Settembre è un mese speciale per chi ama il verde. Questo, infatti, è il momento che i giardinieri chiamano “la seconda primavera”, perché dopo il caldo e l’asciutto sofferti in piena estate, le piante riattivano il loro metabolismo al 100 % (la fotosintesi riprende ai massimi livelli) e sono pronte a tornare rigogliose. Spesso non ci dedichiamo a loro cura perché troppo presi dalla ripresa delle attività, invece è il momento giusto per godersi il nuovo inizio anche in chiave green. Ecco cosa fare e cosa non fare in casa, in balcone e in giardino.

 

Pulizie di stagione

Cominciamo con l’eliminare i rami secchi recidendoli fino al punto in cui il fusto è ancora verde (disinfettando le cesoie con alcool nel passaggio da una pianta all’altra, se sospettiamo malattie). Quindi, togliamo le foglie e i fiori appassiti, perfetti per il compost o da smaltire nell’umido. Mettiamo però da parte le corolle di specie annuali come zinnie, tageti, bocche di leone e calendule per raccoglierne i semi: basta recidere l’intero fiore quando anche il picciolo è secco e riporlo dentro un sacchetto di carta all’asciutto, per poi “sbriciolarlo” e far tesoro dei grani.

 

Eliminare le cime

Per cespugli come rose e buddleje, recidiamo le cime sfiorite due o tre nodi sotto il fiore (i nodi sono i punti in cui le foglie si attaccano al ramo): l’operazione stimola la pianta a rifiorire. Non serve, invece, eliminare ora le infiorescenze delle ortensie, né le spighe delle graminacee ornamentali, che mantengono il loro fascino anche da secche per tutto l’inverno. Attenzione alle piante legnose che per la siccità prolungata possono sembrarci morte, ma magari non lo sono. Succede con gli agrumi, ma anche con i ficus: in questi casi, eliminiamo buona parte dei rami appassiti e bagniamo, in attesa che rinasca qualche germoglio dal “tronco”.

 

Mettere ordine tra vasi e cespugli

Ridiamo forma ai rampicanti più disordinati come gelsomini, rincospermi, clematidi e glicini. Se la ringhiera o la spalliera sono interamente coperte di verde, basta tagliare i lunghi getti fuori posto. Se il rampicante è ancora giovane, invece, accompagniamo i ricacci legandoli al supporto. La “remise en forme” è necessaria anche per cespugli come eleagno e piracanta, abelia e Lonicera japonica, e per le siepi geometriche. Lo stesso vale per ringiovanire i cespugli di lavanda, che altrimenti si spogliano in basso: compattiamo la chioma con le forbici da siepe, lasciando ai rami almeno cinque centimetri di verde (mai tagliare i fusti di lavanda fino al punto in cui sono legnosi).

 

Nuove piante da regalare

I rametti recisi con la cimatura e messi a radicare in acqua sono perfetti per ottenere nuove piante. Funziona per molti sempreverdi, dall’euonimo all’aucuba, all’oleandro, con varietà d’appartamento come potos e ficus, e con specie erbacee quali coleus, impatiens o tradescanzie che non vogliamo perdere. Questi ultimi, si possono piantare in piccoli contenitori di riciclo (come bicchieri per bibite in carta o in bioplastica) da tenere dietro i vetri di una finestra fino a primavera.

 

Ci vuole una doccia

Per la piante che hanno trascorso l’estate in casa e per quelle coltivate sui balconi coperti, le cui foglie sono “affaticate” dal pulviscolo che ne ostruisce i pori (la polvere c’è anche se non la vediamo, perché alcune piante si proteggono con delle cere) serve un lavaggio di alcuni minuti con uno spruzzo a doccia. Se però notiamo la presenza di cocciniglie (scudetti di colore bianco o marroncino sotto le foglie), usiamo un getto molto energico per levare anche loro (operazione da ripetere a distanza di alcuni giorni).

Come concimare

Il giorno dopo l’abbondante annaffiatura, quando le piante sono ben idratate, si può concimare (mai fertilizzare delle piante assetate perché si “bruciano”). La scelta migliore sono i concimi organici, liquidi o in granuli, che aiutano i vegetali e migliorano anche il terreno, ma in questo momento procediamo con parsimonia dimezzando le dosi indicate sulla confezione, perché le piante troppo concimate arrivano impreparate ai primi freddi, con i rami ancora teneri.

Riutilizzare la terra

Se le piante nelle cassettine sono morte per la sete, non buttiamo via la terra. Per alcune stagioni, basta rimescolarla bene e rigenerarla con l’aggiunta di qualche cucchiaio di stallatico sfarinato (è inodore) e con prodotti biostimolanti contenenti funghi e batteri che migliorano il microbiota del terreno, incrementando la resistenza delle piante. Chi ha vasi vuoti da riempire, invece, punti su terricci senza torba (è un prodotto naturale di origine fossile, però la sua estrazione riduce le torbiere, ecosistemi che assorbono molta CO2). Che fiori piantare? Inutile puntare sulle annuali estive ancora in vendita sedotti dalle offerte di fine stagione; meglio le specie che ci accompagneranno fino a primavera, come viole oppure ciclamini.

 

Piantare alberi e cespugli

In ambiente mediterraneo, settembre e ottobre sono i mesi migliori per piantare nuovi giardini, perché la terra è ancora calda e le radici possono svilupparsi, permettendo all’esemplare di assestarsi fino a primavera, quando sarà ora di crescere. Quali scegliere? Tra gli arbusti e i piccoli alberi che hanno resistito bene alle privazioni dell’estate appena trascorsa, ci sono ibischi siriaci, agnocasti, cornus, rincospermi e oleandri, ma anche corbezzoli, allori e melograni. Al contrario, per mettere in terra specie subtropicali come bougainvillea, plumbago, abutilon, gelsomini e agrumi è meglio aspettare la primavera, perché sono sensibili al freddo. In tutti i casi, non bisogna mai piantare troppo in profondità: basta interrare la zolla con le radici di un centimetro appena, cioè a filo di terra.

 

Un prato senza plastica

Nei punti in cui l’erba non è ricresciuta dopo le piogge, si può riseminare: rastrelliamo bene fino a smuovere la terra, spargiamo i semi, copriamoli con un centimetro di terriccio e poi pressiamo con un rullo o una tavola. Se il tappeto verde è interamente compromesso, pensiamo a prati a bassa richiesta idrica per la nostra zona – come quelli in gramigna – a quelli alternativi con Lippia nodiflora oppure alla ghiaia, che sta tornando di moda. Basta non convertirsi all’erba sintetica ritenendola erroneamente una scelta ecologica (o alle vernici per tappeti erbosi); produrre un manto in plastica richiede CO2 (mentre il prato vero la assorbe). In più, l’erba sintetica si scalda e immette microplastiche nell’ambiente. Per questi motivi, un’istituzione in materia di giardinaggio come la Royal Horticultural Society britannica, ha bandito l’uso di prati artificiali in tutti i suoi eventi, incluso il noto Chelsea Flower Show.

 

Giardinaggio in mostra

In questa stagione, sono la migliore fonte di ispirazione per riflettere sul verde che verrà e danno la possibilità di incontrare vivaisti specializzati a cui porre molte domande. Ecco alcuni degli appuntamenti principali: