“I partiti si sono impegnati all’unanimità, ora la parola passa agli elettori”, così Antonello Pasini, fisico e climatologo, ha riassunto l’incontro avvenuto nella sede del Cnel a Roma tra il comitato “La scienza al voto”, composto da scienziati, urbanisti, fisici, geologi e esperti di ambiente e clima e rappresentanti dei partiti politici. Parole chiare che non hanno lasciato spazio a dubbi quelle del professor Pasini, coordinatore del comitato, che chiede a gran voce di riportare il tema del cambiamento climatico al centro non solo di programmi dei partiti, ma ora alla vigilia delle elezioni nell’agenda del futuro governo: “Ai partiti che ora stanno chiedendo agli italiani di scegliere che tipo di futuro vogliono per il nostro Paese, domandiamo un impegno su clima e ambiente che a questo punto non può essere solo una promessa elettorale, ma una scelta precisa: è necessario istituire un organismo scientifico di consulenza su clima e ambiente, per affiancare Governo e Parlamento. Rappresentativo della migliore scienza nazionale”.
Non si tratta però della solita “consulenza scientifica” ha tenuto a chiarire subito Pasini “perché non sempre il consulente scelto dal legislatore o dal governo si è poi dimostrata essere la migliore scelta possibile. Abbiamo avuto casi eloquenti in questo senso negli Stati Uniti di Donald Trump. Il comitato dovrà essere scelto dalla stessa comunità scientifica, l’unica ad avere le competenze che dovranno essere alla base delle future decisioni: non abbiamo più molto tempo per correre ai ripari”.
Dunque, la crisi climatica che in Italia, rischia di minare dalle fondamenta qualsiasi idea di sviluppo (situazione che è stata chiaramente descritta nella lettera alla politica italiana elaborata all’interno della Società Italiana per le Scienze del Clima) per gli scienziati deve tornare al centro dell’agire politico. Subito. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Sullo sfondo dell’incontro infatti e ricordati più volte, il racconto dei giorni drammatici vissuti dalla popolazione delle Marche e la tragedia della Marmolada, dove si piangono le vittime di un cambiamento climatico analizzato da anni dagli scienziati, ma poco recepito dai politici.
E i rappresentanti dei partiti hanno risposto all’appello degli scienziati – oltre al professor Pasini erano presenti Leonardo Becchetti, economista, e Carlo Barbante, chimico e climatologo – e davanti a loro, Paolo Arrigoni (Lega); Angelo Bonelli (Verdi); Chiara Braga (PD); Gianni Girotto (Movimento 5 Stelle); Riccardo Magi (+Europa); Elena Mazzoni (Unione Popolare); Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) si sono impegnati – così come tutti gli rappresentati collegati online – per dare vita all’organismo scientifico, se eletti.
“La prima cosa che dobbiamo ricordare, quando parliamo di cambiamenti climatici, è che tutto dipende dal clima: l’agricoltura, la salute, i commerci, la sicurezza delle infrastrutture, il funzionamento della vita sociale. Lo sviluppo della civiltà umana” ha spiegato il professor Becchetti, sottolineando quanto questa nuova crisi economica che stiamo vivendo dipenda anche dai cambiamenti climatici.
“Un impegno sul clima non è più rinviabile” ha detto Pasini che si è impegnato a presentare il 23 settembre un documento formale del comitato “Una scienza al voto” ai partiti proprio alla vigilia delle elezioni. Non una data scelta a casa, visto che proprio quel giorno è stato indetto uno sciopero globale per il clima. Il Global Strike for Climate, lo sciopero globale organizzato dai ragazzi del movimento Friday for Future.
Gli stessi che si sono impegnati firmando la petizione lanciata da Green&Blue e che raccolto più di 220mila firme entrata così tra le 50 petizioni più popolari di sempre su Change.org in Italia. Una petizione partita il 3 agosto dopo che cinque scienziati del clima avevano pubblicato una lettera appello, per dire che alla luce della gravità della crisi climatica “appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica”.