La Giornata mondiale della Terra è anche l’occasione per dare la pagella ambientale all’Italia. Nel 2024 il nostro Paese se l’è cavata in alcune materie, non si è affatto applicata in altre. Il risultato non è una sonora bocciatura. Ma sarebbero certo necessari esami di riparazione, soprattutto per quanto riguarda la decarbonizzazione. E’ questo il risultato dello “scrutinio” condotto da Italy for Climate, a partire dai dati pubblici e sintetizzato nel rapporto sui 10 Key Trend sul clima in Italia. Dieci materie con molte insufficienze, tanto che il “Paese che ancora non sta marciando con il passo giusto sulla via della transizione energetica”. In particolare, le emissioni di gas serra non si riducono di quanto si dovrebbe per rispettare gli obiettivi europei, mentre i consumi energetici sono di nuovo in crescita. Ci sono però anche settori dove l’Italia prende buoni voti: “l’unico ambito della transizione energetica su cui nel 2024 ha fatto passi in avanti, seppure ancora non del tutto sufficienti, resta quello delle rinnovabili e della decarbonizzazione del settore elettrico, con la crescita di eolico e soprattutto fotovoltaico degli ultimissimi anni che ha portato a una significativa riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili”, si leggere nel rapporto di Italy for Climate. Ma vediamo in sintesi le dieci “tendenze chiave” punto per punto.
La crisi climatica
Nel 2024 sono stati 3.631 gli eventi estremi censiti dal European Severe Weather Database, di cui oltre 1.600 episodi di piogge intense, mille raffiche di vento, quasi 700 grandinate e oltre 300 tornado: il valore più alto mai registrato e più che triplicato dal 2018.
L’acqua
L’andamento delle scorte nazionali di acqua nevosa si conferma altalenante e particolarmente negativo anche nel 2024: secondo i dati della Cima Foundation, le scorte idriche misurate nel picco primaverile si sono attestate a circa 7 miliardi di metri cubi di acqua equivalente, con un deficit del 36% rispetto alla media del periodo 2011-2022 e picchi di -86% nel bacino del Tevere e dell’Aterno.
Le emissioni
Dopo l’incoraggiante riduzione registrata nel 2023, il 2024 è stato nuovamente caratterizzato da un taglio delle emissioni estremamente contenuto, pari a circa -2,3%. Si tratta di un taglio di poco più di 10 milioni di tonnellate di gas serra, circa la metà di quello che sarebbe necessario, che attesta le emissioni nazionali a circa 375 milioni di tonnellate nel 2024, un valore inferiore del 28% a quello dell’anno base 1990, decisamente insufficiente a conseguire gli obiettivi europei al 2030 e rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi.
L’energia
Nel 2024 i consumi finali di energia, secondo le stime dell’Enea, sono tornati a crescere, facendo segnare un aumento di 1,6 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) pari a +1,5% sull’anno precedente. Questo dato, oltre ad essere in totale controtendenza rispetto agli impegni 2030 di riduzione dei consumi di energia, evidenzia come le politiche e misure di efficientamento energetico in Italia siano ancora del tutto insufficienti. A trainare questa crescita i consumi negli edifici (+0,9 Mtep), complice anche un inverno un po’ più rigido del precedente, ma soprattutto i trasporti (+1,2 Mtep), che si confermano il settore più difficile da aggredire con le politiche di risparmio energetico e di decarbonizzazione.
La dipendenza energetica
L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con la più alta dipendenza dall’estero in materia di energia, a causa delle alte importazioni di combustibili fossili. Tuttavia, nell’anno appena trascorso le importazioni hanno soddisfatto circa il 72% del fabbisogno energetico nazionale, il valore più basso registrato. Questo trend positivo è iniziato nel 2022, quando le importazioni coprivano ancora il 79% del fabbisogno, ed è direttamente connesso alla crescita delle fonti rinnovabili elettriche degli ultimissimi anni.
La produzione elettrica
Nel 2024, complice anche una ripresa del settore idroelettrico, ci siamo fermati ad un soffio da uno storico sorpasso, con le rinnovabili che hanno contribuito per il 49% alla produzione elettrica nazionale. Ancora non siamo sufficientemente in linea con gli obiettivi al 2030, ma l’importante trend di riduzione delle emissioni del settore elettrico ha portato nel 2024 ad un nuovo record storico: 1 kWh consumato in Italia ha emesso appena 200 grammi di CO2, quasi il 65% in meno rispetto ai primi anni ’90.
L’eolico e il solare
Il 2024 conferma il buon momento per le rinnovabili in Italia, con eolico e solare che insieme hanno raggiunto +7,5 GW di nuovi impianti. Questo risultato corrisponde a circa il 70% di quello che dovremmo fare ogni anno per allinearci ai – pur non ambiziosissimi – obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.
L’industria
L’industria è il settore che più di tutti ha contribuito al taglio delle emissioni in Italia dal 1990 a oggi e nel 2024 è ancora l’unico settore ad aver ridotto sia i consumi di energia che le emissioni. Le emissioni in valore assoluto si sono ridotte di circa il 40%.
Gli edifici
Le pompe di calore, che dovrebbero trainare l’elettrificazione del settore, registrano per il secondo anno di fila un calo di vendite (meno di 360 mila unità nel 2024). Il fotovoltaico residenziale, invece, nel 2024 ha raggiunto oltre 1,6 milioni di impianti installati sui tetti delle case degli italiani e oltre 9 GW di potenza complessivamente installata, in grado di soddisfare circa il 15% dei consumi domestici di energia elettrica.
I trasporti
Sono il settore più difficile da decarbonizzare in Italia e ancora nel 2024 le emissioni settoriali di gas serra sono tornate a crescere di oltre il 2% sull’anno precedente, superando le 110 milioni di tonnellate di gas serra e confermandosi l’unico settore in Italia con emissioni più alte rispetto alla baseline del 1990. Dopo i voti materia per materia, un giudizio complessivo. “Questi ultimi tre anni di crescita delle rinnovabili hanno prodotto qualcosa”, commenta Andrea Barbabella, coordinatore e responsabile scientifico di Italy for climate. “E’ quella la strada da percorrere se si vuole l’autonomia energetica”. E in prospettiva? “Bisogna tenere alta la guardia: l’altro giorno sono usciti i dati di Terna relativi al primo trimestre del 2025: purtroppo registrano un rallentamento nell’istallazione di nuovi impianti rinnovabili in Italia, dopo tre anni consecutivi di crescita”.
Punta il dito su edilizia e mobilità Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile: “Negli edifici, dopo il blocco per i costi insostenibili del superbonus del 110%, non è stata adottata alcuna una nuova misura, più ragionevole ed efficace, necessaria e possibile, per promuovere il risparmio delle bollette e delle emissioni. Nei trasporti si sentono solo richieste di rinvio delle misure di decarbonizzazione, continuando a puntare su una propaganda a favore delle auto a benzina e diesel e di freno delle auto elettriche, con pochi investimenti anche per la mobilità collettiva e ciclo-pedonale. Ma sia nell’edilizia che nel settore auto, dove più forte è la frenata delle misure di decarbonizzazione, cresce anche la crisi. Non dovrebbe sorprendere perché rallentare la decarbonizzazione oggi significa anche frenare innovazione, investimenti e sviluppo”.