La sua posizione geografica, al centro di una delle regioni più dinamiche del Paese, la presenza di un ricco tessuto di imprese del terziario avanzato, e poi la storia della sua università, tra le più antiche e importanti d’Europa: Padova scommette sul futuro e punta a diventare una metropoli sempre più smart, polo di attrazione per la ricerca e il mondo dell’innovazione del Nordest.

La città del Santo è stata protagonista della seconda giornata di City Vision, l’evento di Fiera di Padova e Blum dedicato al futuro delle città intelligenti che si è tenuto il 30 novembre e 1 dicembre. Del ruolo di grande polo attrattivo, secondo l’assessore allo sviluppo economico della Regione Veneto Roberto Marcato, la città è già investita: “Nella nostra regione il rapporto tra mondo delle imprese e ricerca è straordinario, non ha eguali in Italia. Padova da questo punto di vista è già la capitale del Nordest – ha detto in apertura dell’evento -. Le università di tutta la regione hanno fatto un salto di qualità nel rapporto con il territorio, e Padova ne è un esempio. Le città diventano intelligenti se chi le amministra ha voglia di investire sul futuro. E l’abbiamo fatto con il nuovo ospedale, che dell’innovazione e della ricerca sarà il detonatore”.

Al centro della trasformazione della città il tema della mobilità, sempre più integrata e sempre più “smart” – come recita anche il nome del sistema tranviario che nascerà nei prossimi anni. In dirittura d’arrivo la realizzazione di due nuove linee del tram (Sir), che trasformeranno il sistema di trasporto pubblico in una sorta di mini metropolitana di superficie. “In questo senso il Pnrr ci costringe a fare qualche passo avanti – ha detto il sindaco di Padova Sergio Giordani -. Il Sir3 sarà pronto in un paio d’anni, e abbiamo 335 milioni per realizzare il Sir2 entro il 2026. Questo sistema trasporterà 20 milioni di persone al giorno, e, assieme alla micro-mobilità elettrica, aiuterà a salvaguardare l’ambiente in città”.

Padova come vera e propria intelligent city, in una prospettiva che va da qui al 2030 e grazie ad una progettazione che coinvolge non solo l’amministrazione comunale ma tutte le categorie economiche. Per trasformare la città in hub metropolitano, integrato e connesso, che investa in riqualificazione urbana, infrastrutture, amministrazione digitale. “Dobbiamo fare leva sui nostri punti di forza: una prestigiosa università, un polo innovativo-tecnologico, il turismo termale, religioso e artistico, con i nuovi siti Unesco, il grande polo logistico dell’Interporto, e infine il polo sanitario”, ha sottolineato Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova. “L’asse del futuro sarà il “boulevard dell’innovazione” lungo via Tommaseo. Tutto questo per attrarre persone giovani che trovino a Padova la possibilità di costruirsi una vita, ma anche professionisti e manager che vedano in questo territorio tante opportunità da cogliere”. Mentre per Paolo Gubitta, docente di Organizzazione aziendale e imprenditoria dell’Università di Padova, la trasformazione dovrà sì essere compiuta diventando attrattivi per le imprese, ma anche mettendo al centro i bisogni delle persone più fragili. “Bisogna imparare a segmentare l’utenza, definendo diverse proposte di smart city. Per esempio: in che modo la digitalizzazione serve le fragilità? Cosa significa mobilità intelligente per una persona anziana? Le persone esprimono necessità di città intelligente in maniera diversa”.

Infine grande punto di forza della città è l’Università, che nel 2022 toccherà il traguardo degli 800 anni dalla sua fondazione ma che guarda più che mai al futuro con grandi prospettive di rinnovamento. “Stiamo crescendo, anche quest’anno andiamo verso le 23 mila immatricolazioni, e attraiamo sempre più studenti internazionali”, ha spiegato la rettrice dell’Università di Padova Daniela Mapelli. Studenti che l’ateneo si prepara ad accogliere in tante nuove sedi. “Dalla Piave, alla Fusinato, al polo già inaugurato di via Beato Pellegrino. Sono nuovi complessi che riqualificano l’esistente senza consumare suolo”. Un campus che non solo è inserito all’interno della città, ma dialoga con essa. “In tutti questi progetti la partecipazione della cittadinanza è prevista, perché i complessi sono vivibili e attraversabili”.