Nel giorno in cui le firme alla lettera appello degli scienziati del clima alla politica hanno passato la cifra simbolica di 150mila, un altro sostegno importante si aggiunge al lungo elenco dei giorni scorsi. Dopo il sostegno dell’Onu, arrivato ieri, la petizione lanciata da Green&Blue registra l’adesione di una delle più importanti agenzie delle Nazioni Unite, la Fao. Il vicedirettore generale Maurizio Martina ha inviato un messaggio per motivare la sua firma.
“È fondamentale insistere perché la lotta alla crisi climatica sia messa al centro dell’attenzione anche in Italia – scrive Martina – e la Petizione ha il grande pregio di muovere positivamente le acque confuse del dibattito di questo periodo. È ancora più essenziale che le Istituzioni si prendano impegni audaci e fattibili per mitigare gli impatti e adattare il nostro modello di sviluppo al cambiamento ambientale che stiamo già vivendo. Non è più il tempo dei “se” né dei “quando”, ma solo dei “come”. E le risposte arriveranno (o non arriveranno) solo dalla nostra capacità di rispondere a questo salto d’epoca”.
“Il cambiamento climatico già oggi sta modificando in profondità anche i sistemi agricoli e alimentari a ogni latitudine. Produrre meglio, consumando meno” diventa una necessità anche, e forse soprattutto, per il Made in Italy agroalimentare e per la patria della Dieta Mediterranea, data la nostra collocazione geografica. Nel mondo, ogni aumento della temperatura significa anche tonnellate e tonnellate di produzione agricola di base in meno con riflessi pressoché diretti sulla fame e la malnutrizione di milioni di esseri umani”.
“Oltre l’80% delle persone vulnerabili sul piano alimentare vive in realtà esposte a rischi naturali in ambienti fragili. Nel complesso siamo arrivati a 828 di persone a rischio insicurezza alimentare in questi anni con incrementi drammatici dopo la pandemia proprio per effetto della combinazione tra pandemia, conflitti e cambio climatico. L’insicurezza alimentare acuta è raddoppiata in sei anni e l’ultimo rapporto globale ci dice che le condizioni meteorologiche estreme sonno state il principale fattore di malnutrizione per oltre 23 milioni di persone in otto Stati africani”.
“Gli stessi prezzi alimentari sono legati al clima più di quanto pensiamo. Ce n’é abbastanza per non voltarsi dall’altra parte. Ambiente, agricoltura e alimentazione si devono tenere in un nuovo equilibrio, a partire dal corretto utilizzo di risorse scarse come acqua e suolo. Le tecnologie, l’innovazione e la ricerca sono sempre più decisive per la svolta necessaria ma proprio per questo le politiche pubbliche assumono un ruolo essenziale. Tocca a loro, infatti, accompagnare il cambiamento necessario, farlo diventare concreto e diffuso, supportando la transizione ambientale ed evitando che ad essa accedano solo quelli che se lo possono permettere da soli”.