Marina Baldi, climatologa Cnr, prima di tutto vuole parlare delle vittime del nubifragio nelle Marche: “Il nostro lavoro vorrebbe prevenire proprio disastri come questo – dice – e di fronte a tragedie di questo tipo oltre alle considerazioni scientifiche c’è il pensiero per le persone che hanno perso la vita e le famiglie in difficoltà”.

Ecco, le previsioni: si poteva immaginare che il fenomeno estremo fosse di questa entità?

“Seguivamo una situazione di grande instabilità con diverse celle temporalesche che si stavano muovendo da Occidente, alimentate da temperature molto elevate sul Mar Tirreno, che quest’anno ha registrato temperature record. Di solito questo temporali si scaricano sul versante delle coste tirreniche, perché vengono fermate dai rilievi dell’Appennino, ma era stata diramata comunque un’allerta meteo molto ampia. Purtroppo siamo in grado di seguire e prevedere lo spostamento di queste celle temporalesche, ma non di prevedere dove scaricheranno, è l’incertezza dei modelli che si usano oggi. I modelli si nowcasting si avvalgono di strumenti radar per seguire i percorsi, ma, ripeto, non il momento in cui queste grandi quantità di acqua si riversano a terra”.

Da quanti giorni seguivate questo fronte?

“Gli esperti di previsioni sono in grado di rilevare e interpretare spostamenti nel giro di poche ore. Poi è molto importante il lavoro svolto dai servizi meteo regionali, che conoscendo le caratteristiche del territorio e le sue vulnerabilità indicano le zone più ad alto rischio e vulnerabili”.

 

Che cosa rende un territorio a più alto rischio?

“La densità di popolazione è un elemento fondamentale, nel nostro caso le aree delle coste tirreniche sono appunto le più popolate. Ci sono poi situazioni conosciute di dissesto idrogeologico o di aree cementificate ad alto rischio perché si sono tombati fiumi e si è costruito sui loro argini. Non a caso in passato eventi disastrosi si sono avuti a Olbia, Genova dove c’erano situazioni di questo tipo”.

La siccità dei mesi scorsi può aver avuto un ruolo nel disastro?

“Di sicuro, perché la dove comincia a piovere in modo così violento il terreno non è in grado di recepire acqua e si verifica il fenomeno del ruscellamento: l’acqua che non viene assorbita dal suolo reso impermeabile da mesi di siccità continua a scorrere”. 

 

I fenomeni estremi dovuti al cambio climatico sono ormai continui. Siamo indietro nella mitigazione e nell’adattamento?

“Per quanto riguarda l’adattamento è chiaro che se si contano oltre dieci vittime nonostante sia stata diramata un’allerta per tempo non si è abituati a seguire le indicazioni. Dovrebbe esserci una coscienza maggiore da parte di tutti, bisognerebbe insegnare nelle scuole cosa significa allerta gialla e che ci sono delle piogge e possono esserci nubifragi. Spesso vengono sottovalutati gli appelli dei sindaci, invece se li fanno vuol dire che hanno partecipato a tavoli con esperti. Dal punto di vista della mitigazione è chiaro che nonostante la politica europea e i passi italiani si sta facendo ancora troppo poco per ridurre le emissioni:  la crisi climatica dovrebbe essere la priorità e invece vediamo che è fuori dall’agenda politica o trattata in maniera superficiale”.