“Dopo 14 anni di ritardi e ostracismi istituzionali – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – finalmente a Taranto parte il primo parco eolico offshore del mar Mediterraneo. È un caso emblematico della via crucis autorizzativa del nostro Paese: il progetto proposto nel 2008 ha avuto la contrarietà degli enti locali e ricevuto il parere negativo della Sovrintendenza per un incomprensibile impatto visivo, considerando la presenza delle ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale.
Il caso di Taranto è purtroppo solo la punta di un iceberg perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile: il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che in Italia stanno investendo sulle fonti pulite. Speriamo che il caso di Taranto segni il punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, in una città che vive ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, con l’augurio che questa inaugurazione possa essere l’inizio del riscatto tarantino nel segno dell’innovazione e delle tecnologie pulite”.
Al Porto di Taranto per inaugurazione del primo impianto eolico del Mediterraneo. Con @Legambiente siamo stati dall’inizio, e da soli, a fianco del progetto. Che sia il primo di una lunga serie per accelerare il passaggio dalle fossili alle rinnovabili pic.twitter.com/a9VBu0ebI0
— edoardo zanchini (@EZanchini) April 21, 2022
Legambiente – oggi presente all’inaugurazione anche con la presidente del circolo di Taranto Lunetta Franco – ha organizzato un flash mob con lo striscione “Scusate il ritardo” per lanciare un doppio appello al governo.
Il primo è rivolto al premier Mario Draghi affinché vari al più presto un decreto sblocca rinnovabili per velocizzare lo sviluppo delle fonti pulite (in primis eolico, a terra e a mare, fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, agrivoltaico che non consuma suolo agricolo, digestori anaerobici per produrre biometano) e degli investimenti in accumuli, pompaggi e reti. Sarebbe la risposta più efficace all’attuale crisi energetica, ma anche un contributo concreto per produrre il 100% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035 come sta decidendo di fare la Germania.
Il secondo appello è indirizzato al ministro della Cultura Dario Franceschini affinché indirizzi le sovrintendenze, inclusa quella speciale sul Pnrr, a non ostacolare più la transizione ecologica. Ogni progetto viene bocciato a prescindere: serve un cambio culturale perché le rinnovabili modificheranno alcuni paesaggi ma ne miglioreranno altri, come quelli dove saranno smantellate le centrali termoelettriche con le loro alte ciminiere, e aiuteranno a combattere crisi climatica e smog.
“Questa inaugurazione – dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – rappresenta un punto di partenza importante per il futuro rinnovabile della Puglia. È la dimostrazione di come sia possibile uscire dalla dipendenza dall’estero e soprattutto di come la Puglia possa essere il laboratorio da cui parte la rivoluzione energetica del Mezzogiorno. La Regione oggi ha il dovere politico di imboccare la direzione giusta per spegnere le centrali termoelettriche di Brindisi, Candela, Modugno e Taranto, che contribuiscono a produrre il 70% di elettricità da fonti fossili sul territorio pugliese, favorendo lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, evitando di aspettare 14 anni per realizzare un parco eolico”.