In Italia lo spreco alimentare ‘genera’ ogni anno 7,8 milioni di tonnellate CO2 equivalente, ovvero circa il 2% delle emissioni nazionali. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher International diffusi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, dalla campagna Spreco Zero, insieme al Distal – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna.
Secondo l’Osservatorio, a fronte del peso settimanale medio di cibo sprecato, 566,3 g pro capite stimati nel Rapporto Waste Watcher ”Il caso Italia’‘, su monitoraggio Ipsos, diffuso nei mesi scorsi, vale 2,51 Kg la CO2 equivalente prodotta. Un calcolo che, per lo spreco annuale pro capite di 30 Kg circa, porta alla quantità di 130,52 Kg di CO2 equivalente, ovvero la stessa emissione che produce un’auto di media cilindrata per percorrere un tratto di strada di 1100 Km: per esempio da Milano a Santa Maria di Leuca. Lo spreco domestico italiano produce quindi ogni anno 7,8 milioni di tonnellate CO2 equivalente, ovvero circa il 2% delle emissioni nazionali.
Dal manzo alla frutta: ecco quanto inquina il cibo
L’Osservatorio Waste Watcher International ha raccolto la voce dei cittadini sul tema: più di 7 intervistati su 10 (il 74%) è consapevole dell’impatto che il cibo ha sull’ambiente e ne tiene conto per le sue scelte di acquisto. Sei intervistati su 10 (60%) ritengono che gli allevamenti intensivi possano avere un impatto rilevante sull’ambiente, per questo cercano di ‘privilegiare prodotti di derivazione vegetale’, da inserire nella propria dieta. E ben 8 cittadini su 10 (l’82%) ritengono che si possa contribuire al contrasto dello spreco alimentare facendo conoscere ai cittadini i danni che questo produce sull’ambiente, l’88% dei cittadini chiede di puntare sull’educazione alimentare nelle scuole. Una consapevolezza che si riverbera nelle abitudini di acquisto: aumentano del 31% i consumatori che dichiarano di orientarsi sempre più spesso verso l’acquisto di legumi e altri derivati vegetali al posto della carne e dei derivati animali e aumenta del 28% l’attenzione dei consumatori alla sostenibilità del cibo che si acquista ogni giorno.