Alcuni sono diventati ricchi con criptovalute e blockchain, altri invece hanno finito per inciamparci. È capitato alla divisione inglese del Wwf. Per raccogliere fondi ha lanciato un nuovo progetto virtuale, il Token of Nature. I “Non-fungible animals” sono piccole animazioni con l’effigie di undici diverse specie in pericolo, da collezionare e rese uniche grazie al sistema dei non-fungible token (Nft).

Basato sulla tecnologia blockchain, la stessa che è alla radice delle criptovalute, l’Nft permette di dare ad un dato digitale un certificato di autenticità, poco importa poi che si tratti di un’immagine, un video, un’animazione o un contratto. Nel caso del Wwf si tratta di cubi di cristallo che ruotano e che hanno su ogni faccia oltre al logo dell’organizzazione ambientalista, il nome della specie, una foto, il numero di esemplari ancora in vita, il luogo di origine, la classificazione di specie a rischio. Ma l’iniziativa non è affatto piaciuta attirandosi molte critiche e ondate di tweet contenenti battute ed insulti.

“Quando ho visto quegli Nft ho pensato che al Wwf stessero scherzando”, ha commentato Alex de Vries, analista in forza alla banca centrale olandese ed esperto di blockchain che in passato si è scagliato più volte contro le criptovalute e l’enorme assorbimento di energia che richiede produrle e gestirle. “Il Wwf ha lanciato una nuova iniziativa basata su Nft coniati sulla piattaforma Polygon”, si legge nel suo commento pubblicato su Linkedin. “Utilizza come procedura la “proof of stake”, che è molto più sostenibile rispetto alla “proof of work” (adoperata dal Bitcoin fra le altre, ndr).

Tuttavia, il Wwf non ha considerato che Polygon dipende ancora dalla criptovaluta Ethereum (proof of work) per funzionare. Di conseguenza, ha sottovalutato l’impronta di carbonio di una transazione Polygon. Di fronte al forte contraccolpo dei social media, il Wwf ha deciso di interrompere il suo processo Nft poco dopo averlo lanciato“.

 

In realtà i Token of Nature sono ancora acquistabili su Opensea dove hanno raccolto 17,5 Ethereum per un valore complessivo di circa 43 mila euro. Le animazioni dedicate al panda gigante, l’elefante del Borneo, il rinoceronte di Java e gli altri, sono state acquistate da 326 persone con un guadagno che è molto al di sotto delle aspettative.

Soprattutto l’operazione, che nelle intenzioni oltre ai fondi intendeva promuovere la causa della protezione del mondo animale, ha avuto l’effetto contrario. Ma il Wwf insiste: l’associazione “crede fermamente negli Nft e nella blockchain” e quindi continuerà a impegnarsi “in modo responsabile nella raccolta di fondi per la conservazione”.

 

Da Greenpeace su Twitter hanno commentato sarcastici: “Sì, siamo (anche noi) sulla blockchain. Fermando chi inquina incatenandoci a cose giganti e a volte a catene giganti”, con la foto di un’attivista che si lega all’ancora di una baleniera.