Il trasporto stradale è il responsabile della maggior parte delle emissioni di gas serra nelle città metropolitane italiane – in media tra il 30% e il 60% – e due terzi del totale sono da imputare alle auto: è uno dei dati più significativi emersi dalla quinta edizione del rapporto MobilitAria, elaborato da Kyoto Club insieme all’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr (Iia), in collaborazione con Isfort, nell’ambito della campagna europea Clean Cities. Per il rapporto il 2021 è stato un anno di transizione, in cui la diminuzione degli spostamenti e la permanenza delle regole anti covid hanno portato a una crescita degli spostamenti in bici e con mezzi in sharing come i monopattini, mentre è proseguita la crisi del trasporto collettivo. L’auto resta protagonista degli spostamenti, anche se il suo utilizzo in diverse città non è ancora tornato ai livelli pre pandemia, a causa della diffusione del lavoro da remoto.
Nell’edizione 2022 il rapporto ha analizzato le emissioni di gas climalteranti e di inquinanti atmosferici come le polveri sottili Pm10 e i NOx, ciòè ossidi di azoto, nelle principali aree urbane, prendendo in esame la base informativa di Ispra. In base ai dati, l‘andamento delle emissioni di CO2 totali dal 1990 al 2019 è stato differente fra le varie città metropolitane: in alcune, come Cagliari, la tendenza è decrescente, in altre, come Genova, è stabile e in altre ancora è crescente, come per Bologna. A livello nazionale, i gas serra nei trasporti sono cresciuti dal 1990 al 2019 del 3,9%, e anche nelle città metropolitane si evidenzia una tendenza all’aumento. Nelle 14 principali aree urbane è evidente il peso enorme dei trasporti stradali sul totale delle emissioni di gas serra (mediamente dal 30% al 60%): su questa percentuale le automobili incidono appunto per circa due terzi.
Il peso del trasporto urbano sulle emissioni
Nel 2019, cioè prima della pandemia, è stato il traffico automobilistico a fornire il contributo più rilevante alle emissioni di anidride carbonica nel settore dei trasporti su strada, con una percentuale che varia nelle città metropolitane da un minimo del 58% a un massimo del 78% rispetto alle emissioni totali dei trasporti. Il contributo medio nelle città metropolitane derivato dai veicoli commerciali leggeri è pari al 10%, quello dei veicoli commerciali pesanti al 17%, mentre per i ciclomotori e motocicli è pari al 3%. Nelle aree metropolitane di Milano, Bologna, Firenze, Genova e Venezia, servite da importanti arterie autostradali o tangenziali, si osservano i valori percentuali più alti determinati contributo dei veicoli commerciali pesanti e autobus (19% – 28%).
Per quanto riguarda gli altri inquinanti atmosferici, tra il 1990 e il 2019 le emissioni di ossidi di azoto si sono ridotte, specialmente nelle città del sud: Cagliari, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Bari. Le percentuali di emissioni di questo inquinante provenienti dal settore mobilità sono comunque superiori al 50% in città come Firenze (65%), Milano (62%), Bologna (54%) e Torino (52%). Rispetto all’anno precedente, nel 2021 quasi tutte le 14 città metropolitane hanno registrato una crescita delle concentrazioni di NO2 (biossido di azoto) mentre per le polveri sottili PM10 ePM2.5 si è registrato un miglioramento per la metà delle città analizzate. Malgrado la situazione sfavorevole rispetto all’anno della pandemia, se si effettua un raffronto fra la condizione nel 2021 e quella nel 2019, anno in cui il traffico e la mobilità erano regolari, le tendenze risultano in calo, soprattutto per quel che riguarda il biossido di azoto, anche se permangono alcune criticità, in particolare a Reggio Calabria per NO2. Diverse città continuano comunque a superare più di 35 volte il limite giornaliero del PM10 nell’arco di un anno: la situazione più critica si riscontra anche nel 2021 a Torino (75 superamenti), seguita da Milano con 61 e Venezia con 50, a cui si aggiunge quest’anno Catania (50 superamenti).
Le strategie da adottare per la decarbonizzazione
Dai dati emerge che, se negli ultimi trent’anni il settore dei trasporti è riuscito a ridurre le emissioni di altri inquinanti, non è così per l’anidride carbonica: segno che, secondo il rapporto, “le innovazioni tecnologiche che hanno interessato il comparto dei trasporti e che hanno ridotto le emissioni di alcuni inquinanti non hanno avuto una netta influenza riguardo la limitazione delle emissioni dei gas serra”. Il contributo degli autoveicoli è predominante in tutte le città metropolitane per tutti e tre i contaminanti considerati; nelle aree di Bologna, Firenze, Genova e Venezia il contributo alle emissioni dei veicoli commerciali pesanti ha un netto peso che si riflette sulle emissioni pro capite, che presentano per gli inquinanti e il gas climalterante i valori più elevati. Si conferma così ancora una volta l’importante contributo del settore trasporti su strada al totale delle emissioni.
Le idee
La logistica urbana può spingere la transizione ecologica
di Cristina Bargero e Andrea Poggio*
In considerazione dell’obiettivo cardine del Green New Deal Europe, cioè ottenere la riduzione prevista del 55% al 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, sono quindi necessari grandi investimenti e nuove politiche da parte del governo e degli enti locali, per accelerare la decarbonizzazione di questo comparto. Kyoto Club e Cnr-IIA hanno stilato una lista di iniziative da adottare, tra le quali: colmare il gap del trasporto ferroviario locale e adottare la “cura del ferro”, con investimenti aggiuntivi per il completamento dei nodi ferroviari e aggiunta di nuovi treni per i pendolari; potenziare il trasporto collettivo di massa nelle città realizzando nuove reti tramviarie e ampliando i filobus e i bus già esistenti; investire sulle reti ciclabili per 5.000 km di percorsi; rafforzare i servizi di sharing mobility, puntare sul trasporto pubblico e sull’integrazione modale; dotare le città di zone a basse emissioni, dove escludere in modo progressivo la circolazione delle auto e moto e veicoli commerciali più inquinanti; elettrificare la mobilità e infine riorganizzare il lavoro della pubblica amministrazione e del settore privato con lo smart working e la differenziazione degli orari.
“Dall’analisi dei dati emerge l’importante peso delle emissioni del settore dei trasporti su strada in ambito metropolitano. Si rilevano ancora criticità sia sui livelli di inquinamento che delle emissioni, in particolare di CO2, nelle 14 città metropolitane”, ha osservato il direttore di Cnr-Iia, Francesco Petracchini, secondo cui “il percorso per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del settore dei trasporti è stato intrapreso ma le politiche da attuare a livello nazionale dovranno essere ambiziose e di lungo periodo”. Secondo Anna Donati, del gruppo di lavoro Mobilità sostenibile di Kyoto Club,“il rapporto evidenzia con chiarezza il peso negativo del traffico veicolare per le emissioni inquinanti e di gas serra e sottolinea le criticità del nostro sistema di mobilità urbana, con la debolezza cronica del trasporto collettivo e della mobilità attiva”. Significativi investimenti, ha sottolineato Donati, “sono in arrivo dal Pnrr e dal Bilancio ma mancano ancora 5 miliardi da destinare alle reti tramviarie e metropolitane per le città, almeno 1,2 miliardi da destinare alla mobilità ciclabile, e 1 miliardo all’anno aggiuntivo per i servizi di trasporto collettivo, se vogliamo accelerare la svolta verso la città sostenibile, attuare i Pums (Piani urbani per la mobilità sostenibile, ndr) e arrivare a città carbon neutral al 2030”.