Era una nave mercantile, ora è un reef, oggetto di studio della comunità scientifica. Ma anche dei subacquei che si divertono a esplorare i fondali marini. È stato infatti unendo l’interesse dei primi alla disponibilità dei secondi che un team di ricercatori italiani dell’Università di Bologna è riuscito a fotografare, nel tempo, la comunità marina che abita il Thistlegorm, la nave mercantile britannica affondata durante la Seconda guerra mondiale diretta ad Alessandria nel suo ultimo viaggio. I risultati di questa collaborazione sono stati da poco pubblicati su Plos One e sono importanti per capire come evolve la vita nei reef nel tempo.

La premessa dei ricercatori, infatti, è che reef naturali e artificiali si somigliano. Studiare gli uni consente di avere qualche informazione anche sugli altri e quelli del Mar Rosso, pur famosissimi, sono meno studiati di altri, spiegano gli esperti. Anche l’evoluzione nel tempo dei reef, specie quelli artificiali è poco nota. È per questo che, nel tentativo di costruire un bagaglio di conoscenze utili per la conservazione dei reef, soprattutto alla luce delle sfide poste dai cambiamenti climatici, che i ricercatori hanno monitorato la comunità formata dalle specie che abitano la nave mercantile.

Lo hanno fatto mettendo insieme le osservazioni di alcuni divers del progetto “Scuba Tourism for the Environment” raccolte tra il 2007 e il 2014, ovvero raccogliendo dati sia riguardo le caratteristiche dell’immersione – come durata e temperature – che soprattutto gli avvistamenti per presenza e abbondanza di una settantina di specie animali, grazie all’utilizzo di alcuni questionari. Le specie scelte, spiegano gli autori, erano sia rappresentative dell’ecosistema sia facili da identificare. E, cosa non di poco conto, il relitto della Thistlegorm, a 30 metri di profondità, è una meta molto affascinante per i subacquei: questo significa che non è difficile trovare chi voglia visitarlo, il rischio è purtroppo il contrario, ovvero che troppi visitatori ne mettano in pericolo la sopravvivenza, danneggiandolo.

Mettendo insieme i dati raccolti, i ricercatori hanno osservato che durante gli 8 anni di monitoraggio praticamente tutte le specie target identificate erano state osservate (solo le mante facevano eccezione), sebbene con qualche variazioni di anno in anno. Tra le specie più variabili gli autori ricordano i coralli molli Dendronephthya, la murena gigante, i pesci scoiattolo, il pesce pagliaccio e il pesce napoleone. Ma nel complesso appunto la comunità marina intorno al relitto è stabile, il che porta gli autori ad affermare che il vecchio mercantile potrebbe diventare una sorta di rifugio per le specie del Mar rosso, intendendo la parola rifugio in ottica di conservazione marina.