siano tracce di un animale, oppure di un’operazione segreta condotta da qualche compagnia petroliferia o azienda per cercare minerali o combustibili. Alcuni utenti hanno dato risposte più scientifiche avanzando l’ipotesi che possa trattarsi di fenomeni di erosione, correnti d’acqua che scorrono sotto il fondale o grotte sotterranee.
Le ipotesi
I due scienziati Michael Vecchione, biologo di profondità della NOAA che ha partecipato ad entrambe le spedizioni, e Odd Aksel Bergstad ex ricercatore dell’istituto di ricerca marina in Norvegia in un articolo apparso sul New York Times spiegano chiaramente i motivi per i quali non sono stati in grado di determinare in modo definitivo l’origine delle buche o come sono state costruite. Al momento fanno solo ipotesi. Ossia, che il sedimento rialzato possa indicare lo scavo da parte di un organismo che vive lì sotto, oppure di un grosso animale che vive sulla superficie del fondale e che ha scavato attraverso un’appendice alimentare.
Tracce di vita
I due esperti hanno usato il termine lebensspuren per descrivere i buchi, che si traduce in tracce di vita riferendosi a modelli nei sedimenti superficiali creati dalla bioturbazione (sedimenti lasciati da organismi viventi). Questi lebensspuren, spiegano, ricordano molto gli icnofossili avvistate sulle rocce marine profonde. Ma queste sono solo ipotesi e la vera origine dei buchi non è stata ancora svelata.
“C’è qualcosa di importante che sta succedendo lì sotto e non sappiamo cosa sia”, ha detto al NYT il professor Vecchione “Questo mette in evidenza il fatto che ci sono ancora misteri là sotto da scoprire”.
L’obiettivo della missione denominata Ocean Exploration è proprio questa: studiare l’ambiente della dorsale medio-atlantica, questa enorme catena montuosa che si estende per 16 mila chilometri nelle profondità oceaniche. I ricercatori vogliono capire come si sviluppa la vita marina attorno ai vulcani sottomarini e come questa sia influenzata dai processi geologici.