“Nel 2023 a Francoforte durante una visita alla fiera internazionale Eurobike ci eravamo fermati, incuriositi, davanti a un piccolo ed anonimo stand un po’ nascosto, in cui un giovane ragazzo esponeva una bici e un idrolizzatore. In mezzo a centinaia di espositori del Far East dedicati alla componentistica per e-bike, quel progetto ci aveva colpito per la sua visione semplice e rivoluzionaria”. Lui è Andrea Tomasoni, presidente e Ceo di Remoove, startup di Riva del Garda specializzata in mobilità dolce e inclusiva che, in questi giorni, ha introdotto sul mercato italiano la bici a idrogeno, innovazione ancora più sostenibile di quella elettrica: si ricarica con mezzo litro d’acqua, il rifornimento avviene in pochi minuti, proprio come la fornitura di un’auto a benzina. Le biciclette a idrogeno rappresentano una delle più innovative soluzioni di mobilità sostenibile, perché combinano tecnologia avanzata con un impatto ambientale ridotto. Questi veicoli funzionano attraverso l’uso di celle a combustibile a idrogeno, che generano energia elettrica necessaria per alimentare il motore della bicicletta. Il principio su cui si basano è tanto semplice quanto rivoluzionario: l’idrogeno, immagazzinato in appositi serbatoi, reagisce all’interno della cella a combustibile con l’ossigeno dell’aria, producendo energia elettrica e acqua come unico sottoprodotto.

“In Italia, solo nel 2023 sono state vendute 1,3 milioni di bici. Le e-bike continuano a guadagnare popolarità grazie alla crescente domanda di mobilità sostenibile. Per questo motivo ci siamo avvicinati al mercato delle biciclette a idrogeno. Per circa un anno – racconta Tomasoni -, abbiamo lavorato a stretto contatto con il produttore cinese per renderle disponibili nel nostro Paese (e in tutta Europa). E ci siamo riusciti. Queste bici, ci hanno conquistato innanzitutto perché, la linea produttiva è già attiva e pronta alla commercializzazione anche in grandi quantità. Poi si ricaricano con soli 20 cl di acqua, utilizzano una bombola a 30 bar di idrogeno e non contengono materiali inquinanti”.

Bici a idrogeno, come funziona

Remoove, è una startup nata a dicembre 2019 a Riva del Garda specializzata in mobilità inclusiva e sostenibile, focalizzata su disabili, terza età e famiglie con bambini, che ha da qualche giorno inaugurato la nuova frontiera delle bici a idrogeno. L’innovazione arriva dalla Cina. Il produttore è Youon Technology, azienda pioniera che ha contribuito all’evoluzione nel panorama tecnologico dell’idrogeno come mezzo di mobilità sostenibile. A oggi ha lanciato quattro modelli: uno per la mobilità urbana, uno più sportivo, il pieghevole e uno specifico per lo sharing. “La bicicletta è dotata di un kit di ricarica composto da un idrolizzatore da casa, dalle misure di un forno a microonde, che utilizza 400 ml di acqua del rubinetto per produrre 40 grammi di idrogeno verde nell’arco di cinque ore e riempire la bombola di ricarica che si infila all’interno del telaio, liberando ossigeno che va a purificare l’aria di casa. Il gas viene immagazzinato nel contenitore a dieci atmosfere, un livello decisamente inferiore rispetto alle 150 dell’idrogeno a uso industriale, annullando il rischio di esplosione, che è così minore rispetto a una normale batteria al litio”. Il cuore di una bicicletta a idrogeno è la sua cella a combustibile. Questa tecnologia sfrutta la reazione chimica tra l’idrogeno e l’ossigeno per produrre elettricità, calore e acqua. Il processo avviene in più fasi:

1. Stoccaggio dell’idrogeno: l’idrogeno è stoccato in serbatoi ad alta pressione, solitamente posizionati nel telaio della bicicletta;

2. Cella a combustibile: l’idrogeno passa attraverso la cella a combustibile dove reagisce con l’ossigeno atmosferico. Durante questa reazione, gli elettroni vengono separati dai nuclei di idrogeno e viaggiano attraverso un circuito esterno per produrre corrente elettrica;

3. Produzione di energia elettrica: gli elettroni generano corrente continua che viene convertita in corrente alternata da un inverter, alimentando il motore elettrico della bicicletta;

4. Emissione di acqua: il prodotto di scarto della reazione è vapore acqueo, che viene emesso nell’atmosfera, rendendo il veicolo estremamente ecologico.

“Ogni pedalata è un passo verso il cambiamento”

La bici a idrogeno è un mezzo a pedalata assistita che sfrutta una fuel cell, ovvero una cella elettrochimica: si tratta di una pila che permette di ottenere energia elettrica direttamente da idrogeno e ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica. “Nel dettaglio, il motore a idrogeno funziona convertendo l’idrogeno immagazzinato in una cella a combustibile in elettricità – spiega Tomasoni -. Questa elettricità alimenta un motore elettrico, fornendo la potenza necessaria per muovere la bici. A differenza dei motori elettrici convenzionali che utilizzano batterie agli ioni di litio, le celle a combustibile producono energia attraverso una reazione chimica tra l’idrogeno e l’ossigeno dell’aria, rilasciando come unico sottoprodotto acqua pura. Questo rende le biciclette a idrogeno una soluzione estremamente pulita ed ecologica”. Il modello innovativo a due ruote elimina quindi le batterie al litio, sostituendole con celle a combustibile alimentate da una piccola bombola riempita di gas a bassa pressione, che a sua volta trasmette l’energia a un motorino da 180 W posto nel mozzo posteriore. Un pieno garantisce un’autonomia di 50-60 chilometri.

Le biciclette a idrogeno offrono numerosi vantaggi rispetto alle tradizionali biciclette elettriche, inclusa una maggiore autonomia e minori tempi di ricarica. Una volta esaurito l’idrogeno nel serbatoio, il rifornimento può avvenire in pochi minuti, simile al rifornimento di un’auto a benzina. “Inoltre, con la gravità del problema ambientale e la necessità di ridurre le emissioni di CO2, le biciclette a idrogeno rappresentano una soluzione promettente verso un futuro più verde e sostenibile”. “Andare in bici non è solo sport, è salute, autonomia, qualità della vita e attenzione per il nostro piccolo pianeta. In Remoove lavoriamo ogni giorno per costruire un mondo dove la mobilità sia inclusiva, sostenibile e davvero per tutti. Dove l’innovazione non è solo potenza e performance, ma anche accessibilità, rispetto e impatto positivo sulle comunità”.