In Italia il reddito medio dei cittadini si ridurrà del 15%, entro il 2050, a causa della crisi del clima. Il riscaldamento globale impatta sulla vita delle persone non solo in termini di salute, ma anche economici: ha effetti rilevanti per la crescita, le rese agricole, il turismo, la produttività del lavoro e le infrastrutture. Con l’aumentare di questi impatti cresceranno anche i rischi generali per l’economia e, a livello mondiale, per via delle emissioni accumulate fino ad oggi e “dell’inerzia socio-economica”, la stessa economia è destinata a “una riduzione media del reddito del 19% entro il 2050, equivalente a danni per 38.000 miliardi ogni anno. Ad affermarlo, con uno studio pubblicato su Nature, sono alcuni ricercatori del Potsdam Institute for Climate impacts Research (PIK) che analizzando 40 anni di dati e utilizzando modelli innovativi hanno tracciato gli scenari futuri, scoprendo oltretutto e per paradosso che  “i danni economici superano già di sei volte i costi di mitigazione necessari per limitare il riscaldamento globale a 2°C in questo arco di tempo a breve termine”.


L’analisi permette di osservare anche come il reddito dei singoli Paesi sarà influenzato da qui al 2050: quello italiano si ridurrà appunto del 15%, meno rispetto a Grecia (17%) e Spagna (18%) ma di più rispetto alla Francia (13%). Potremmo evitare questa riduzione? Per gli esperti del Potsdam Institute sì, ma a patto di una azione drastica e immediata, che sarà in grado di limitare le perdite ma forse solo nella seconda metà del secolo. Le variazioni esaminate non riguardano la perdita del Pil globale, ma solo la riduzione media del reddito dei cittadini nel mondo e sono state ottenute tramite un’analisi delle temperature combinate con altre variabili climatiche ed economiche.

 

Secondo gli esperti, sulla base di dati empirici provenienti da oltre 1.600 regioni di tutto il mondo negli ultimi 40 anni, “si prevedono forti riduzioni del reddito per la maggior parte delle regioni, tra cui il Nord America e l’Europa. L’Asia meridionale e l’Africa saranno le più colpite. Le riduzioni sono causate dall’impatto del cambiamento climatico su vari aspetti rilevanti per la crescita economica, come le rese agricole, la produttività del lavoro o le infrastrutture” ha spiegato Maximilian Kotz, scienziato primo autore dello studio. A livello complessivo i danni annuali globali sono stimati in “38.000 miliardi di dollari, con una probabile forbice tra 19 e 59.000 miliardi di dollari nel 2050”. Danni che derivano principalmente dall’innalzamento delle temperature e dall’intensità (o scarsità) delle precipitazione e lo studio suggerisce che “altri fenomeni meteorologici estremi, come tempeste o incendi, potrebbero farli aumentare ulteriormente”.

Per Leonie Wenz, scienziata del PIK che ha preso parte allo studio, “la nostra analisi mostra che il cambiamento climatico causerà ingenti danni economici entro i prossimi 25 anni in quasi tutti i Paesi del mondo, anche in quelli altamente sviluppati come Germania, Francia e Stati Uniti. Questi danni a breve termine sono il risultato delle nostre emissioni passate. Avremo bisogno di maggiori sforzi di adattamento se vogliamo evitare almeno alcuni di questi danni. E dobbiamo ridurre drasticamente e immediatamente le nostre emissioni: in caso contrario, le perdite economiche diventeranno ancora più ingenti nella seconda metà del secolo, fino a raggiungere il 60% in media globale entro il 2100. Questo dimostra chiaramente che proteggere il nostro clima è molto più conveniente che non farlo, e questo senza nemmeno considerare gli impatti non economici come la perdita di vite umane o di biodiversità”.

Se i Paesi più avanzati pagheranno un prezzo in termini di riduzione del reddito, quel prezzo sarà però ancora più alto per i Paesi oggi meno responsabili delle emissioni. Per il coautore dello studio Anders Levermann l’analisi evidenzia infatti “la notevole iniquità degli impatti climatici: troviamo danni quasi ovunque, ma i Paesi dei tropici saranno quelli che soffriranno di più perché sono già più caldi. Un ulteriore aumento della temperatura sarà quindi più dannoso in questi Paesi.

Si prevede che i Paesi meno responsabili del cambiamento climatico subiranno una perdita di reddito del 60% superiore a quella dei Paesi a più alto reddito e del 40% superiore a quella dei Paesi a più alte emissioni. Sono anche quelli che hanno meno risorse per adattarsi ai suoi impatti. Spetta a noi decidere: un cambiamento strutturale verso un sistema di energia rinnovabile è necessario per la nostra sicurezza e ci farà risparmiare. Rimanere sulla strada che stiamo percorrendo porterà a conseguenze catastrofiche. La temperatura del Pianeta può essere stabilizzata solo se smettiamo di bruciare petrolio, gas e carbone”.