L’India riammette da oggi i turisti internazionali che arrivano con voli commerciali. Si tratta dell’ultimo tassello di una riapertura che aveva portato nel grande Paese asiatico i primi voli charter stranieri a metà ottobre. Gli ospiti dovranno aver completato il ciclo vaccinale, essere risultati negativi a un test eseguito a 72 ore dal volo. Ad alcuni ospiti (ma non a chi arriva da Ue, Usa e Regno Unito) verrà richiesto un ulteriore test in aeroporto.
È la prima volta dal marzo 2020 – da quando cioè l’epidemia di Covid-19 è diventata ufficialmente pandemia – che i viaggiatori internazionali possono mettere piede in India su voli commerciali. Il provvedimento arriva ora che, nel Paese, i casi di contagio sono considerevolmente calati, attestandosi da ormai più di un mese su una quota di 10mila al giorno, non così alta su una base demografica abbondantemente superiore al miliardo. Per stimolare il turismo e rivitalizzare un settore in profonda crisi, il governo indiano ha in programma di concedere 500mila visti turistici gratuiti da ora a marzo.
Con 35 milioni di casi da inizio pandemia, l’India è il secondo Paese più colpito al mondo dal virus dopo gli Stati Uniti. Ad oggi, secondo il ministero della salute, i casi attivi sono meno di 135mila, il valore più basso da 17 mesi ad oggi. L’andamento della campagna vaccinale, peraltro, non brilla: il 38 per cento della popolazione adulta ha completato il ciclo, mentre il 79 per cento ha ricevuto la prima dose. Il governo federale sta però conducendo una vera e propria campagna “porta a porta” per accelerare i tempi.
I dati sul turismo recitano una litania ormai nota. Soltanto 3 milioni di ospiti stranieri nel 2020, con un crollo del 75 per cento rispetto all’anno precedente, in cui i flussi internazionali hanno indotto ricavi per 30 milioni di dollari (oltre 26 miliardi di euro)