Le case degli italiani sono piene di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), dispositivi ormai in disuso o rotti. In media ogni cittadino ne ha nove, l’81% dichiara di possederne almeno uno tra le mura domestiche ancora funzionante, ma inutilizzato e il 61% lo tiene anche se rotto (tra quest’ultimi per il 33% si tratta di vecchi cellulari, per il 23% di caricabatterie e per il 17% di laptop). Il motivo? Il 39% pensa di poterlo riparare, mentre il 30% di poterne utilizzare le parti di ricambio, il 23% dichiara ancora di non conoscere la corretta procedura di smaltimento e il 15% ha difficoltà nel raggiungere un centro di raccolta. Stessa situazione per le batterie: più di un italiano su due dichiara di avere in casa pile e batterie esauste.
È un quadro preoccupante quello che emerge dalla ricerca “Raee e Rpa. Livelli di conoscenza, opinioni e comportamenti. Cosa nascondono nei loro cassetti gli Italiani?”, realizzata da Ipsos per conto di Erion su un campione di 1.400 cittadini italiani (dai 18 ai 75 anni), utilizzando la metodologia Cawi, Computer assisted web interview. Ricerca presentata il 14 ottobre in occasione della Giornata internazionale dei rifiuti elettronici.
Riguardo alle modalità di dismissione, a fronte di un 63% di intervistati che si sono liberati di almeno un Raee negli ultimi 12 mesi, uno su sei dichiara di averlo fatto in modo inappropriato, gettandolo nel sacco dell’indifferenziata, nel cassonetto stradale o nel bidone della plastica. Ai primi posti per conferimento scorretto: asciugacapelli (22%), tostapane e frullatore (20%) e caricabatterie per cellulari (18%). Questo nonostante il 79% dichiari di conoscere i rischi ambientali di un errato conferimento
Stabile rispetto al 2021 il livello di conoscenza dell’acronimo Raee con il 44% degli intervistati che ne ha già sentito parlare. Il Nord il più informato (47%), seguito dal Centro (46%), fanalino di coda il Sud – Isole con il 37%. Dal punto di vista anagrafico, sono i giovani (18-26 anni) a collezionare più Raee rispetto alla media degli italiani: l’89%, infatti, dichiara di avere almeno un apparecchio elettrico o elettronico ormai in disuso e il 73% di non essersene disfatto anche se rotto. Basso, anche, il livello di conoscenza e consapevolezza in materia: solo il 26% dei giovani sa cosa significa l’acronimo Raee e il 32% ancora non conosce le criticità ambientali legate a uno scorretto conferimento.
Un gap informativo, denuncia la ricerca, che porta a gravi conseguenze: quattro giovani su dieci si sono liberati del proprio carica batterie gettandolo nel sacco dell’indifferenziata, nel cassonetto stradale o nel bidone della plastica. Anche in tema pile e batterie esauste, i giovani risultano poco virtuosi: soltanto il 39% conosce i rischi di uno sbagliato conferimento e il 70% le tiene in casa anche una volta scariche. Per questo motivo, il 35% degli italiani chiede di aumentare le iniziative di comunicazione e le campagne informative, mentre il 32% vorrebbe veder riportate sui prodotti informazioni chiare circa le modalità di conferimento del rifiuto. Tra i principali incentivi alla corretta dismissione, invece, spicca la presenza di un punto di raccolta vicino a casa (28%).
“Il quadro che ci presenta Ipsos è allarmante: sono davvero ancora troppi i rifiuti di pile e accumulatori dimenticati nelle case degli italiani. Rifiuti che, se avviati al corretto riciclo, potrebbero rappresentare una miniera strategica di materie prime di cui il nostro Paese è sempre più povero”, dichiara Danilo Bonato, direttore generale di Erion. Che batte sul tasto dolente della poca informazione in materia: “Ne occorre di più, questo è chiaro. È importante però che ci sia anche più responsabilità da parte di noi cittadini nello sfruttare maggiormente i servizi a disposizione per conferire le proprie apparecchiature non più utilizzate o non più funzionanti – aggiunge Bonato – tenerle dimenticate nei cassetti, in soffitta o in cantina è esso stesso un gesto contro l’ambiente. Bisogna invertire questa tendenza”.
Da qui l’appello ai giovani: “Voi che rappresentate il futuro, date il buon esempio! Riciclare è fondamentale. Con un piccolo gesto, infatti, possiamo ridurre la nostra impronta ecologica evitando danni al Pianeta oltre a incrementare le nostre fonti di approvvigionamento di materie prime, allentando la dipendenza economica dell’Italia da paesi esteri”.
Bonato conclude: “Come dimostra la ricerca, i cittadini in tema di Raee vogliono – e hanno necessità – di più informazione, sensibilizzazione e maggiori occasioni di raccolta. Un impegno che dati i risultati siamo tutti chiamati a prendere sul serio. Come Erion sono orgoglioso che siano proprio questi i primi tre dei pilastri su cui quotidianamente ci impegniamo con azioni concrete a favore dell’intero sistema”.
Guardando ai comportamenti degli italiani in fatto di sostenibilità, si rileva un trend in calo rispetto al 2021 tra chi dichiara di fare spesso la raccolta differenziata (80% rispetto all’85%). Ed è solo il 39% (-14%) che preferisce riparare un oggetto piuttosto che sostituirlo con uno nuovo. Le nuove generazioni risultano le più propense alla condivisione, come sharing/noleggio, e all’acquisto di prodotti riciclati e ricondizionati. Segnale positivo, invece, per le abitudini di riciclo di Raee e Rpa, con un +7% nel numero di intervistati che dichiara di farne spesso la raccolta differenziata.
“L’economia circolare fatica ancora a trovare spazio nella quotidianità delle persone: dalla ricerca che abbiamo realizzato per Erion, manca, infatti, la piena consapevolezza che tale processo si può innescare proprio a partire dal corretto riciclo dei nostri rifiuti”, illustra Alberta Della Bella, senior researcher Ipsos public affairs. “Sono soprattutto le nuove generazioni a rivelare un’adesione più ideale che pratica alle buone regole della sostenibilità, in particolare quando si tratta di Raee e Rpa. Informare sul fatto che questi rifiuti sono prima di tutto delle risorse e non semplici scarti è fondamentale, ancor di più se consideriamo che i rifiuti correlati ai prodotti elettronici sono quelli con il maggior tasso di crescita, conclude Della Bella.