Se non si trattasse di un animale selvatico lo si potrebbe definire “incorreggibile”. Ma siccome è la natura a comandare, con le sue leggi e i suoi istinti, non si può che prendere semplicemente atto di quanto accaduto: l’orso Juan Carrito, il più famoso d’Abruzzo, dopo un tentativo di isolarlo sulla Maiella è tornato a Roccaraso per l’ennesima volta. 

Per quasi 18 giorni gli esperti di tutta Italia avevano sperato che la prova sperimentale di trasferirlo nei boschi del Parco della Maiella, lontano chilometri da casa, potesse servire a scongiurare le abitudini

Un orso “confidente”

Le caratteristiche di Juan Carrito però, anche noto come M20 o Ganimede, sono quelle di un animale ormai fortemente abituato alla presenza dell’uomo e le sue attività, tanto che sembra essere quasi “legato” alla zona di Roccaraso. Nella località abruzzese, dove è stato anche in modo errato aiutato e alimentato da alcune persone, in passato aveva fatto razzia nelle cantine, nei pollai e nei cassonetti, persino in una pasticceria. A più riprese si è tentato di allontanarlo, indurlo in qualche modo al letargo o tenerlo alla larga dal paese, dove non lontano è stato ripreso anche insieme a un cane in un video diventato virale sui social.

Roccaraso, l’orso che rubava i biscotti allontanato dai centri abitati

Poi il 25 marzo una task force di esperti dopo averlo sedato lo ha trasferito nel parco della Maiella dove è rimasto per oltre due settimane cibandosi di erba, tuberi, formiche e quel che trovava, fino a quando ieri è stato nuovamente avvistato a Rivisondoli e Roccaraso.

L’esperimento con radiocollare

“È una situazione complessa – racconta il biologo Luciano Di Martino, direttore del Parco nazionale della Maiella – perché quest’orso è davvero estremamente confidente. Quella che è avvenuta negli ultimi 18 giorni è stata una fase di traslocazione sperimentale di un orso marsicano dal suo areale d’origine, il Parco d’Abruzzo Lazio e Molise, alla Maiella. Si è trattato di un esperimento che a mio avviso è andato bene, finché è durato. Insieme al ministero, Ispra, gli altri parchi, i carabinieri forestali e diverse istituzioni abbiamo cercato in tutti i modi una soluzione di conservazione della natura: in questo periodo sulla Maiella abbiamo studiato l’orso grazie al radiocollare, monitorato i suoi spostamenti e per un po’ è stato un successo, dato che Juan Carrito è vissuto lontano dai centri abitati ai quali si è avvicinato ma dove non è mai sceso, come avvenuto a Campo di Giove e altre zone. Qui da noi è rimasto nel bosco e ha fatto l’orso” spiega Di Martino.

Il ritorno all’areale d’origine

Per un po’ si è sperato che durasse. Poi due giorni fa il giovane orso, che ha due anni, ha iniziato ad avvicinarsi alla piana di Roccaraso. Per arrivarci, spiega il direttore, “questo plantigrado ha compiuto una straordinaria impresa: praticamente ha fatto il giro di tutta la Maiella, è risalito per le valli e per le cime, è passato in zone impervie spostandosi per oltre 150 chilometri, fino a tornare dove lo avevamo prelevato”. 

 

Adesso il gruppo di lavoro che comprende i vertici dei parchi, il ministero della Transizione ecologica, carabinieri ed enti di ricerca, dovrà nuovamente capire cosa fare. Dalla Maiella si dicono “pronti a ospitarlo ancora se sarà necessario” ma per il direttore Di Martino è fondamentale che si prosegua con la comunicazione ai cittadini di Roccaraso e zone limitrofe per mostrare i dettagli di una possibile convivenza.

 

L’orso torna in quell’area dove è stato abituato a trovare cibo, ma anche dove – purtroppo – a causa dei social e fenomeni mediatici viene visto a volte dai turisti come evento, come show, è questo è sbagliato. So che lì ora sindaco ed enti si stanno attivando per predisporre bidoni a prova di orso, così come pert mettere in atto tutte le attenzioni del caso: è importante far passare il messaggio che l’animale non va né cercato, né avvicinato o alimentato. Anche spettacolarizzare le gesta di questo animale forse andrebbe evitato”.

Il rischio di incontri ravvicinati

Quando è stato trasferito dalla zona di Roccaraso, località turistica che per i suoi impianti da sci passa in inverno da una popolazione di 1500 residenti a oltre 20mila, c’era il rischio concreto di nuovi incontri ravvicinati fra turisti e orso. “Ora la situazione è più tranquilla, ma è necessario attivarsi per prevenire ulteriori escursioni in paese dell’animale. Tutti noi stiamo seguendo l’evoluzione dei fatti in attesa di capire come procedere nella sua gestione” precisa il direttore.

Gli orsi marsicani in Abruzzo

Oggi il Parco nazionale d’Abruzzo ospita circa una sessantina di orsi marsicani, mentre sono tra otto e dieci i plantigradi che vivono solitamente nel parco della Maiella. Anche in quest’ultimo “stiamo partecipando a progetti Life per comprendere come gestire la convivenza con gli orsi confidenti. Oggi gli animali presenti qui sono tutti molto elusivi, ma in passato per esempio l’orsa Peppina si avvicinava a case e pollai: abbiamo attivato recinzioni e dialogato a lungo con la popolazione per insegnare che la convivenza era possibile. Mi auguro che con Juan Carrito si possa nel tempo riuscire a fare lo stesso ed evitare per lui un destino drammatico come quello della captivazione”.