Lo scorso anno l’Italia è stato il Paese europeo con il più alto numero di incendi. A dirlo è l’Italy for Climate (l’iniziativa italiana sul clima della Fondazione per lo sviluppo sostenibile) che evidenzia come il triste primato sia da attribuire al fenomeno dei cambiamenti climatici, una problematica percepita ormai come una vera e propria emergenza a livello globale. Basti pensare che il 2021 è stato il settimo anno consecutivo in cui la temperatura media terrestre è stata di oltre 1°C più alta della media del periodo pre-industriale. E per la Penisola va anche peggio se si considera che, secondo l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel nostro Paese le temperature stanno crescendo a velocità doppia rispetto alla media globale.
Verso nuove rotte
Dati che mostrano come sia necessario intraprendere nuove rotte a tutti i livelli della società, se non vogliamo andare incontro a un surriscaldamento che causerà fenomeni estremi sempre più frequenti, con conseguenze gravissime per la salute di persone e animali e per molte attività economiche. La consapevolezza tra persone e aziende è comunque ormai in crescita e a muoversi per dare il proprio contributo a favore dell’ambiente sono diversi settori industriali. Tra questi il trasporto aereo, uno dei più coinvolti dal tema e dunque finito per questo più volte sotto i riflettori negli ultimi anni.
Secondo un recente studio dell’università di Oxford il settore è infatti responsabile per circa il 2,4% delle emissioni annue mondiali di CO2, mentre un recente studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters evidenzia che se la crescita dei viaggi nel trasporto aereo riprenderà a una velocità analoga al periodo pre-pandemia si avrà un aumento della temperatura di circa 0,1 ºC entro il 2050. Le compagnie aeree si stanno dunque attrezzando per favorire la decarbonizzazione del comparto. Secondo una ricerca condotta da Boston Consulting Group, queste ultime hanno ridotto il consumo di carburante del 2,3% all’anno nell’ultimo decennio, ma occorre accelerare ulteriormente per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050.
I combustibili green
Un report del World Economic Forum (Wef) evidenzia a questo proposito le potenzialità dei Saf (Sustainable Aviation Fuel), combustibili prodotti da risorse sostenibili come oli usati e residui agricoli che consentono di ridurre le emissioni di CO2 dell’80% rispetto a quelli fossili tradizionali. Attualmente il loro utilizzo nell’aviazione è legato alla miscelazione con il carburante tradizionale, ma l’idea è di arrivare a utilizzarli in via esclusiva. Airbus, i cui aerei sono attualmente certificati per volare con una miscela solo fino al 50% di Saf con aggiunta di cherosene, ha ad esempio di recente sperimentato un volo alimentato esclusivamente con carburante Saf. E l’obiettivo della società è arrivare a ottenere la certificazione del 100% entro la fine di questo decennio.
Secondo il World Economic Forum attualmente, però, solo lo 0,01% circa del consumo totale di carburante per aerei è di tipo sostenibile e l’attuale ritmo di crescita nell’utilizzo è ancora molto lontano dal livello ottimale per raggiungere gli obiettivi climatici globali. Tra le iniziative per incentivarne l’utilizzo è stato lanciato il “World Economic Forum Clean Skies for Tomorrow 2030 Ambition Statement”, una dichiarazione di intenti firmata da 100 organizzazioni che intende accelerare l’uso dei Saf, portandoli a rappresentare il 10% della fornitura globale di carburante nel trasporto aereo entro il 2030.
Coalizione internazionale
Inoltre, più di 50 compagnie aeree si sono unite di recente alla First Movers Coalition (partnership pubblico-privato promossa dal Wef per decarbonizzare i settori industriali più inquinanti), con l’impegno di sostituire almeno il 5% del carburante utilizzato per i loro aerei con il Saf. Il report sottolinea anche che nuove strade nell’ambito dei combustibili sostenibili potrebbero essere aperte nell’aviazione dal Power-to-Liquid (Ptl), un tipo di carburante liquido ottenuto dall’elettricità rinnovabile. Tra le soluzioni più innovative, sottolinea il report, va annoverato anche l’uso dell’idrogeno che in futuro potrebbe essere utilizzato come carburante per i viaggi a medio e lungo raggio. Anche se, spiega il report, per veder volare un grande aereo passeggeri a idrogeno potrebbe essere necessario aspettare fino al 2030 e mettere in atto cambiamenti infrastrutturali.
Il report del World Economic Forum si sofferma, inoltre, sul potenziale uso degli aerei elettrici, la cui limitata durata delle batterie potrebbe però circoscriverne l’utilizzo solo a voli brevi (massimo 600 km). Motivo per cui, conclude il report, il Saf rappresenta l’opzione migliore e più promettente per ridurre la maggior parte delle emissioni causate dai voli a lungo raggio fino al 2050. A patto, però di attuare investimenti in ricerca e sviluppo e politiche di sostegno anche da parte del settore privato che dovrebbe iniziare a cambiare il modo in cui viaggia per favorire una reale transizione energetica del trasporto aereo.