Galline che giocano sull’altalena, ascoltano musica classica e si rilassano in piscina. Al Pollaio sociale di Toscanella di Dozza, in provincia di Bologna, scene finora viste soltanto nei cartoni animati sono la quotidianità. Si tratta di un pollaio di comunità, dove con un contributo di 100 euro l’anno è possibile adottare una gallina e avere in cambio una fornitura annuale di 250 uova fresche. A prendersi cura degli animali sono i 22 ragazzi disabili del centro occupazionale “La tartaruga”. Tutti giorni, a turno, in base alle loro abilità e attitudini, puliscono i pollai, danno da mangiare alle galline, raccolgono le uova, le confezionano, le distribuiscono equamente tra gli utenti che aderiscono al progetto e con un whatsapp li avvisano che le uova sono pronte per il ritiro.
Il pollaio è nato nel 2015, da un’idea di un’agronoma che all’epoca lavorava alla Seacoop, la cooperativa che gestisce il centro. “Tra le varie attività del centro c’era già un orto, e ci siamo detti ‘Un pollaio sociale? Perché non provarci!'” racconta Simona Landi, responsabile comunicazione alla Seacoop. “I primi tempi abbiamo fatto un po’ di frittate” ricorda Franco Zanelli, coordinatore del centro “c’è voluto un po’ per capire che l’uovo è delicato” ma ora i ragazzi sono quasi del tutto autonomi nello svolgere i compiti quotidiani. E se le prime volte c’era chi scappava impaurito alla vista dei pennuti, adesso capita che “te li vedi arrivare con una gallina in braccio” sorride Zanelli.
Le galline, un centinaio quelle che attualmente popolano il pollaio, di giorno sono libere di razzolare in giardino e a sera rientrano autonomamente, in una struttura costruita in ottica green interamente in legno. Con materiali di riciclo, poi, sono stati realizzati alcuni giochi, che rilassano gli animali e divertono i lavoratori. “Con i pallet abbiamo realizzato dei ripari, dove le galline possono giocare a nascondino e proteggersi dal sole. Con alcune assi, invece, abbiamo creato un’altalena” spiega Zanelli. Ma le galline del Pollaio sociale sono davvero fortunate. Oltre alla grande attenzione alla loro dieta, a base di mangimi esclusivamente naturali e scarti dell’orto, possono godere persino di una piscina: uno spazio in cui viene buttata la cenere del forno a legna mescolata a della sabbia. “Sono degli ottimi disinfettanti e antiparassitari naturali” spiega Zanelli “le galline ci si stendono sopra, pare vadano in una spa”.
E in quello che appare un albergo di lusso non poteva di certo mancare la buona musica. “Avevamo letto di alcuni studi scientifici secondo cui la diffusione di musica classica negli allevamenti di mucche favorisce la produzione del latte e abbiamo voluto provarci anche noi” racconta Zanelli. “A noi non interessa la produzione intensiva, quanto il benessere delle galline e di chi lavora al centro” continua. Tra gli scopi principali del pollaio sociale, infatti, c’è il voler trasmettere il rispetto e la cura per l’animale. E a giudicare dalle reazioni dei ragazzi, gli operatori del centro stanno facendo un buon lavoro. Quando piove, per esempio, non è difficile sentire esclamare “Povere galline, ora si bagnano!”.
Valori in cui si cerca di coinvolgere anche gli utenti. “Non facciamo spedizioni, spiega Landi, “perché ci teniamo che chi aderisce al progetto si interfacci direttamente con i ragazzi”. E gli instancabili lavoratori non vedono l’ora che arrivi il momento della consegna: “Quando suona il campanello c’è la gara per andare ad aprire la porta” spiega Zanelli e spesso accade che chi va a ritirare le uova spesso si fermi qualche minuto e chiede di fare un giro nel pollaio, magari accompagnati da un ragazzo che volentieri si offre di fare da cicerone.
“‘Pollaio sociale’ è un marchio registrato – spiega Landi – vorremmo creare in tutta Italia una rete di pollai che sposino i nostri valori, coinvolgendo realtà del terzo settore”. Attualmente ne sono già nati tre: a Villa Verrucchio – in provincia di Rimini -, a Cesena, a Brescia e a breve ne aprirà uno anche a Forlì. La speranza è che l’uovo di qualità, di galline felici allevate in giardino, diventi un veicolo di promozione dell’inclusione.