“Ci siamo svegliati il 4 marzo ritrovandoci davanti ad un muro alto oltre un metro. Sulla battigia. Costruito in una notte. Sono stati i residenti ad avvertirci, ma quando siamo arrivati l’accesso alla spiaggia era già interdetto”. Barbara Bonanni, consigliere comunale a Fiumicino per Alleanza Verdi e Sinistra racconta cosa è accaduto qualche giorno fa ad appena 20 chilometri da Roma, sul litorale ad Isola Sacra, frazione del comune che ospita anche l’aeroporto internazionale.

Proprio su quel tratto di mare dove ancora sopravvivono i vecchi bilancioni dei pescatori, ben conosciuto da registi e musicisti che qui hanno girato video, è comparso un muro che limita l’accesso alla spiaggia. Primo segno tangibile di un mega progetto che da anni fa discutere chi abita vicino al Faro e che fino alla scorsa mattina era rimasto sulla carta in attesa di autorizzazioni: il progetto del nuovo porto turistico chiamato Fiumicino Waterfront. Porta la firma di una joint venture, la compagnia di crociere Royal Caribbean che dopo averlo comperato per 12 milioni di euro lo ha poi ceduto al 90% (così come il terminal di Civitavecchia) al fondo di investimento britannico Icon Infrastructure. Una storia che è stata ripresa anche sulle pagine del giornale britannico The Guardian che ha dedicato alla storia del porto privato da costruire sul litorale laziale un lungo reportage.

Fiumicino Waterfront, il rendering del porto crocieristico di Isola Sacra, a Fiumicino
Fiumicino Waterfront, il rendering del porto crocieristico di Isola Sacra, a Fiumicino 

Il progetto e lo stop

Due banchine per la verità ci sono già, ma abbandonate per da anni. “Sono lì dal 2010. Facevano parte del piano firmato dal costruttore Francesco Bellavista Caltagirone – spiega Barbara Bonanni – doveva essere la prima fase dei lavori per la creazione di un porto turistico e crocieristico composto da quattro grandi banchine, un hotel e un centro congressi”. Ma dopo i guai giudiziari (Caltagirone venne in quegli anni arrestato e poi assolto) il progetto fu abbandonato per un altro decennio. Fino a quando non è arrivata la Royal Carribean che ha visto in quelle due banchine dismesse, i segni della rinascita di quel famoso polo crocieristico privato a due passi da Roma. Tutto sembrava però fermo finché l’opera è stata inserita come “strategica” all’interno del Dpcm “Giubileo 2025”.

L’iter ancora fermo

Nel frattempo, i cittadini per paura di vedersi calare una valanga di cemento sulla spiaggia (vivono già accanto ad un grande aeroporto internazionale con tutti i problemi di inquinamento dell’aria) si sono uniti in un comitato molto attivo chiamato “Tavoli del Porto”. I promotori, dopo aver riunito tutte le associazioni che in questi anni hanno cercato di fronteggiare l’arrivo del cemento sulla spiaggia, hanno raccolto firme, promosso iniziative, chiesto incontri e seguito l’iter del progetto da Roma a Milano. Progetto che non ha ancora completato l’iter burocratico. “Ecco perché ci ha sorpreso la costruzione di quel muro in una notte – precisa la consigliera comunale di Fiumicino – il progetto infatti non ha ancora avuto l’ok del Ministero della Cultura all’interno della procedura della Valutazione di impatto ambientale. Passaggio indispensabile per il passaggio successivo: quello alla conferenza dei servizi. E comunque manca anche la concessione alla variante che dovrà vedere implementata anche la funzione crocieristica. E chi deve concederla? Certo non può essere il Comune di Fiumicino. Dunque perché costruire così di corsa quel muro?”. Non è l’unica Barbara Bonanno a porsi questa domanda. Lei intanto dalla mattina del 4 marzo, corre da un ufficio all’altro per cercare di capire cosa abbia dato un’accelerazione così violenta al cantiere.

Un progetto da 1,2 passeggeri all’anno

Era stato qualche mese fa proprio l’amministratore delegato della società Fiumicino Waterfront srl, Galliano Di Marco, a illustrare alla giunta il progetto del porto turistico “con accosto per una grande nave da crociera”. Il manager aveva tenuto a sottolineare che ad “accelerare e semplificare l’iter è stata la scelta di inserire l’opera come strategica all’interno del Dpcm sul Giubileo 2025”. E questo è il risultato.

Il nuovo porto “privato” ospiterà yacht da venti metri e mega yacht fino a 150 metri. Oltre a navi da crociera alte 72 metri – il doppio dell’altezza del faro di Fiumicino – in grado di ospitare 5mila passeggeri. A regime vedrà transitare 1,2 milioni di passeggeri all’anno, quindi circa 240 navi da crociera. Come ricompensa per il territorio, Waterfront Fiumicino ha messo il calcolo di circa 600 mila passeggeri che pagheranno le imposte di sbarco. Ci sono già le date: le prima navi secondo quel progetto sarebbero dovute attraccare a ottobre 2025. Mentre per “il completamento della marina per il diporto e per i mega yacht (pontili, servizi), la messa in esercizio del cantiere nautico e la realizzazione dell’edificio servizi e dell’hotel” nero su bianco era stato scritto “tra giugno e dicembre 2026”. Ma i lavori non sono nemmeno iniziati. Muro a parte.

“Il futuro non può essere il cemento”

“Dicono che il nuovo porto turistico porterà posti di lavoro, ma noi siamo convinti che ci sarebbero tantissime alternative, economicamente valide, senza dover deturpare il mare”, ripetono i cittadini. Ma quali sono le criticità, secondo il comitato? Intanto, il dragaggio della foce del Tevere dove è prevista la rimozione di 1.600.000 metri cubi di materiale che dovrà essere riutilizzato per il ripascimento delle spiagge. Anche se al momento non si sa se sia idoneo, lo deciderà l’Ispra valutandone le caratteristiche. Molti i dubbi sollevati anche sull’impatto sul traffico che avranno i turisti da portare verso e dalla capitale. A regime dovrebbero infatti transitare 1,2 milioni di passeggeri all’anno.

“Quel luogo ha ancora la sua magia”

Davanti al muro ogni giorno arrivano i cittadini, ancora increduli. Questa per tutti è la zona dei “trabocchi” dove si viene a vedere il tramonto. ”Per noi è un posto che ha ancora la sua magia – racconta Barbara – e forse non solo per noi visto che qui sono venuti i Tiromancino, Ultimo e Calcutta a girare un video, e molti registi lo hanno scelto come set”. E scorrendo il sito del Comitato “Tavoli del porto” e del “Comitato No Porto” si vedono infatti gli attori Valerio Mastandrea e Luca Marinelli mentre firmano una petizione contro il progetto della banchina privata per i mega yacht. Era il 2022. Forse in quel momento era ancora tutto possibile.