Non c’è più tempo per rimandare la discussione sul riscaldamento globale, e in particolare sulla situazione degli oceani, oggetto di diversi appelli da parte degli esperti. Come riporta un articolo pubblicato su The Conversation, a cura di Moninya Roughan, professoressa di oceanografia presso la University of New South Wales di Sydney (Australia), nei mesi di marzo e aprile le temperature della superficie oceanica hanno battuto ogni record storico, raggiungendo picchi di 21°C.

I mari e gli oceani agiscono come una sorta di climatizzatore per la Terra, spiega Roughan, assorbendo calore dall’atmosfera e ridistribuendolo in maniera più o meno omogenea a tutto il globo. Ma esistono ovviamente dei limiti e, soprattutto, per quanto lentamente, il calore assimilato dagli oceani dovrà prima o poi essere re-immesso nell’atmosfera.

“Il sistema climatico della Terra è in disequilibrio energetico”, si legge in un articolo pubblicato su Earth System Science Data. “Il calore si è accumulato continuamente negli ultimi decenni, riscaldando l’oceano, la Terra, la criosfera e l’atmosfera”.

While the recent SST anomaly is terrifying, it is not unexpected. CMIP6 models predicted the monthly 0.7°C anomaly (comp. to 1982-2011) to be reached between 2017&2040. This wouldn’t have happened without climate change, we are in a new climate state, extremes are the new normal. https://t.co/qaAjJdxwGy pic.twitter.com/0a1B28E7dx

— Dr Jens Terhaar (@JensTerhaar) April 24, 2023

Secondo quanto emerge dallo studio, fra il 1971 e il 2020, il “sistema Terra” ha accumulato un’enorme quantità di energia sotto forma di calore, misurato come la differenza fra la radiazione solare incidente e quella riflessa: circa l’89% di questo calore è stato assorbito dagli oceani.

E quel che preoccupa è soprattutto il fatto che, per il periodo che va dal 2006 al 2020, i ricercatori hanno osservato un’impennata del tasso di riscaldamento rispetto agli anni precedenti. “Questo riscaldamento planetario – prosegue l’articolo – è causato dall’essere umano e comporta cambiamenti senza precedenti al sistema Terra, con impatti negativi per gli ecosistemi e i sistemi umani. Finché questo squilibrio persiste (o addirittura aumenta) il pianeta Terra continuerà a guadagnare energia, aumentando il riscaldamento planetario”. Per questo, il gruppo di ricerca chiede esplicitamente che questo “squilibrio energetico” della Terra venga inserito nel cosiddetto Bilancio Globale (Global Stocktake – GST) dell’Accordo di Parigi.

Per quanto riguarda in particolare la situazione degli oceani, secondo Roughan l’attuale picco di temperature potrebbe essere un “avviso” da parte di El Niño di un suo imminente ritorno. El Niño è un pattern climatico che interrompe la normale circolazione dei venti lungo la linea dell’equatore e, di conseguenza, delle correnti oceaniche. Questo causa una drastica riduzione del fenomeno cosiddetto di upwelling, in cui le acque oceaniche profonde risalgono non solo raffreddando lo stato superficiale dell’oceano, ma anche arricchendolo dei nutrienti di cui i pesci si cibano, come il fitoplancton.

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La controparte di El Niño, La Niña, ha esattamente gli effetti opposti e, come riporta il sito del National Ocean Service, il loro ciclo di alternanza dura tipicamente dai 9 ai 12 mesi, ma può talvolta protrarsi per anni. Secondo gli esperti, l’arrivo di un nuovo El Niño potrebbe causare un ulteriore riscaldamento globale di 0.2°C, facendoci avvicinare o addirittura sorpassare il temuto +1.5°C.