Meno di un mese fa in tutto il mondo è stata celebrata la Giornata della Terra: tra feste e celebrazioni, tutti i popoli hanno ricordato l’importanza di salvaguardare il nostro Pianeta. Eppure, se osserviamo come ogni Paese impatta sulle risorse che il globo ci fornisce, non siamo affatto tutti uguali, con distinzioni gigantesche rispetto ai nostri stili di vita e consumi.
Per questo, per ricordarci a che velocità stiamo consumando le risorse a nostra disposizione, esiste l’Overshoot Day: di fatto è la giornata che indica il sovrasfruttamento della Terra, quello in cui andiamo oltre e l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal Pianeta nell’intero anno. Se non facendo una sorta di media (nel 2022 è stato il 28 luglio) non è facile però osservarlo dal punto di vista globale perché ogni paese consuma in maniera differente: in Italia per esempio cade prima di metà anno, il 15 maggio (stessa data anche nel 2022).
A metà di questo mese nel nostro Paese abbiamo già consumato tutte le risorse a disposizione: per la data in cui cade, è come se per garantire i nostri stili di vita avessimo a disposizione quasi tre Terre (2,7) per i nostri comodi. Ma come sappiamo non è così.
Tra crisi climatica, sviluppo industriale, agricoltura e allevamenti intensivi, deforestazione, sovrapesca e inquinamento abbiamo nel tempo messo sempre più in ginocchio il Pianeta che ora soffre per gli impatti di una sola specie: la nostra. Dal 1970 l’aumento della popolazione mondiale è stato del 121% e da allora quasi il 70% dei vertebrati è costantemente calato o talvolta scomparso. Il 60% della nostra impronta, come umanità, è legata al carbonio e alle emissioni.
In questo scenario generale drammatico è però possibile, con una serie di complessi calcoli (che potete vedere qui) simulare l’indebitamento ecologico dei singoli Paesi rispetto alla Terra: in sostanza di come una nazione si sta indebitando con il futuro rispetto alle risorse che ha a disposizione.
Le esauriamo infatti con una velocità differente: se per molti Paesi africani questa operazione è quasi inesistente o difficilmente calcolabile, ci sono stati come il Qatar che già il 10 febbraio hanno esaurito di fatto le risorse naturali necessarie per soddisfare i propri consumi. Poco dopo, il 13 marzo, tocca a Stati Uniti, Canada ed Emirati Arabi Uniti. I nostri vicini di casa francesi il 5 maggio, gli spagnoli il 12 e l’Italia appunto il 15 maggio. Tutti paesi che già prima di metà anno esauriscono le risorse, mentre al contrario quelli più virtuosi sono la Giamaica (il 20 dicembre) e anche Ecuador (6 dicembre) e Indonesia (3 dicembre).
Sul sito dell’Overshootday in cui vengono riportate tutte le classifiche viene fatto, per dare un’idea, l’esempio della Svizzera il cui giorno del sovrasfruttamento delle risorse è molto vicino al nostro (cade il 13 maggio). Secondo gli esperti, se il Paese avesse attuato con più attenzione le politiche degli Accordi di Parigi sul clima, sarebbe potuto arrivare il 24 luglio.
Nonostante innovazioni e impegni nel tentativo di arginare le emissioni, discorso che potrebbe valere anche per noi, “continuando a consumare oltre 4 volte di più di quanto gli ecosistemi svizzeri possano rinnovare, la Svizzera rimane vulnerabile ai crescenti rischi dati dalla limitatezza delle risorse” scrivono sul portale. Se tutto il mondo si comportasse a livello di consumi come la Svizzera, aggiungono i ricercatori, “il 13 maggio l’umanità avrebbe esaurito quanto gli ecosistemi del nostro Pianeta sono in grado di rinnovare in un anno intero”. In sostanza, come per l’Italia, occorrerebbe la capacità di rigenerazione di quasi 3 Terre per far fronte alla domanda.
Tutto questo sfruttamento e le date dell’Overshoot day potrebbero però cambiare se si cominciasse davvero a trattare come una emergenza la crisi del clima e si lavorasse per dilapidare meno le risorse naturali a disposizione.
“Il futuro non è mai stato così prevedibile” ricordano gli esperti ma “una rapida transizione energetica potrebbe ricompensarci con eventi climatici meno estremi e un approvvigionamento delle risorse più sicuro e solido. Al contrario, un abbandono troppo lento dell’energia fossile aumenterebbe il rischio di risorse e beni irreperibili, e di conseguenti tensioni globali e disordini politici”. In attesa di sapere se avremo migliorato la data dell’Overshoot day del prossimo anno, è dunque già tempo di correre, ma nella giusta direzione.