Piccole equilibriste e testimoni silenziose dell’equilibrio ambientale. Il lavoro delle api è impercettibile, ma prezioso per la salvaguardia dell’armonia degli ecosistemi naturali e della biodiversità. Di fiore in fiore, svolgono un ruolo strategico per conservare la flora, tanto che circa l’84% delle specie di piante e l’80% della produzione alimentare in Europa dipendono in larga misura dall’impollinazione ad opera delle api ed altri insetti. Ma nel vecchio continente, le api continuano a morire.
Secondo l’Istituto di apicoltura dell’Università di Berna l’incremento delle morti invernali sta pericolosamente passando da picchi di appena il 10% al 40%. L’urbanizzazione crescente, l’espansione delle monoculture, l’aumento delle malattie e altri fattori di stress ambientale sono le cause più frequenti. Ma non solo. In Italia gli apicoltori segnalano da tempo significativi eventi di moria, particolarmente intensi anche in primavera, a causa dei trattamenti massicci con pesticidi sui terreni agricoli. Il Consorzio Nazionale Apicoltori (Conapi) con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna monitora dal 2017, all’interno del progetto “Api, Orti e Verde Urbano”, lo stato di salute delle api in Italia e, attraverso queste, l’uso di pesticidi e metalli pesanti sui terreni agricoli. Uno studio che fa delle api delle vere e proprie sentinelle ecologiche.
Pesticidi
Se si confrontano i dati degli ultimi sette anni presi in esame colpisce che le api erano tornate in salute solo nel periodo della pandemia. Nel 2020 e nel 2021 la presenza dei contaminanti era infatti calata. Ripresa l’attività antropica, si torna ai livelli precedenti. Nel 2023 i dati mostrano un notevole incremento del numero di residui di pesticidi e della loro tipologia: dal 20,8% di campioni positivi con un solo tipo di pesticida (glifosate) del 2022 al 54,5% con 7 pesticidi diversi.
Metalli pesanti
Diminuisce, invece, la presenza dei metalli pesanti: nei sette anni le percentuali con valori inferiori alla soglia di riferimento e quelli che la superavano sono risultate entrambe intorno al 34%. Circa il 31% sono stati i valori intermedi. Nel 2020 è stato rilevato il più basso livello di presenza dei metalli pesanti in tutte le città prese in esame (14% di valori anomali contro il 53% del 2019 e il 46% del 2022). I metalli pesanti maggiormente riscontrati sono stati rame, piombo, cromo, ferro e nichel.
L’apicoltura
In questo contesto, l’apicoltura riveste un ruolo importante non solo per la produzione del miele, ma anche per la salvaguardia dell’ecosistema naturale e dell’agricoltura. Sul territorio nazionale la “filiera del miele” conta oltre 72.000 apicoltori che gestiscono circa 1,8 milioni di alveari. L’Italia è custode di un patrimonio di biodiversità che non ha eguali: produce più di 60 varietà di miele, da quelli dop a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.
Gli ultimi dati dell’Osservatorio nazionale miele segnalano però un calo della produzione significativo nel 2022, a causa della forte siccità: 23 mila tonnellate, rispetto ai 30 milioni di chili raggiunti nell’ormai lontano 2010. Un’armonia da ricostruire insomma, legata a un filo sottilissimo, dove anche un impercettibile battito d’ali può fare la differenza.