Per alcuni “la mania Esg sta svanendo”. Per altre “è l’ora di dire addio e concentrarsi sulle performance”. Quelli riportati sono solo alcuni dei titoli pubblicati su autorevoli testate americane nelle ultime settimane. Proprio negli Stati Uniti è da tempo attivo un movimento d’opinione, sostenuto dai governatori degli Stati a guida repubblicana, secondo cui gli asset manager dovrebbero smetterla di occuparsi di questioni etiche e concentrarsi esclusivamente sui rendimenti.
Ripensamento in atto
“Il denaro che defluisce dai fondi che investono in aziende con principi ambientali, sociali e di governance è passato da un rivolo a un torrente mentre gli investitori si mostrano sempre più freddi verso un settore colpito da preoccupazioni di greenwashing, boicottaggi da parte degli stati rossi e dibattiti nei consigli di amministrazione”, ha scritto di recente il New York Times.
Secondo un recente report di Morningstar, nel primo trimestre di quest’anno gli investitori hanno ritirato (nel senso che i riscatti hanno superato le sottoscrizioni di) 5 miliardi di dollari dai fondi di investimento sostenibili.
Questione di marketing
Del resto, con i venti di guerra che spirano sempre più forti in giro per il mondo, il focus della spesa pubblica in molti casi si sta spostando verso il settore della difesa. In più, le urgenze del momento rubano la scena del dibattito quotidiano.
Tuttavia, il fatto che se ne parli meno non è detto che sia negativo per lo sviluppo del settore, dato che in passato si è parlato spesso, senza far seguire agli annunci, azioni adeguate. La stessa Morningstar ha deciso di fare uno stress test, provando a capire come si sarebbero comportati i titoli oggi più attenti alle questioni Esg in presenza di forti tensioni sui mercati, come la crisi dei mutui subprime del 2007-2009, la crisi greca del 2010 e il tetto del debito statunitense del 2011. Il risultato è che le aziende più virtuose verso l’ambiente e le questioni sociali, nonché più attente sul fronte della governance mostrano una maggiore resilienza di fronte agli shock di mercato e anche una crescita meno volatile nel lungo periodo. A dimostrazione del fatto che sostenibilità e performance non sono ambizioni alternative.