Lo sviluppo dei carburanti alternativi promette di abbattere le emissioni inquinanti del settore aerospazio. Secondo uno studio di Deloitte, i progressi della tecnologia consentono di arrivare al 2025 con una riduzione da parte dei veicoli a lungo raggio fino al 75%, mentre per quel che riguarda i velivoli leggeri, la propulsione elettrica promette di abbattere le emissioni nell’ordine del 60%. Anche se, per realizzare una vera transizione ecologica occorrono una road map pubblico-privato e più incentivi per sostenere il settore.
Collaborazione virtuosa
“L’accesso a fonti di finanziamento è l’elemento chiave per accelerare la decarbonizzazione del settore aerospazio. Il pubblico deve necessariamente affiancare gli operatori del settore per dare impulso alla ricerca e identificare le tecnologie del cambiamento”, commenta Francesco Legrottaglie, Aerospace & Defense leader e partner di Deloitte Italia, a proposito del paper ‘Decarbonizing aerospace – A road map for the industry‘s lower-emissions future’. “È una collaborazione, oltre che necessaria, anche virtuosa perché conduce alla definizione di una road map chiara e a strategie, anche politiche, esplicite”. Un aspetto, quest’ultimo, fondamentale per attrarre fondi di private equity. “La collaborazione stretta con governo da una parte e investitori dall’altra, può dare la forza necessaria agli operatori tradizionali, e ancor più alle startup, per consolidare una readiness tecnologica e trasformarla in readiness per il mercato”, aggiunge Legrottaglie.
Le specificità del settore
L’esperto ricorda che il settore aerospaziale è uno dei più complessi da decarbonizzare, in primis per dimensioni e costi, ma anche per le rigidità regolatorie rispetto alla apertura a nuove tecnologie per l’aviazione o, in generale, per il traffico aereo. “Ad esempio, se si considera la fonte di energia dei velivoli, un volo di andata e ritorno da Londra a New York genera più di 1 tonnellata di CO2 a passeggero, quasi quanto ne produce un cittadino in un anno in un Paese in via di sviluppo”.
Inquinamento crescente
La sola aviazione commerciale pesa il 2-3% delle emissioni globali di CO2 e nel quinquennio 2013-2018 queste sono cresciute del 32%. Entro il 2050 si attende un incremento delle stesse pari a 2,5 volte il livello raggiunto nel 2019 e, conseguentemente, il raggiungimento di un peso pari al 22% delle emissioni globali.
Se per abbattere l’impatto del settore venissero approvate normative relative agli oneri legati alle emissioni di carbonio (in Italia già in parte vi sono), Deloitte stima un calo dei ricavi per 40 miliardi di dollari e una perdita di posti di lavoro che potrebbe toccare oltre 110 mila addetti.
Incentivi decisivi
Per Legrottaglie, l’impiego su larga scala di carburanti alternativi non fossili a basso impatto sul clima passa inevitabilmente per una struttura di incentivi a favore sia delle compagnie aeree, sia delle società che producono e distribuiscono energia. “La propulsione elettrica rappresenta addirittura una soluzione a emissione zero, applicabile tuttavia limitatamente al corto raggio e che richiede la reingegnerizzazione dei sistemi di propulsione e dei velivoli stessi oltre a investimenti in batterie e fonti di ricarica. La soluzione dell’idrogeno, da parte sua, sebbene allettante dal punto di vista dell’impatto ambientale, porta dietro complessità tali da limitarne la commerciabilità”.