“Dov’è l’autista? Fregatene e canta, per aspettare canta, per restare a galla, seduto sulla rotondina!”. Dimenticate per un momento Jovanotti e cantate con me questa canzone, sulle note di Dove si balla di Dargen D’Amico, nuovo testo di Francesco, scritto e interpretato nell’oretta e mezza di attesa del transfer che dal concerto all’Ippodromo dei Fiori di Villanova D’Albenga, avrebbe dovuto portarci in albergo ad Alassio dopo una lunga giornata di lavoro.
Per un motivo o per un altro, in questo viaggio in lungo e largo per l’Italia non stiamo scoprendo solo i vostri gesti sostenibili per salvare il Pianeta, tipo quello di mangiare meno carne e latticini della fumettista Agnese Innocente. No, stiamo imparando anche l’arte dell’aspettare. Ancora non troppo zen, devo ammettere. Su quello devo lavorare un po’. Meno male che Nicholas ha iniziato a cantare (non Jova, che sono sicura non se la prenderà se al sesto concerto di fila abbiamo optato per qualche collega), e tutti l’abbiamo seguito a ruota, mettendo i testi sui cellulari e coinvolgendo un po’ di gente che defluiva stanca verso casa.
Poi, finalmente, in hotel ci siamo arrivati, all’una e non alle 11, dopo aver camminato per quasi due chilometri lungo l’Aurelia Bis, una strada a scorrimento veloce per fortuna chiusa al traffico. Nonostante l’imprevisto, Charlie e Nicholas non hanno voluto rinunciare al progetto iniziale: il bagno di notte. “Il mare è a cinque minuti dall’albergo, perché non farlo? Almeno ci rilassiamo prima di dormire”. Giulia ci ha salutato alla grande ed è andata a letto, credo abbia contato come bagno le innumerevoli bottigliette di acqua che si è versata sui capelli cortissimi durante la giornata. Fra non se l’è fatto dire due volte e Jas sembrava titubante, ma “dai vengo, bro”.
Così ci siamo incamminati per scoprire di dover camminare (ancora!) un chilometro e mezzo per raggiungere il primo accesso alla spiaggia libera. Il lungomare di Alassio è una bellissima passeggiata in muratura che sovrasta la sabbia: il mare lo vedi dall’alto, puoi arrivarci dai cancelli dei (tantissimi) lidi. Ma la notte gli stabilimenti chiudono e il mare non sai più come raggiungerlo se non trovi uno dei (pochissimi) fazzoletti di spiaggia ad accesso libero. Che ingiustizia per un gruppo di ragazzi (e la zia, quella simpatica ma di cui forse un po’ ti vergogni alle feste di famiglia) che voleva solo fare un tuffo di notte. Venticinque minuti dopo il mare però lo abbiamo trovato. E si è meritato tutta quella fatica per raggiungerlo.
E anche le ore di sonno in meno con cui stiamo tornando verso casa prima di rivederci sabato a Marina di Cerveteri. Vi aspettiamo lì.