Sembrano resilienti. Adattandosi alle nuove condizioni. Come il polpo, che gioca con un pallone di cuoio avvolgendolo con i suoi tentacoli. O come la Pelagia noctiluca, la medusa che prova a fare un sol boccone dell’involucro di un cioccolatino. E ancora: ascidie e molluschi gasteropodi colonizzano un bicchiere di carta, mentre una coppia di ghiozzi depone le uova all’interno di una confezione di fuochi artificiali, naturalmente abbandonata sui fondali. E poi c’è celebre seppia alle prese con un profilattico (scatto pluripremiato) e quello scatto iconico dei tempi della pandemia: un cavalluccio marino aggrappato a una mascherina chirurgica.
Ma quanto costa, agli organismi marini, dover fare i conti con l’inquinamento da plastica e, in generale, con la complessa convivenza con l’essere umano? La domanda è chiara, la risposta ispira la mostra fotografica “Watersurface”, in programma a Procida dal 4 agosto al 31 dicembre e inserita nell’ambito del programma della Capitale Italiana della Cultura 2022. Sul braccio del porto di Marina Chiaiolella gli scatti di tre fotografi subacquei di fama internazionale – Nicholas Samaras, Pasquale Vassallo e Guido Villani – dai quali parte un appello per la lotta contro la cosiddetta marine litter, l’inquinamento da plastica che interessa i mari di tutto il globo, e contro il fenomeno del ghost fishing, l’abbandono degli strumenti da pesca che continuano, in alcuni casi per anni, a causare danni alla fauna sommersa.
E c’è di tutto, in fondo al mare, davanti all’obiettivo dei fotografi: un binario ferroviario tagliato, utilizzato come punto di attracco, diventa la casa di un polpo comune, una bottiglia di birra ospita una bavosa farfalla (Blennius ocellaris) per deporre le uova, una nassa abbandonata diventa il rifugio di bellissimi nudibranchi. Verrebbe da sospettare che la natura sia, appunto, più forte di tutto. Ma è così? “Per chi, come noi, ama immersi è diventato evidente l’aumento della plastica sui fondali, negli ultimi anni”, sottolinea il napoletano Pasquale Vassallo, già premiato con il prestigioso “Plongeur d’Or” (Marsiglia, 2011) e “The Underwater Photographer of the Year” Marine Conservation (Londra, 2020). “E mi è dunque capitato di documentare situazioni quasi inverosimili, con ammassi di rifiuti sul fondo del mare. Ma se nelle nostre foto raccontiamo quel che è visibile, e per certi versi impressionante, a inquietarci deve essere soprattutto quel che non vediamo, e che ci inquieta: la plastica si frammenta in particelle sempre più piccole, fino a depositarsi nei tessuti degli organismi, anche in quelli che finiscono nei nostri piatti. Ma il bicchiere può essere mezzo pieno: purché invertiamo la tendenza, subito, evitando che il mare sia la nostra pattumiera”.
“Entro il 2025 gli oceani conterranno una tonnellata di plastica ogni tre tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce”, spiega Agostino Riitano, direttore di Procida 2022. “Nell’Oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii, galleggia un’isola di plastica di 1,6 milioni di km2, più di 400.000 volte la superficie dell’isola di Procida. Il Mediterraneo, secondo la ricerca ‘Beach Litter‘ di Legambiente, ha per ogni 100 metri lineari di costa circa 670 rifiuti. La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto: 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini, sono vittime dell’ingestione di plastica. Con questa grande mostra fotografica, che ben si sposa con il senso del dossier di Procida 2022, lanciamo così un messaggio forte e chiaro per la salvaguardia degli ecosistemi marini e dell’intero pianeta”.
Le fotografie saranno esposte lungo un percorso lineare di 50 metri, all’interno del porto di Chiaiolella, contribuendo alla rigenerazione di una sua area: con una serie di attività di sensibilizzazione sul riuso e sul riciclo, con il disincentivo dell’utilizzo delle auto (grazie anche alla gratuità, nell’anno da Capitale, del servizio di trasporto pubblico) e con la promozione dell’uso delle borracce in luogo dei monouso in plastica, Procida sta intraprendendo un percorso all’insegna della sostenibilità.
“Non ci sono alternative, se realmente abbiamo a cuore la biodiversità dei nostri mari”, spiegano, con Vassallo, Guido Villani, biologo marino presso l’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr. di Pozzuoli, che ha partecipato a numerose campagne di campionamenti e documentazioni fotografiche subacquee in Mediterraneo ed in vari Paesi esteri, e Nicholas Samaras, uno dei più appassionati e impegnati fotografi subacquei a livello mondiale, già premiato con il G.D.T. European Wildlife Photographer of the Year e gli Ocean Photography Awards e autore – tra l’altro – di collaborazioni con National Geographic, BBC Wildlife e Scuba Diving. “La foto del cavalluccio marino con la mascherina? L’ho scattata nel mare di Halkidiki, una penisola situata a Nord-Est della Grecia”, spiega Samaras. “La pandemia ha generato una quantità rilevante di rifiuti, molti dei quali sono finiti nei nostri mari”.