Gli occhi dal cielo lo seguono con costanza e nel frattempo il cuore di ricercatori, pescatori e conservazionisti batte per la paura. All’attuale rotta, il più grande iceberg del mondo potrebbe finire in collisione contro l’isola britannica della Georgia del Sud, mettendo a rischio l’esistenza di pinguini, foche e pesci. Stiamo parlando di A23a, un iceberg grande quanto due volte Londra o come quasi tre volte Roma, una gigantesca massa di ghiaccio di quasi 3500 metri chilometri quadrati con vette intorno ai 400 metri. A dicembre, dopo essere rimasto “fermo” ruotando sul proprio asse in una zona remota dell’Antartide per diversi mesi, A23a ha ripreso ad andare alla deriva.
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Rotta incerta
La direzione, per via di correnti e spostamenti all’interno dell’oceano antartico, è variabile: i satelliti indicano che la rotta attuale potrebbe portare il grande iceberg a impattare contro isole e coste della Georgia del Sud, luoghi oggi fondamentali per la biodiversità antartica, dei veri e propri rifugi per la sopravvivenza di molte specie. Ad essere minacciati ci sono intere colonie di pinguini, foche, uccelli, pesci e lo stesso comparto della pesca. Adesso A23a risulta a circa 280 chilometri di distanza da quei luoghi e sia la sua rotta sia il suo futuro sono incerti.
Mostra segnali di cedimento
Nelle rilevazioni di qualche mese fa il grande iceberg era stimato intorno a 3900 chilometri quadrati, ora invece dopo la navigazione verso nord, incontrando acque più calde, è passato a circa 3500, dando segnali di cedimento. I bordi stanno perdendo gigantesche lastre di ghiaccio che si stanno lentamente sciogliendo e nel caso l’iceberg dovesse raggiungere le isole della Georgia del Sud non è chiaro come potrebbe comportarsi: c’è il caso che si areni nuovamente, oppure inizi un processo di frantumazione. Se dovesse rompersi ulteriormente, gli scienziati, come hanno raccontato alla Bbc, temono varie conseguenze: dall’aumento improvviso di nutrienti nelle acque che potrebbero sconvolgere gli ecosistemi locali così come, fatto già accaduto in passato con altri iceberg, la presenza di una tale massa potrebbe compromettere la vita di uccelli, foche, pinguini, otarie e elefanti marini impedendo loro di spostarsi per nutrirsi, tagliando di fatto l’accesso al mare.
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Fermo per anni, poi alla deriva
Staccato dalla piattaforma Filchner in Antartide nel 1986 e poi rimasto fermo per anni, da quando A23a ha ripreso la sua corsa è diventato nuovamente motivo di preoccupazione per marinai, scienziati e pescatori che stanno monitorando costantemente, grazie ai satelliti, il suo andamento dato che vasti segmenti della gigantesca massa potrebbero dividersi all’improvviso, così come dar vita ad altre città galleggianti fatte di ghiaccio. Ci sono timori infatti che possa ripetersi la storia di 20 anni fa, quella in cui l’iceberg A38 nel 2004, dopo essersi arenato, creando enormi blocchi di ghiaccio che impedivano agli animali di alimentarsi portò alla morte diversi esemplari di pinguini e di foche.
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Rischio anche per le navi
“La Georgia del Sud si trova in una zona di iceberg, quindi è prevedibile un impatto sia sulla pesca che sulla fauna selvatica” ha ricordato alla Bbc l’ecologo marino Mark Belchier, consulente del governo della Georgia del Sud, aggiungendo come oggi “anche a causa degli impatti della crisi climatica e all’aumento delle rotte di navigazione gli iceberg sono un problema crescente, soprattutto per la sicurezza delle navi”. Ma in caso di collisione con il territorio d’oltremare britannico della Georgia del Sud i danni maggiori sarebbero probabilmente alla fauna locale, sia a livello di chimica dell’oceano, sia perché in questo periodo di estate antartica (fino a febbraio) molti animali sono in fase di riproduzione ed alcune colonie, come quelle dei pinguini imperatori, sono esposte e vulnerabili: con la via d’accesso al mare bloccata potenzialmente da A23a sarebbe davvero complicato alimentare i piccoli.
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Di certezze però, sul futuro del grande iceberg, visto il suo carattere imprevedibile, ne abbiamo davvero poche: un’altra possibilità è infatti quella che nei giorni cambi rotta, eviti la Georgia del Sud e per via delle acque più calde del nord inizi sempre di più a frantumarsi e rimpicciolirsi.