Le signore del clima che avevano vinto a Strasburgo hanno perso nel loro paese, la Svizzera. Il Parlamento svizzero ha infatti respinto una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che ad aprile aveva stabilito che il Paese aveva violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo: non stava facendo abbastanza per contrastare il cambiamento climatico. Si era trattato di una sentenza storica, dato che era la prima volta che uno stato veniva condannato in una causa sul clima riconoscendo che le mancate misure a tutela dell’ambiente sono una violazione dei diritti umani, in particolare quello alla vita privata e familiare che le autorità sono invece chiamate a proteggere. In pratica, aveva sostenuto che la Svizzera aveva fallito nel quantificare un limite alle emissioni nazionali di gas serra non applicando nessuna misura per garantire gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Erano state proprio 2.500 signore che si erano riunite in un’associazione KlimaSeniorinnen Schweiz (Anziane per il clima) a presentare ricorso sostenendo che il governo avesse violato i loro diritti venendo meno agli impegni sul tema. Proprio nello stesso momento in cui il servizio meteo dell’Unione europea Copernicus aveva segnalato che mai era stato registrato un marzo così caldo come quello del 2024. Oltre ad essere il decimo mese di fila a battere questo record. Ora le signore del clima si sono dette: “Scioccate e tradite”.


La decisione ora passa al governo svizzero

La Corte dei diritti dell’uomo, il cui parere non è impugnabile ma in teoria vincolanti per tutti gli stati membri che hanno ratificato la Convenzione, non aveva specificato cosa la Svizzera avrebbe dovuto fare per migliorare la situazione, limitandosi a scrivere che “doveva fare di più per affrontare gli obblighi relativi al cambiamento climatico”. Entrambe le camere che formano il parlamento svizzero invece hanno sostenuto di non dover intervenire. Non solo hanno risposto che il paese disporrebbe già di un’efficace strategia di contrasto al cambiamento climatico, ma anche che la Corte avrebbe espresso un giudizio al di fuori della sua giurisdizione. Alla fine, i deputati hanno rinviato la decisione al governo che a sua volta si è dato tempo fino ad agosto. L’atteggiamento della Svizzera potrebbe avere conseguenze anche più ampie rispetto alla causa sul clima intrapresa dall’associazione di donne. Perché è raro che uno stato si opponga ufficialmente a una decisione e la reputi inammissibile, cosa che invece sta facendo la Svizzera.

Una delle manifestazioni delle Anziane per il clima insieme ai giovani attivisti europei  
Una delle manifestazioni delle Anziane per il clima insieme ai giovani attivisti europei   


Ma cosa succede se il paese si rifiuta di attenersi alla richiesta della CEDU? Il problema è che non esiste un organo che assicuri l’attuazione delle sentenze della Corte dei diritti dell’uomo, anche se vengono ritenute sia da un punto di vista politico che simbolico, fondamentali. Di solito gli stati condannati, seppur con tempi molto lunghi, tendono ad adattarsi alle decisioni. È accaduto anche all’Italia che dopo la condanna nel 2015 da parte della Corte ha impiegato due anni per inserire nel proprio codice penale il “reato di tortura”. Ora però altri Paesi che hanno ricevuto un’ingiunzione potrebbero seguire l’esempio della Svizzera.

Chi sono le “KlimaSeniorinnen”

L'associazione Anziane per il clima festeggia la sentenza della Corte dei diritti dell'uomo 
L’associazione Anziane per il clima festeggia la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo  

L’associazione Anziane per il clima sono sostenute da Greenwich Svizzera, che le supporta anche per quanto riguarda i costi processuali. “Dato che i periodi di caldo estremo sono un grave rischio per la salute di noi donne anziane e che è in gioco tutto quanto ci sta a cuore, urge impegnarsi in qualsiasi modo per arrestare la catastrofe climatica” aveva scritto la copresidente di Basilea Rosmarie Wydler-Wälti. La loro iniziativa aveva ricevuto l’appoggio anche degli attivisti più giovani. Davanti alla Corte in attesa della sentenza, ad aprile, accanto agli striscioni delle “nonne per il clima” erano apparsi anche i cartelloni coloratissimi dei ragazzi. Quella stessa sentenza che ora non viene riconosciuta. Ed ora le donne svizzere che erano riuscite a portare a Stasburgo la questione climatica si sentono “scioccate e tradite”. 

Eppure solo pochi mesi fa, la Svizzera in qualche modo aveva dato rassicurazioni.  Alain Chablais che aveva rappresentato il Paese nelle udienze davanti la Corte aveva commentato: “Dobbiamo, in buona fede attuare ed eseguire la sentenza”. Cosa è accaduto nel frattempo?