Presenze. Invisibili e, allo stesso tempo, palpabili. Come un soffio di vento che sfiora, impercettibilmente, la nuca e scivola via, fra il silenzio e lo stupore di un attimo. Sono i fantasmi. Non sempre hanno il canonico lenzuolo bianco ma da sempre vivono attraverso i secoli e sempre in vecchi castelli, foreste, porzioni di deserto, cimiteri, villaggi abbandonati, antichi ponti nella giungla, edifici moderni. Le loro vicende si fondono con la storia e rendono vivi questi luoghi. Lo sanno bene Giulio D’Antona e Daria Petrilli che a ridosso della festa più dark dell’anno, arrivano in libreria con un libro curioso: “Atlante dei luoghi infestati” (Bompiani illustrati), un viaggio in cinquanta tappe tra i luoghi infestati più spaventosi del pianeta, che fa tremare anche il più convinto degli scettici ma che dà anche spunti ai più temerari per organizzare tour da brividi e andare così a caccia di fantasmi. Alcuni di questi si trovano a decine nello stesso posto, altri sono solitari; alcuni sono anonimi, visti di sfuggita, terrificanti solo per pochi attimi; altri sono arcinoti, bonari, profetici; altri ancora sono persino felici, malinconici o del tutto imperscrutabili. Quale occasione migliore, dunque, che Halloween, la celebrazione più pagana e più superstiziosa di tutte le festività del calendario occidentale (la tradizione fa risalire l’origine ai Celti), per scoprire le tappe più inquietanti che ci sono nel mondo, muoversi con la fantasia mista a un po’ di paura e liberare il lato più nascosto e bizzarro che ciascuno di noi si porta dietro. Si va dal Regno Unito, che vanta il primato numerico in fatto di infestazioni, alle località più remote dell’Africa e dell’Asia, all’Antartide. Si impara che alcuni fantasmi abitano a decine nello stesso posto, come nella casa infestata di Yeongdeok in Corea del Sud; altri, invece, sono solitari, come la famosissima Brown Lady di Raynham Hall in Inghilterra. Ogni luogo vissuto porta le impronte di chi ci e? passato, ci ha abitato, se n’e? andato, e? morto. Segni sulle piastrelle, graffi sui muri, scalfitture nelle travi dei tetti e solchi nel verde. L’infestazione e? nei dettagli. E nelle storie di fantasmi spesso sono proprio questi dettagli a trasmettere paura: un libro che cade, un quadro che non vuole stare dritto, una porta che fatica a rimanere chiusa.
In questo prezioso vademecum, che tanto sa di letteratura gotica, ci si ritrova in Danimarca, a Dragsholm, una delle carceri più spietate del paese. Il suo passato carcerario, si legge, “sopravvive ancora come un’ombra oscura nelle piccole finestre rinforzate delle due ali principali dell’edificio, nei corridoi stretti e spogli, nell’aspetto incombente”. Qui fu lasciato morire di fame, a soli quarantaquattro anni, incatenato al muro Lord Bothwell, primo duca di Orkney, terzo e ultimo consorte di Maria Stuart, regina di Scozia. Si racconta che da allora il suo fantasma torna ogni notte alla fortezza pregiandosi di un ingresso regale per contrappasso a una morte infima. Lo scricchiolio della pavimentazione antica accompagna le ruote di legno come un sinistro presagio. Secondo gli autori, pare che quello di Bothwell non sia l’unico spettro a tormentare Dragsholm. Nel corso degli anni sono state documentate numerose presenze, per lo più identificabili con altri ex prigionieri.
Spostandosi in Germania si arriva a Wolfsegg, un piccolo villaggio della Baviera al limitare della Schwaighauser Forst, non lontano da Norimberga, proprio dove la foresta si apre e lascia spazio alla dolcezza delle colline. Sul piccolo centro abitato svetta il castello: una costruzione in pietra chiara con più di settecento anni di storia. Dentro, un’aria gelida si insinua per i corridoi, gonfia le assi dei pavimenti, frusta le tende e i vetri delle finestre cigolanti. Non proviene da nessuna parte: si genera nel castello, e lì sparisce. È sempre fredda in ogni periodo dell’anno, anche in estate. D’Antona e Petrilli riportano che talvolta questo soffio assuma i contorni di una presenza umana: una misteriosa dama bianca che tutti gli abitanti conoscono, anche se non ne parlano volentieri. Leggenda vuole che si tratti dello spettro di Klara von Helfenstein, una nobildonna vissuta nel XV secolo e andata in sposa al conte Ulrich V von Laaber, discendente della famiglia che fece costruire il castello.
In Italia è Taino, un piccolo paese perso tra i boschi di una collina verde che si specchia nel lago Maggiore, in provincia di Varese, a detenere il primato di storie di spettri e apparizioni. Tutto ruota attorno a palazzo Serbelloni: un casale basso e lungo, chiaro contro la macchia scura degli alberi, un tempo arcivescovado e poi castello e, infine, abitazione signorile. Non distante dal sentiero che porta al cortile principale, si apre un pozzo profondo dal quale proviene un rumore che fa pensare allo scrosciare di un ruscello sotterraneo. Avvicinandosi, però, “ci si accorge che non è l’acqua a risuonare nel buio profondo. È qualcosa di vivo, se di vita si può parlare in questo luogo dimenticato. Se si tende l’orecchio, si sentono levarsi dal pozzo dei vagiti soffocati, voci primordiali e inconsapevoli. Sono i pianti innocenti e impossibili da consolare dei neonati illegittimi e indesiderati che, ai tempi dell’arcivescovado, venivano gettati senza pietà nella voragine”. E non solo, si narra che tra le stanze vaghi anche un’anziana marchesa, appartenuta alla famiglia Corti che acquistò, nel 1906, il maniero.
Nel libro non mancano storie di spettri legate alla musica. Già ascoltare una melodia malinconica in una stanza vuota può risultare disturbante di per sé; ma accorgersi che a suonarla è uno spirito incorporeo fa davvero paura. “Molti racconti, veri o presunti, di case infestate iniziano da una singola nota: il tasto di un pianoforte premuto da dita invisibili; l’unica corda di una chitarra dalla cassa armonica sfondata, fatta risuonare da mani inesistenti; un flauto sbeccato, attraversato da un misterioso soffio di fiato che non appartiene a persona viva”. Questo è vero anche per lo spettro di Scogna Inferiore, una frazione di Sesta Godano, in provincia della Spezia. Fonti popolari raccontano di un uomo giovane che arranca tra le stradine solitarie per poi scomparire all’interno di una casa disabitata, dove inizia a suonare un violino. A volte il suono cresce, fino a trasformarsi in un ululato doloroso, e prosegue per ore. Sull’identità del misterioso violinista circolano versioni contrastanti. Certo è che questo violino, più volte trafugato, è tornato incredibilmente al suo posto.